IL CARROZZONE DELLE MERAVIGLIE

di Domy


Nota: alcuni eventi e personaggi della storia sono ripresi dalla f.f. “Conseguenze di una iniziativa personale”.

Cap.1

 

 Un soffio leggero di vento mosse appena la tenda. Joe sollevò per un attimo gli occhi dal suo libro e guardò il sole filtrare tra i rami.
- Ti va di accompagnarmi a fare un giro? E’una giornata così bella!- Francoise gli sorrideva dietro le spalle, con la giacca in mano, pronta per uscire.
- Ti accompagno io!- irruppe Jet -  Non sembra che il signorino si sta rompendo le scatole a morte come il sottoscritto! – poi lanciò un’occhiata a Bretagna e Albert, anche loro immersi nella lettura di nonsisache, e sbuffò tra i denti - Se continua così questo salotto si trasformerà nella succursale della biblioteca!-
- Jet! – esclamò Bretagna volgendo gli occhi al cielo – hai appena sottratto a Joe la milionesima occasione per trascorrere un po’ di tempo da solo con Francoise e poterle finalmente chiedere di sposarlo: volevo vedere se sprecava anche questa come le altre!-
- CHE DIAVOLO DICI?!- reagì Joe arrossendo fin sopra i capelli.
- Uh, vuoi dire che questa volta ce la facevi? O che non vuoi chiedere ufficialmente la sua mano? -
- Ehm…- interruppe Francoise, alquanto imbarazzata – Bretagna, perché non ti concentri un po’ di più su quel libro che fingevi di leggere poco fa? -
- No, che non fingevo…-
- Allora deve essere davvero complicata l’interpretazione del titolo- Albert mostrò con un dito la pagina del frontespizio – ci stai sopra da quasi un’ora!-
- Uff...! E va bene, non riesco a concentrarmi. Tutta questa calma mi agita! -
Gli altri, compreso Chang che era entrato in quel momento, sgranarono gli occhi.
- Come sarebbe?! E da quando in qua la mancanza di azione ti crea problemi?
- Non lo so. E’ che …è troppa! -
- Veramente è stato troppo il lavoro, ultimamente. Si vede che ti ha causato danni al cervello e non sai più apprezzare il tempo libero!- sentenziò il cinese.
- Guarda che ti sbagli! Non me lo so spiegare…sai quando il mare si ritira perché sta per arrivare lo tsunami? -
- E basta! Ora ti metti pure a portare sfiga?! – Jet non credeva alle sue orecchie.
In quel momento la culla di Ivan entrò svolazzando.
- Buongiorno a tutti. Devo aver dormito proprio tanto, vero?-
Joe sorrise – Veramente molto meno del solito. Sono appena due giorni. Hai sognato di nuovo?-
- Sì. Sempre lo stesso sogno di quest’ultimo mese.
- Deve piacerti proprio tanto! – disse Chang riempiendosi la pipa.
- Non è esatto. E’ che non riesco a sognare altro. E’ come se qualcuno mi portasse in un luogo pieno di ragazzini per mostrarmi qualcosa. Qualcosa di inquietante… Comincio a pensare che non sia solo un sogno. –
- Spiegati meglio. - chiese Joe.
– Ci proverò: avverto come la presenza di un potere celebrale simile al mio, che però agisce in senso opposto…e sento il dolore di persone molto giovani…mi sembra che questo potere si “nutra” in qualche modo di loro e li tenga prigionieri come farebbe un ragno con delle mosche…-
- Eccolo che arriva…comincio a vedere l’onda! – disse Bretagna. Tutti lo guardarono malissimo.
Punma mise piede in quel momento nella stanza.
– Ho appena incontrato su internet quel mio amico, Jeremy Allister, quello che si occupava di ragazzini con problemi…se vi ricordate ve ne parlai tempo fa. Bè, sembra che abbia dei…problemi! –
- Splash! – esclamò infine Bretagna, incurante delle occhiatacce.
- Pare che alcuni suoi allievi abbiano manifestato atteggiamenti strani – continuò 008 - muovendosi come in trance, ma compiendo azioni perfettamente lucide…-
- Qualche nuova droga? – ipotizzò Albert.
- Può essere, ma dovrebbe essere nuova di zecca: non ci sono i sintomi ricorrenti in nessun tipo di dipendenza da sostanze e, comunque, dovrebbero assumerla senza neanche esserne coscienti! Ma la cosa preoccupante è avvenuta qualche tempo fa, con la scomparsa di un ragazzo e il successivo ritrovamento del suo cadavere…Insomma, non conosco i dettagli, ma Jeremy sa chi siamo e, se ha chiesto il nostro aiuto, la situazione alla quale sta assistendo deve essere davvero molto “particolare”! –
- Posso immaginarlo – disse Joe – anche perché, secondo la  logica, avrebbe dovuto rivolgersi alla polizia… –
- Alla polizia non interessano quei ragazzi: per loro sono solo un gruppo di teppisti buoni a drogarsi e a creare disordini; se muoiono se la sono cercata ed è solo un bene per la società! – dalla voce di Punma trapelava tutta l’amarezza di quella realtà; alle sue parole furono soprattutto Jet e Joe a sentirsi chiamare in causa.
Decisero di partire tutti insieme, lasciando il professore da solo alla base: dopotutto era un periodo tranquillo e, qualora avessero dovuto effettuare pedinamenti o seguire più tracce, in gruppo tutto sarebbe stato più semplice; tuttavia, la vera ragione di una “mobilitazione in massa” risiedeva soprattutto nel racconto fatto da 001: difficilmente i “sogni” del bambino erano da considerarsi esclusivamente tali.
Mentre preparavano i bagagli, a Francoise venne in mente una cosa…
- La località dove lavora l’amico di Punma è la stessa in cui si è trasferito Max! Se andiamo là dobbiamo assolutamente fargli visita!-
– Max chi? – fece Jet.
- Non te lo ricordi? Lavorava per mr. Harley, poi ci aiutò a ritrovare Bretagna quella volta che si era messo nei guai.-
- Chi? Parli dell’ex scagnozzo di bassissima lega che lavorava per lo scagnozzo di serie C dei Black Ghost? Quel tipo fissato con gli oroscopi che fumava marijuana a chissà che altro a getto continuo?!-
- Bè, si, ma rappresentarlo così non gli fa certo onore – rispose la ragazza un poco risentita - era un bravo ragazzo e ci ha anche aiutati…diceva di voler cambiare vita. Magari sarà felice di vederci e potrebbe servirgli qualcosa…-
- Il miglior modo per aiutarlo è non farci vedere mai più da lui! – intervenne Bretagna.
- Andiamo! Se viene a sapere che siamo lì e non passiamo neanche a salutarlo ci rimarrebbe   malissimo! –
- Ok. Siamo condannati a salvare l’umanità: non possiamo permettere che qualcuno ci rimanga malissimo perché non siamo passati a fare una visita di cortesia! - 
- Ultimamente stai diventando antipatico come Albert! – disse Chang mentre passava con i suoi attrezzi da cucina.
- Chang: l’unico che riesce con disinvoltura a insultare due persone quando vuole insultarne solo una! – ribatté Bretagna senza scomporsi.
Francoise si rivolse all’amico dopo aver riflettuto un attimo.
- Scusami io…forse Max ti ricorda qualcosa che non ti fa piacere…-
- Oh, è acqua passata. Come un sacco di altre cose. Ho praticamente il Rio delle Amazzoni alle spalle! Possiamo andare da Max: mi fa piacere vedere l’evoluzione di un buono a nulla! –
- Sei davvero cattivo, a volte! –
007 sospirò e cercò di mettere da parte il tono acido che aveva usato in precedenza.
- Tesoro, già stiamo partendo appositamente per metterci nei guai, come al solito: ormai riesco a sentire l’odore dei guai già al mattino mentre faccio colazione; non ti viene in mente che una visita a Max possa costituire la dolce ciliegina di guai da aggiungere alla nostra fantastica torta di guai? –
- Perché dovrebbe? Comunque, se proprio non vi va…-
Al vedere l’espressione dispiaciuta di Francoise tutti si sentirono in colpa e Punma parlò a nome del gruppo: - Dai, si scherzava! Gli faremo una visita dopo che avremo capito lo svolgimento della missione! –
- Sul serio? Non voglio assolutamente costringere nessuno…-
- Francoise! – disse Joe – Tu non ci chiedi mai niente: ti sembra che non ti accontenteremmo per così poco? E poi, infondo, sono curioso anch’io di sapere se abbiamo davvero aiutato quel ragazzo! – e lanciò uno sguardo a Bretagna.
– Uff! Quindi oggi sono io il cattivo di turno? Ma non era la parte di Albert, quella? E va bene: il ruolo non mi si addice, rifiuto la parte e appena vedo Max gli getto le braccia al collo, va meglio? -
- Direi di sì: è d’accordo anche Mao! –
- Chang! Non si chiama Mao! – l’ammonì Punma.
Un grosso gatto grigio tigrato con il petto bianco si strofinò affettuoso sulla gamba di Bretagna, che si spostò istintivamente di lato esclamando:  – Ti prego, non farmi del male!-
- Sei rimasto traumatizzato dall’ultima esperienza sotto le sembianze di un felino? – chiese Jet con un risolino sulla bocca.
- Vorrei vedere te, inseguito da un branco di tigri in miniatura per colpa di una stupida siamese che non ti interessa nemmeno! –
- Secondo me, la siamese ti interessava, solo che ti snobbava! – rise Jet.
- Comunque ti hanno aggredito perché sei entrato nel loro territorio. – puntualizzò 008.
- Perché, vuoi dire che quelle palle di pelo hanno un territorio? Ma non erano i leoni e gli ippopotami ad averlo? –
- Tutti gli esseri viventi hanno un territorio, inclusi le pulci e gli umani! – ribadì Punma.
- In ogni modo, essere circondato e inseguito da una massa di esseri dotati di denti aguzzi e unghie taglienti è stato agghiacciante!! -
- Bè, io mi sono trovato in un branco di leoni, ma sono certo che trovarsi in mezzo a un branco di gatti debba essere un’esperienza molto più forte! – ironizzò l’amico.
- Puoi dirlo! I leoni sono molto più sobri e, soprattutto, meno sadici! – rispose 007.
- Ne riparliamo la prossima volta che ti porto a spasso con me nella savana! -   
- Io, invece, la prossima volta che vado in missione sotto copertura mi trasformo in dinosauro, e pazienza se sono estinti!–
- Dai, Bretagna! Come fa a non piacerti questo gattino? – disse Francoise, intenta a preparare la ciotola al micetto - Non vedi che è dolcissimo? –
- Guarda che sei tu a non accorgerti che questo piccolo quadrupede mi odia e che sta semplicemente millantando un fare affettuoso per mettermi in cattiva luce con te: riconosco un attore, quando lo vedo, e questo qui è pure mediocre! –
- Fossi in te non esprimerei troppo le mie opinioni ad alta voce: stai dando a un gatto del millantatore e dell’ipocrita! – disse Albert.
- Dico solo la verità: il qui presente “santo” ricoperto di pelliccia ieri mi ha fatto a pezzi la sciarpa che avevo appeso nell’ingresso!-
- I gatti, purtroppo, lo fanno! – fece notare Joe alzando le spalle.
- Si, ma accanto alla mia c’era quella di Jet, che è rimasta indenne!! –
- L’ho sempre detto che i gatti sono animali molto intelligenti!- commentò Jet.
- Non ce l’ha con te: se lo accarezzassi un pochino ti accorgeresti che ti vuole bene! – lo incoraggiò Francoise. Bretagna fece un paio di carezze sulla testa del micio, che le accettò, prima di… tiragli un morso sulla mano!
– Ahia! Che ti avevo detto? –
- Lo hai accarezzato contropelo! –
- Uff, ecco perché non ci capiamo: non sono peloso! –

Appena giunti a destinazione, Punma andò con Joe a incontrare il suo amico, mentre gli altri prendevano in affitto un piccolo appartamento da usare come “quartier generale” della missione.
Jeremy Allister era un uomo giovane, alto e magro ma con un fisico dall’aria forte, che ricordava vagamente quello di Jet; vestiva in maniera sportiva e portava un paio di occhiali che gli davano un aspetto da intellettuale. Fu molto felice di rivedere Punma: aveva l’impressione che, fino a quel momento, nessuno si fosse curato del suo allarmismo.
Il gruppetto prese posto al tavolino di un pub e Jeremy spiegò tutto quanto.
-  …Sono molti anni che lavoro presso questa scuola. Come saprete anche voi, da queste parti chi è ricco può permettersi di frequentare un istituto privato, composto da classi di sei o sette persone, mentre gli allievi della scuola pubblica, come nel nostro caso, vengono “ammassati” in classi di trenta persone! Questo quartiere, poi, è molto problematico e sono in tanti quelli che lasciano gli studi per finire in mezzo alla strada. Io ci ho messo molto tempo per abituarmi, inserirmi e, infine, guadagnare il rispetto dei miei ragazzi. Capite, vero, che con la mia esperienza non è complicato notare delle “anomalie” negli individui…-
- Posso immaginare…- disse Joe – So perfettamente come funziona: qualche anno fa ero esattamente nella condizione dei tuoi allievi! –
Sul viso di Jeremy si dipinse un’espressione meravigliata.
- Non lo avrei mai detto, sai? Tu dai l’impressione di essere un tipo di buona famiglia, talmente hai dei modi signorili! –
Joe non seppe quasi se prendere l’osservazione come un vero complimento, ma arrossì visibilmente! Punma, conoscendo l’amico, sorrise, poi tornò all’argomento principale.
- Spiegaci cos’hai notato esattamente…–
- Di per se, all’inizio, non prestai molta attenzione ai cambiamenti dei ragazzi: un paio di allievi erano sonnolenti, come se trascorressero le notti in bianco, disattenti e con la testa persa chissà dove…però, sai, vi sono contesti familiari che, per così dire, non aiutano il sonno. Cercai di indagare e di rendermi disponibile, ma trovai un muro; tuttavia le parole di altri ragazzi mi tranquillizzarono su alcuni fronti: le famiglie in questione erano al di sopra delle solite problematiche come abuso d’alcool, droga, violenze domestiche e cose affini…i ragazzi non uscivano la sera, facevano una vita definibile quasi “conventuale”… Attribuii la cosa a situazioni meno allarmanti, come un innamoramento, tuttavia la faccenda restava strana. Poi altri iniziarono ad avere comportamenti più strani… Non saprei come spiegartelo: scrivevano o parlavano come in stato di trance, come se una parte di loro ci fosse e l’altra no. Mi hanno riferito che spesso sparivano alcune ore senza dare notizie né ai familiari né agli amici e, rincasando, avevano rimosso totalmente quell’assenza. Ricordo che la fidanzatina del ragazzo che è morto era preoccupata, perché i genitori di lui dicevano che era tutto normale, ma lei sentiva che accadeva qualcosa…I primi tempi, quando il ragazzo non dava notizie, pensava di essere presa in giro; poi capì che davvero rimuoveva parte di ciò che faceva o ricordava frammenti dei quali non voleva renderla partecipe…era diventato inquieto e smanioso, come se aspettasse qualcosa che non arrivava mai…-
- Come se aspettasse qualcosa? – chiese Joe, incuriosito da quell’affermazione.
- Si, come se fosse in crisi di astinenza…-
- …però, come hai detto prima, non faceva uso di droghe. –
- Esatto.-
- Ovviamente le cose che ci hai detto non sono sufficienti a far muovere la polizia…Ma è possibile che in famiglia nessuno si accorga di nulla? – Punma era meravigliato.
- Alcuni genitori si, i pochi, in questo contesto, a essere realmente attenti ai figli. In più i fenomeni anomali sono sfuggenti: vanno e vengono. Ho iniziato a preoccuparmi seriamente quando, dopo la morte di John, ho visto che ci sono almeno cinque dei miei allievi coinvolti e immagino possano esservene altri in altre classi! –
Joe e Punma rimasero in silenzio e ripensarono al sogno di Ivan. Jeremy continuò a parlare.
- Mi dispiace di aver scomodato te e i tuoi amici: forse penserai che mi agito per nulla o che sono un visionario, ma la morte di John mi ha davvero scosso…-
- Ma com’è morto esattamente? –
- Qualcuno lo ha strangolato…durante un rapporto sessuale…Pare che si dedicasse a strane “pratiche” e…non so fino a che punto fosse consenziente. Non c’erano segni di violenza, ma al momento del ritrovamento aveva non so quanta eroina in corpo: un’assurdità, dato che proprio tutti sapevano che non faceva uso di droghe…-
- Questa morte non ha portato un po’ di attenzione sulla faccenda? – chiese Joe.
-Ho avuto come la sensazione che qualcuno volesse mettere a tacere le cose…Dopo la disgrazia riuscii a parlare col medico che aveva effettuato l’autopsia: mi disse chiaramente che il ragazzo era già morto quando gli è stata iniettata l’eroina; tuttavia la versione ufficiale è sempre stata “morte per overdose”. –
- Mi auguro che l’abbiano fatto solo per proteggere le indagini, altrimenti la cosa si fa seria. –disse Punma.
- La cosa si fa seria.- lo parafrasò Jeremy- Le indagini le hanno ufficialmente chiuse! –
- Non posso crederci! – esclamò Joe stringendo i pugni.
Il professore annuì tristemente – Purtroppo è così: la famiglia è troppo povera per mettere in mezzo gli avvocati e troppo stremata dal dolore per rivolgersi ai giornalisti. Io sono rimasto al mio posto per un fatto di discrezione e perché temo che agitare troppo le acque possa nuocere alle indagini. –
- Hai fatto bene. – concluse Punma -Abbiamo bisogno di conoscere quei ragazzi e di studiarli da vicino. Puoi fornirci i loro nomi, gli indirizzi e tutto ciò che sai sulle famiglie? –
- Farò di più: ho parlato col direttore, che è un mio caro amico, e so di poterti fornire anche un modo efficace per studiarli ancor più da vicino…-

 - Farai il supplente? Non riesco a immaginarti come professore: dovrai vestirti in modo serioso con giacca e cravatta e inforcare un paio di occhialini? – chiese Bretagna tra l’ironico e l’incuriosito quando 008 fu rientrato a casa.
Punma guardò l’amico con una faccia perplessa. – Ma che dici? –
- Che vuoi farci! – intervenne Jet – Lui non è aggiornato: nell’ottocento i professori si presentavano così! –
- Cretino! – sbuffò 007.
- Il problema è che dovrei insegnare letteratura americana e, francamente, oltre a saperne ben poco, a me piacciono di più le materie che hanno un coinvolgimento pratico diretto…-
- Non preoccuparti! – disse Francoise con un sorriso – non c’è niente che tu non possa imparare! –
- Grazie, ma…-
- E poi – lo interruppe Bretagna – la letteratura è una materia pratica! –
- Si? –
- Certamente! Non sai quanto diventa più facile avvicinare le donne sfruttando le conoscenze contenute in essa! –
- Non è esattamente ciò che devo insegnare io! –
- Anni di studio buttati al vento! – sospirò Chang guardando Bretagna.

Punma si diede un paio di giorni per prepararsi; si buttò a capofitto sui libri, mentre Albert, Francoise e Bretagna gli davano una mano; anche Geronimo, pur sapendo che le sue conoscenze letterarie non rientravano esattamente nei testi ufficiali, diede il suo contributo, pensando che, in qualche modo, l’amico ne avrebbe beneficiato. Jet ogni tanto riviveva qualche reminiscenza scolastica, meravigliandosi di quanto quegli argomenti apparissero differenti ai suoi occhi presentati in un contesto così diverso dall’originario!
Venne il grande giorno. Jeremy aveva preparato i ragazzi alla sua assenza e Punma si presentò indossando jeans e una semplice giacca color siena bruciata sulla camicia bianca davanti a trenta facce che lo fissavano insistenti;  senza troppi preamboli, iniziò a spiegare come gli aveva suggerito l’amico professore.
- Tu guarda! Un muso nero come professore! – disse una voce spezzante dal centro dell’aula. Apparteneva a un ragazzetto con un grosso ciuffo nero pieno di piercing, che se ne stava mezzo sdraiato sul banco con atteggiamento strafottente.
- Attento a quello che dici, Jake! – intervenne un ragazzo di colore dal banco.
- Già! Attento o ti spacchiamo il culo anche nel tuo fottuto porcile di bianchi! – aggiunse un altro con raffinatezza!
Punma, che aveva cercato di soprassedere fino a quel momento, si girò spazientito.
- Guardate che non siamo in Sud Africa ai tempi dell’aparthaid! Vi consiglio di cambiare tutti quanti modo di fare, prima che sia io a farlo! – bluffò clamorosamente.
- Perché, professore? – ribattè Jake con la faccia impunita – altrimenti cosa ci fai? –
- Lo scoprirai presto! E adesso vorrei continuare la lezione.
- Non puoi farci proprio niente, bello! Se mi tocchi ti denuncio! –
- Lo denunci perché è un fratello di colore, brutto bastardo!! –
- Ora basta! – sbottò Punma - Piantatela subito tutti. Chi non è interessato è libero di andarsene! –
- Non possiamo: siamo minorenni, idiota! –
- Se usciamo l’assistente sociale si precipita a casa nostra! –
Il “supplente” tirò un respiro esasperato: odiava sentirsi in quella situazione. Cercò di snobbarli e di continuare la spiegazione esercitando un autocontrollo degno di un monaco tibetano. Finalmente il suono della campanella giunse come una liberazione.
Restò a lungo seduto al tavolo dell’appartamento che avevano affittato, massaggiandosi le tempie e sfogandosi con i suoi amici.
- Sono dei teppisti!! Degli animali selvatici si comporterebbero meglio, dietro un banco! E pensare che dove sono vissuto si affrontavano chilometri a piedi in condizioni disastrate solo per poter imparare qualcosa!-
Joe guardava l’amico con uno sguardo di comprensione e commiserazione: conosceva bene quel tipo di ambiente e anche Jet, che però sorrideva divertito e nostalgico!
- Andiamo, sono semplicemente un po’ birichini! – disse Bretagna – Gli offri una birra e una sigaretta e te li fai amici! –
- Io sono il professore!!! Non devo farmeli amici, ma ottenere e insegnare fiducia e rispetto! –
- Stai prendendo un po’ troppo seriamente questo lavoro: ricordati che abbiamo un altro scopo. – gli rammentò Albert.
- Questo fa parte anche del nostro lavoro. E vi confesso che davvero non so come comportarmi. Dovessi obbedire a un istinto primordiale li riempirei di botte, ma non posso farlo! –
- Intanto non sfidarli mai apertamente – disse Jet – solleticheresti solo il loro orgoglio.-
- Questo l’ho capito. Qualche consiglio in più? –
- Ho la faccia di un pedagogista? – rispose l’amico.
- Tu sai come fare – disse Geronimo. Pumna lo fissò con aria interrogativa. – E’ come con gli animali: devi capire chi sono e come sono fatti per non temerli ed entrare in empatia. Solo così puoi costruire una relazione positiva. – la frase colpì tutti, tranne Bretagna che ci ironizzò su.
- Che fossero animali s’era capito! – come al solito fu fulminato dagli altri.
- È vero! – disse Pumna – sono riuscito ad addomesticare un leone: in confronto loro non saranno peggio! –
-  Peggio del leone, solo il nostro gatto! – disse 007 con convinzione.
L’indomani, prima dell’ingresso nell’istituto, una minacciosa figura dai capelli rossi trattenne Jake nel vicolo, intimandogli con la stessa delicatezza di un malavitoso di essere molto molto gentile col nuovo docente e di rigare dritto, ricordandogli che lui, a differenza del professore, non aveva niente da perdere!
Entrando in classe, Punma notò un lieve cambio di atteggiamento; attribuì la cosa all’idea che, dopotutto, i ragazzi avessero riflettuto e non fossero poi così tremendi!
Solo Joe fu messo al corrente dell’accaduto e, anziché essere orgoglioso della bravata di Jet, lo rimproverò aspramente.
- Hai appena dimostrato che la violenza è il modo migliore per agire, ma non è questo che Punma vuole trasmettere a quei ragazzi! –
- Non ho detto che è il modo migliore, ma certamente è il più rapido! –
Joe scosse il capo, rassegnato.

Fortunatamente, anche senza l’aiuto di Jet, Punma sapeva cavarsela bene e, gradualmente, conquistò prima l’attenzione poi il rispetto della maggior parte della classe: era molto importante conoscerli da vicino per comprendere ciò che succedeva, anche se Jeremy gli aveva già fornito delle informazioni e segnalato alcuni ragazzi. Gli allievi iniziarono a essere incuriositi da lui.
- Amico…-
- Professore. - Punma corresse con un sorriso il ragazzo di colore al primo banco.
- Professore, com’è che parli strano? –
- “Parlo strano”? – fece meravigliato.
- Si, sei un fratello di colore ma non parli come noi! –
Punma sospirò.
- Non mi esprimo come voi intanto perché sono l’insegnate e poi perché comunque sono africano, non americano!-
- Wow! Africano dell’Africa? Come i nostri nonni!! –
- Si…- era difficile essere africani dell’ Asia! Lì iniziarono a fioccare un mucchio di domande e la lezione di letteratura si trasformò in quella di storia e geografia. 008 si sentì per la prima volta soddisfatto! Certo, c’erano ancora dei “dettagli” da sistemare, specialmente quando qualcuno aveva dei battibecchi con i suoi compagni…
- Sparisci, brutto coglione!! –
- No, tu levati dai coglioni, testa di cazzo!! –
- Scusate, posso chiedervi un favore? So che per voi è impossibile vivere senza dire parolacce, ma sarebbe interessante sostituirle con qualcos’altro…-
- E con che cazzo le sostituiamo? –
- …ad esempio con nomi di piante e fiori! Lo facciamo l’esperimento? –
- Ted, hai rotto i tulipani! –
- Tu li hai rotti, figlio di ortensia! –
La cosa finì in un gioco e il problema sembrò momentaneamente superato!

Dopo qualche giorno 008  era stato ufficialmente accettato dalla classe e, insieme agli altri, pedinava di nascosto i ragazzi che Jeremy aveva segnalato, ma niente degno di nota si profilava all’orizzonte.
La situazione era relativamente sotto controllo e così tutti decisero che era il momento di mantenere la promessa fatta a Francoise e contattare Max. L’appuntamento era fissato davanti la fermata della metropolitana che portava a un grosso centro commerciale; andarono quasi tutti, un po’ per far contenta Francoise un po’ per pura curiosità; gli unici a rimanere a casa furono Chang e Geronimo insieme a Ivan, come al solito scivolato dentro uno dei suoi “sonnellini” della durata di un paio di giorni. Il gruppetto non dovette attendere a lungo, perché subito apparve loro il ragazzo con la sua inconfondibile chioma rasta castano chiaro e la barbetta incolta, vestito con un paio di pantaloni larghi lunghi poco sotto al ginocchio, una t-scrith  colorata piena di scritte e un paio di enormi scarpe con i lacci: niente a che vedere con la divisa pseudo - militare con la quale l’avevano conosciuto e che così male si intonava con il suo look eccentrico.
- I miei amici Cyborg! – esclamò Max ad alta voce mentre andava loro incontro a braccia aperte.
- Zitto! Così lo saprà tutta la città! – ringhiò Jet a voce bassa, mentre gli altri erano ancora pietrificati da quel saluto!
- Non vi preoccupate, tanto non mi crede mai nessuno: sono come quella lì, Cassandra! –
- Cassandra fumava spinelli? – disse Bretagna sollevando un sopracciglio.
- Forse. Il poeta non lo dice. Ma se è per questo non dice neanche se usavano la carta igienica! –
- Conosci il mito greco? – fece Punma meravigliato.
- Certo, amico! Io leggo, sai? Specialmente adesso che mi sono rifatto una vita! –
- Ti sei rifatto una vita e ti sei anche rifatto, pare! – sottolineò nuovamente 007, indicando palesemente lo spinello che il ragazzo teneva in mano con massima disinvoltura.
- Mi sono rifatto rifacendomi una vita! Non vi ringrazierò mai  abbastanza di avermi sequestrato e scelto come ostaggio! – la frase fu sottolineata da un’altra impennata del volume della voce e seguita nuovamente dal coro di sei persone.
- ZITTO!!!-
- Scusate, non l’ho fatto apposta! Venite, vi invito a casa mia! – detto questo li prese sottobraccio e li condusse fino al primo piano di una cadente palazzina; aprì la porta e li introdusse con entusiasmo e orgoglio nel suo appartamento. L’interno era molto luminoso ed essenziale. I sei amici si guardarono attorno leggermente meravigliati.
- Ma abiti in una foresta tropicale! – esclamò Bretagna osservando le piante smeraldine che addobbavano disimpegno e soggiorno - Pumna, ti sentirai a casa! –
- Relativamente: dove vivevo non cresceva solo marijuana! –
- Non è bellissimo? Tutto questo lo devo a voi! –
- Hey, vacci piano: nessuno di noi ti ha mai indirizzato alla coltivazione di sostanze illegali! - sottolineò Albert leggermente severo - Noi ci siamo limitati a ripescarti dall’acqua quando la nave dei quattro scagnozzi per cui lavoravi è affondata e a sottrarti a quegli stessi scagnozzi che, altrimenti, ti avrebbero fatto la pelle! –
- A proposito – disse 007 - non ti abbiamo mai chiesto come ci sei finito, in mezzo a quella gente: a conoscerti, non sembri in grado neanche di cacciare un gatto a pedate! –
- E dai, con ‘sto gatto! – esclamò Jet, cogliendo il riferimento.
- Scusate: se pensate che parlo così solo perché non sono contento che abbiamo adottato un felino ipocrita sappiate che è esatto! - 
- Anch’io ho un gatto! Si chiama Juan!! – disse Max.
- Il nostro non ha ancora un nome. – ricordò Francoise.
- Potrebbe avercelo – disse Jet – se non mi aveste bocciato “cybercat”! –
- Potrei battezzarlo io! – disse Bretagna – Sapeste quanti simpatici nomi ho in mente…forse poco raffinati ma certamente molto sentiti! –
- Evita! – rispose Albert.
- … Però il mio gatto, a differenza del vostro,  è molto sincero e devoto…- puntualizzò Max.
- Ok, ce lo presenterai l’anno venturo! – tagliò corto Bretagna - Allora, ti va di raccontarci finalmente che ci facevi con i Black Ghost? -
- Amico mio, è una triste storia: l’ho fatto per seguire un mio amico d’infanzia. Poi lui si è sposato ed è andato via. Io invece, non potevo andarmene come se niente fosse, altrimenti si arrabbiavano. Così ho provato a sposarmi anch’io, ma la mia futura sposa è morta di infarto a una settimana dalle nostre nozze… -
- Mi dispiace, Max, non lo sapevamo…- disse Joe, lanciando a Bretagna un’occhiata di rimprovero.
- Oh, già…sapete, è la natura che fa il suo corso…aveva 94 anni! –
- C…cosa? Stavi per sposare una vecchia?!? – strillò Jet, mentre gli occhi degli altri erano diventati sferici!!
- L’amore non conosce confini…anche se devo ammetterlo: era un matrimonio d’interesse! –
- Si poteva uscite dalla gang solo contraendo matrimonio? – chiese Bretagna sconsolato.
- No. Non si poteva uscire! Il mio amico hanno provato ad ammazzarlo, ma almeno aveva una scusa per andarsene! –
- E noi che proviamo ancora a sostenere un discorso serio con questo qui! – fece Albert scuotendo il capo.
- Allora, che ne pensate?- domandò Max cambiando discorso e indicando l’appartamento.
Jet sorrise e sospirò.
- E’ così che immagino il giardino dell’Eden! –
- Non pensavo che tu avessi questo vizio! – fece 007 meravigliato.
- Infatti non ce l’ho, ma apprezzo. Né più né meno di quanto tu apprezzi un bel bicchierino! Peccato, però: ora che sono un cyborg potrei permettermelo! –
- Come vuoi, ma ricordati che possiedi sempre un cervello umano da mandare in pappa! – gli fece notare Punma.
- Visto come crescono bene? – continuò Max entusiasta -Mia mamma lo diceva sempre che ho il pollice verde! –
- Max, non ti sarai rimesso a spacciare! – domandò Francoise preoccupata.
- Come mai lo pensi? – fece Bretagna ironico – Non lo vedi che sono ornamentali? Di là ci sono anche le ortensie e i ciclamini! –
Max non colse l’ironia. - Amico, ho detto pollice verde, non multicolor! Comunque non vorrei sembrare tirchio, ma questo basta appena per il mio fabbisogno e per gli amici! E poi ho cambiato vita: non voglio più guai con certa brutta gente e con la polizia. A proposito: volete? –
- Sì, grazie! –
- Jet! – lo rimproverò 003.
- Me l’ha offerto! E’ produzione propria! –
- Volete anche voi? –
- No grazie. – fece Bretagna accomodandosi al tavolino - Preferisco un thé. –
- Subito! E voi? –
- Niente, grazie! – risposero quasi in coro.
- E ora che lavora fai? – domandò la ragazza, premurosa.
- Un lavoro serio: porto le pizze! – rispose Max dalla cucina.
- Ce la fai a mantenerti? –
- Arrotondo facendo gli oroscopi e scopando anziane signore con una buona forma fisica! – Nuovamente gli occhi dei presenti diventarono “pallati”! Non erano certi di aver capito bene ma, visto il tenore di quella chiacchierata, si, certamente avevano capito bene!
- Non per giudicarti, ma non ti sembra un po’ squallido? – disse Bretagna, che ormai si era sintonizzato con la situazione.
- Portare le pizze? –
- No, la seconda attività con le signore. –
- Ma no, è un’opera di bene: hanno tanto bisogno di amore. Tutti ne hanno bisogno! –
- Un’interessante interpretazione della prostituzione! Questo thè ha uno strano sapore…-
- Non mi dire che la marijuana non era abbastanza fresca! –
- Ha…hai fatto il thè con la marijuana?!? –
- Non ho piante di thé! – 
- Dovevi aspettartelo! – disse Albert, glaciale, all’amico che era diventato viola e bordeaux non sapendo se sputare o continuare a bere per non offendere l’ospite!
- Senti, Max – fece Joe guardandosi attorno impensierito mentre poneva una domanda che gli sembrava superflua  – ma tu ti rendi conto che tutto questo è roba proibita? –
- Il solito guastafeste! – sospirò Jet.
- Si, ma non lo sa nessuno! – rispose Max.
- Ma potresti far entrare qualcuno che, non apprezzando, ti potrebbe denunciare! –
- No problem, amico: ricevo poche visite e tutte di gente fidata! –
- Sei certo di saper distinguere chi è fidato da chi non lo è? – disse Jet perplesso.
- Amico, a me basta sapere il tuo segno zodiacale e so già tutto di te! –
- Già. – confermò Bretagna – A me conosceva prima ancora di avermi incontrato! –
- Ero un po’ indeciso se far entrare lui – disse indicando Albert – ma sta con voi, quindi va bene! –
- Ok, ma se dovesse farti visita la polizia? – incalzò Joe, sinceramente preoccupato per le sue sorti.
- Ho pensato a tutto! – rispose Max tirando di fronte ai vasi di marijuana dei paraventi raffiguranti…piante di marijuana! Tutti lo guardarono in silenzio, sbattendo le palpebre a unisono.
- E…come pensi di nascondere l’odore? – chiese ingenuamente Punma.
- Ho pensato anche a questo: deodorante per ambienti alla marijuana, perfettamente legale! Così ricreo una situazione del tipo “vorrei ma non posso”! –
- Pazzesco! – esclamò Bretagna – ha deciso di far passare la realtà per finzione scenica! -
- Ma si! – disse il ragazzo, felice di essere compreso – La vita non è tutta un grande palcoscenico?-
- In questo caso le tue piante mi ricordano quelle persone di dicono di essere in un certo modo e tu non credi loro, che ti sembra impossibile abbiano certi difetti o certi vizi, mentre invece ti stanno dicendo la verità! – disse 007 – Non dirmi che te ne intendi pure di recitazione? -
- No, però quando ero ragazzino volevo studiare da avvocato, che è quasi lo stesso: mi piaceva il senso della giustizia e difendere i più deboli! Mi ci vedi? –
Qui nella testa di 007 si materializzò una severa aula di tribunale, dove Max, in giacca e cravatta con i capelli rigorosamente rasta, difendeva un energumeno ricoperto di tatuaggi e cicatrici che si era sbarazzato della moglie e, avvicinandosi al giudice, diceva: “ Signor giudice, tutti possono sbagliare! Siamo tutti fratelli! Coraggio, fumiamoci una canna!” e qui partiva un ritmo di Bob Marley, con i giurati che suonavano i bonghi e i poliziotti che, completamente sbracati, abbracciavano avvocati e imputati mentre una coltre di fumo inebriante riempiva la sala.
– Si. Ti ci vedo! –
Quell’insolita mattinata si concluse con la promessa di Max che in quei giorni non si sarebbero persi di vista: gli piaceva la loro compagnia e confessò che gli sembrava di aver ricevuto una visita di parenti! Inutile dire che quella dichiarazione sciolse Francoise!
- Francoise, non capisco davvero come mai ti stia così a cuore! – disse Albert quando furono per strada. Lui era uscito dalla casa di Max con addosso la stessa sensazione che doveva aver provato Alice uscendo dal paese delle meraviglie! E la cosa incredibile era che, a un certo punto, anche i suoi amici parlavano come i personaggi del racconto!
- Non saprei spiegarlo…- sorrise la ragazza - mi fa tenerezza! –
-  Uno che si scopa le vecchiette ti fa tenerezza?! – fece Jet.
- Jet, amo il modo delicatamente allusivo che utilizzi per esprimere i concetti!- disse Bretagna.
- Voi avete un modo più “delicato” per dire che scopa le nonne, nonostante siano nonne “con una buona forma fisica”? –
- Si: ad esempio “portare la gioia nella terza età”!- rispose l’amico con convinzione.
- Dite quello che volete, ma quel ragazzo, con tutti i suoi limiti e le abitudini poco condivisibili, è un grande idealista! – ribadì Francoise.
- Questo è vero: crede nella bontà degli avvocati! Il che, alla sua età, è peggio che credere in Babbo Natale! – disse Bretagna.
- Sentite – Punma attirò l’attenzione degli amici con il suo tono serio – pensate che Max potrebbe aiutarci in qualche modo? Non so, magari conosce qualcuno dei ragazzi o potrebbe aver sentito parlare della situazione…-
Albert fece la faccia scettica.
- Perché no? – disse Joe – infondo non abbiamo niente da perdere…E poi sono certo che, se gli ribadiamo il concetto che occorre discrezione, lui non se lo farà certo dire due volte! –
Decisero di mettere Max al correte delle loro indagini, magari risparmiando i dettagli.
- L’unica cosa che non vorrei, però, è che Max si cacciasse nei guai per colpa nostra! –  rifletté Pumna, un attimo dopo, quasi pentitosi di aver fatto lui stesso quella proposta.

I giorni seguenti Punma cominciò a notare qualcosa: uno dei ragazzi, di quelli solitamente più attenti alla lezione, tendeva ad addormentarsi in classe; alcuni compagni lo deridevano, ma a 008 non sfuggì il fatto che un paio di suoi amici lo guardavano con l’aria tesa. Si propose di trovare il modo più appropriato per rivolgere loro delle domande e così fece convocandoli separatamente in aula dopo la lezione. Non ebbe alcuna risposta: i ragazzi addussero delle scuse del tipo “studia la notte perché il pomeriggio lavora” o “sua nonna non sta troppo bene”; tuttavia il loro atteggiamento confermò l’idea che si era fatto all’inizio: nascondevano qualcosa, qualcosa che li preoccupava non poco…Tornò a casa, accordandosi con Jet e Bretagna per pedinare James (questo era il nome del ragazzo) non appena avrebbe lasciato il locale dove faceva il cameriere; gli altri sarebbero stati impegnati a tenere sott’occhio il resto dei sospettati, quelli che manifestavano già i segni di cui parlava Jeremy a momenti alterni. Mentre 008 finiva di spiegare il suo “programma” aprì il libro che si portava a scuola e ne volò fuori un pezzo di carta.
- Hai perso questo. – disse Albert porgendoglielo.
– Non è mio…- Punma lo fissò con aria interrogativa e lo lesse. Il contenuto lo lasciò alquanto dubbioso…
- Non so come interpretare questo biglietto: “Da quando ti ho visto, i libri e lo studio hanno per me un nuovo significato; ho scoperto che il mondo è più grande e che il mio cuore può battere a una velocità diversa; ogni volta che rivolgi lo sguardo nella mia direzione prego che si posi su di me, ma so che per te sono solo un nome sul registro e nulla più. Se tu lo vorrai, se ti accorgerai di me, uscirò dall’ombra e sarà per me il giorno più felice dell’anno”. E’ firmato con un cuore.-
Tutti lo guardarono con la faccia perplessa, poi fu Bretagna, come al solito, a parlare per primo.
- L’interpretazione è palese: questa persona (ne ignoriamo il sesso) ti sta dicendo: “professore, la stimo moltissimo come insegnante in quanto ha disvelato ai miei occhi nuove nozioni che mai avrei altrimenti acquisito, incluse novelle conoscenze in geografia tipo che sul pianeta esiste l’Africa; ho scoperto anche di essere cardiopatico e la prego di cambiarmi il banco perché dove siedo ora non arriva la luce”; ha firmato con il cuore per ricordarti che è cardiopatico. In tutto questo l’unica cosa che non comprendo è perché spera che il docente gli rivolga lo sguardo, dal momento che in genere gli studenti cercano di fuggirlo!-
- Ehm…che stai dicendo? – 008 cadeva dalle nuvole!
- Ti sto dicendo che qualcuno ha una cotta per te, genio!!!-
Punma lo mandò a quel paese con la mano.
- Aaah! Speravo che cercasse di mandarmi un messaggio in codice per fornirmi informazioni utili alle indagini! Se è una specie di messaggio d’amore, vorranno semplicemente divertirsi a prendermi in giro! -
- Io penso che tu possa davvero piacere a questa persona: si capisce che  ha una cotta per te! – disse Joe.
- Non ne comprendo la ragione: sono un tipo piuttosto ordinario.-
- Ma va, col fisico che ti ritrovi! – disse Chang.
- Sarà, ma ti assicuro che non l’ho mai mostrato in classe! –
- Magari avrà gli occhi dotati di raggi X, come Francoise! – rise 007.
- A proposito – disse Jet all’amica - ma tu non li hai mai usati per guardare un uomo? O magari qualcuno di noi? –
- JET!!!Non dire sciocchezze!!! – strillò la ragazza.
- E dai! Confessa! Non posso credere che tu non l’abbia mai fatto! –
La fanciulla negava a oltranza, ma Jet non demordeva; alla fine ammise:
- Solo all’inizio, quando non controllavo i poteri..-
- Eh?!?- fecero tutti in coro.
- Allora l’hai fatto??!-
- Ma no!!!-
- L’hai fatto quando non controllavi i poteri…quindi, se all’inizio c’eravamo solo io e Albert…-
- Finiscila!-
- Avanti, chi hai guardato? –
- Finiscila!!!!
- Me o Albert? O entrambi?-
- FINISCILA!!!-
- Allora?
- I...il dottor Gilmore!!- dichiarò sprofondando sotto il tavolo tra le risate generali.

Quella sera Jet, Punma e Bretagna erano in strada e non perdevano d’occhio il ragazzo. Notarono che, dopo il lavoro, si era trattenuto sui gradini di un palazzo in attesa che si facesse una certa ora, dopo di che si era rimesso in movimento ed era salito sull’autobus scendendo dopo alcune fermate in una zona popolata di locali per poi imboccare una strada secondaria meno frequentata.
- Avete visto quel borsone che si porta dietro? – disse 008 - Non è la prima volta che lo noto: a prima vista, niente di strano, se non fosse che il ragazzo non pratica sport o altre attività che lo giustifichino…-
- Uff, se ci fosse 003 ne avremmo già conosciuto il contenuto!- fece 007.
- Non è un problema: c’è tempo. Ora andiamo, è entrato in quel locale! –
Punma provò a entrare, ma il gorilla all’ingresso lo trattenne: - Mi piacerebbe molto farti passare, bel morettino, ma qui si accede solo con l’invito! –
- Ah…va bene, grazie…devo aver sbagliato festa! – disse con nonchalance, fingendo di andar via. 
- Allora, ci facciamo fermare da quello lì? – 007 fissò Jet con aria di sfida.
- Certo che no! Ci sono parecchi ingressi “alternativi”!- sorrise l’amico, che la sapeva lunga su come imbucarsi in un club privè.
- Mmm… non notate niente di strano? – osservò Bretagna.
- Che cosa? –
- Le persone che entrano: finora non ho visto neanche una donna! Che fanno, arrivano dopo in un blocco unico?-
- Come sei perspicace!- rispose Jet, schermendolo -  E’ ovvio: si capisce da cento miglia che è una festa gay! –
- Che cosa?!? E…dovremmo entrare lì dentro???-
- Abbiamo pregiudizi? – fece Punma, guardando di traverso l’amico.
- No, non contro i gay. Contro le feste gay! A me non piacciono per niente le feste “settoriali”, tipo le feste per sole donne, le feste degli avvocati, quelle per soli anziani e così via; mi spaventano: ho sempre l’idea che dentro si debba consumare qualche rito primitivo e barbaro! –
Punma scosse il capo, sconsolato.
- Avanti, c’è di peggio e lo sai! –
- Come sarebbe “lo sai”? Non è che stai facendo qualche insinuazione?! –
- Certo che no! Jet, coraggio, stendi un tizio qualunque e sostituiamolo con 007. –
- Un tizio qualunque?- protestò Bretagna -  Ma…che faccio se mi fermano i suoi amici? –
-Improvvisi, come sempre! – rispose 002 - Comunque tranquillo, te lo scelgo senza comitiva! – Dopo pochi minuti Jet trascinò nel retrobottega un tale di media corporatura con folti baffi e vestito di pelle nera.
– Ti do un’informazione in più: non è esattamente una normale festa gay, quanto piuttosto una di quelle feste fetish in cui tutti indossano rigorosamente indumenti di pelle! –
- Perfetto: ci metto meno tempo a scuoiare un daino che a spogliare ‘sto tipo! Almeno datemi una mano!- rigirarono il malcapitato e si accorsero con sorpresa che i suoi pantaloni attillati possedevano un’apertura sul posteriore che lasciava completamente nudo il sedere! Bretagna lanciò un urlo e fece un balzo indietro.
- Zitto!!! Cosa strilli?? E’ solo un culo nudo, mica una bestia feroce!- esclamò Jet, prima di paralizzarsi, realizzando solo dopo quello che aveva detto! I tre rimasero perplessi, immobili e imbarazzati a fissare il tizio svenuto.
– Vi pregoooo!!! – Bretagna ruppe il silenzio che si era creato – Non fatemelo fare!!! Non  voglio prendere il posto di questo tipo!!! –
- Avanti, non fare tante storie! – lo incoraggiò Punma – infondo è un ruolo come un altro! –
- No: è il ruolo di uno con il sedere scoperto! Credevo che solo i macachi andassero in giro così!! –
- Coraggio! Che sarà mai! – continuò l’amico, per niente convinto di quello che diceva, mentre Jet taceva dignitosamente.
– Noo!! Vi supplico, non chiedetemi questo! Questo tizio è, oltre che ridicolo, pure osceno! E poi io odio la pelle…sulla pelle! –
- Ma se la tua pelle è sintetica!- intervenne Jet, che ormai voleva solo tagliare corto -  E poi guarda il lato positivo: non la sentirai sulle chiappe! –
-Andiamo – continuò Punma, cercando di essere un po’ più persuasivo – Lo dici sempre che si può interpretare qualunque ruolo: sei un professionista! –
- Si, ma non del sesso estremo! E poi non adularmi e, soprattutto, non usare le mie affermazioni contro me stesso! – I due amici lo guardarono spazientiti, e Bretagna cedette un poco.
- Sentite, fatemi solo sbirciare nella sala per controllare se ce n’è qualcuno dall’abbigliamento più sobrio! – Le teste di 002 e 007 sbucarono per un solo istante dal finestrino del guardaroba che si affacciava nella sala che iniziava a gremirsi di gente.
– Che ne pensi di quello con i testicoli da fuori? –
- Ok, mi tengo “mister chiappe al vento”! –
Bretagna preferì “infilarsi” dentro ai vestiti del tale usando i suoi poteri piuttosto che perdere un secolo a indossarli. Pumna e Jet non sapevano se ridere o compatirlo, mentre l’amico non finiva più di protestare.
–… La prossima volta in un posto così ci mandiamo Albert in mutande con un cappello da nazista, e vedrete che lo fanno entrare pure senza invito! Comunque ci tengo a sottolineare che questo è il “posteriore” del travestimento: io non me ne vado certo in giro a esibirlo! –
- Si, ne siamo contenti! –
- …e, comunque, il mio è molto meglio! –
- Ti vuoi muovere?? Ora perdiamo di vista il ragazzo! –
- Va bene, vado, vado…ma sappiate che se qualcosa va storto avrete le mie chiappe sulla coscienza! –
I due amici lo guardarono mescolarsi tra i presenti e si spostarono all’esterno del locale, pronti a intervenire in ogni evenienza.
- Jet, aspetti tragicomici a parte, c’è qualcosa in questa storia che non mi convince per niente…-
- Pensi che il ragazzo non venga di sua volontà? Magari qui ci lavora e basta, potrebbe anche essere un cameriere…–
- Questo non te lo so dire…comunque è sicuro che non lavora qui dentro, anzi: quello che puzza da chilometri è proprio il fatto che l’abbiano fatto passare senza batter ciglio, visto che chiunque capirebbe subito che è minorenne….-
Bretagna aveva visto James entrare nei bagni del personale e non aveva staccato gli occhi dalla porta mentre se ne stava appoggiato con la schiena al bancone del bar…Ci stava mettendo un bel po’ e, nel frattempo, al cyborg si era avvicinato un tizio seminudo con le catene ai polsi e gli occhi bistrati. 007 cercò di non farsi distrarre.
- Amico, ti va di sculacciarmi? – esordì lo sconosciuto.
- No, sono masochista. –
- Allora…potremmo invertire i ruoli! –
- Sono masochista nel senso che soffro nel non fare niente e mi piace soffrirne! –
- Questa sì che è una perversione strana! –
Il tizio riprese la sua strada e James uscì dalla toilette; Bretagna fece fatica a riconoscerlo: aveva truccato il viso e indossato un lungo mantello nero, sotto al quale si intravedeva appena il corpo longilineo seminudo, rivestito solo da un attillato pantalone di pelle e da alcune cinghie simili a collari di cane legate attorno al petto, ai polsi e al collo.
“Capisco perché ci ha messo tanto: con tutti quei lacci e quelle fibbie si impiega meno tempo a costruire il modellino del “Titanic” in scala uno a uno!”
Il ragazzo scivolò meccanicamente in mezzo alle persone che gremivano il locale, intente a ballare e a toccarsi, per entrare in un salottino laterale con divani in velluto stile anni venti. Un cameriere gli fece cenno di accomodarsi e lui si sedette in silenzio. Bretagna entrò anche lui, simulando di stare per i fatti suoi a bere un bourbon. Su uno dei divani, invece, due tipi stavano simulando di stare nella loro camera da letto da soli e di avere un rapporto sessuale…poi Seven si rese conto che il rapporto non era molto “simulato”! Si voltò a guardare il muro, meravigliandosi del fatto che il ragazzino non facesse una piega: quella scena non lo turbava né lo incuriosiva minimamente; era totalmente assente. Dopo un tempo imprecisato, durante il quale la temperatura era salita parecchio in mezzo agli invitati a quella festa, si rifece vivo il cameriere e sussurrò due parole all’orecchio di James; il ragazzo si alzò e lo seguì in un corridoio, muovendosi come in stato di trance; Bretagna notò con un sospiro di sollievo che in quell’ala del locale non vi era traccia di coppie, triangoli, o poligoni vari in calore: anche se si considerava un uomo di mondo, una simile bolgia in puro stile dantesco non l’aveva mai vista!
Ragazzo e cameriere sparirono dietro una porta; non poteva più seguirli con quel travestimento, quindi, dopo essersi assicurato che non vi fossero telecamere e non passasse nessuno, sgusciò fuori dai suoi scomodissimi indumenti e prese la forma di un piccolo serpente; non ne sapeva il motivo, ma gli sembrava l’animale più “intonato” con quel tipo di ambiente!
“Speriamo solo che non mi vedano: con le inquietanti tendenze che si ritrovano, nel migliore dei casi mi trasformano in un braccialetto, nel peggiore in un tanga!”
Scivolò sotto la porta e da lì si ritrovò in un vero e proprio appartamento arredato in modo settecentesco. Vide che il ragazzo era stato condotto in un grande salotto dove un tizio alto e benvestito dall’aria viscida lo presentò a un tale corpulento che se ne stava semisdraiato su un divanetto; quest’ultimo era un volto noto…007 era certo di averlo visto da qualche parte e si annotò mentalmente il nome con cui l’altro individuo l’aveva chiamato (sempre che fosse stato il vero nome e non uno fittizio). L’uomo alto disse una frase che lo colpì: “le ho portato questa giovane creatura, come da accordi!”.
A quel punto, Bretagna sarebbe stato ben felice di sparire da quel luogo, ma sapeva di dover continuare a tener d’occhio James e raccogliere quante più informazioni, per cui rimase. La scena alla quale fu costretto ad assistere lo lasciò disgustato e indignato: ebbe la netta sensazione che “il porco” (non poteva definire diversamente quell’uomo accomodato sul divano) stesse realmente abusando del ragazzo, al di là di quello che poteva essere un “consenziente gioco di ruolo”.
Dopo un’ora abbondante trascorsa tra le mani di quel tipo che si divertì sadicamente in più modi, il ragazzo fu lasciato solo e stremato sul tappeto a riposarsi e ricomporsi. Gli fu portato il grosso borsone che, ormai si sapeva, conteneva i suoi abiti; si rivestì e uscì da una porta sul retro. 007 si tramutò in topo, raggiunse gli amici e si infilò dentro i suoi vestiti, riprendendo la sua forma. Era completamente nauseato e quasi sul punto di sentirsi male. Era pieno di rabbia: avrebbe voluto rivelarsi, riempire di botte un bel po’ di soggetti e portare il ragazzo via da lì, invece era rimasto nascosto ad assistere a quella scena orribile senza muovere un dito! Salì in auto con i due amici e stette in silenzio guardando fuori dal finestrino per tutto il tempo. A Punma e Jet che lo fissavano preoccupati rispose che avrebbe raccontato tutto a casa.
Quando rientrarono era ormai notte fonda, ma gli altri erano tutti svegli e, stranamente, Joe aveva sul viso la stessa espressione stravolta di Bretagna, se possibile ancor più carica di rabbia; anche Francoise aveva il volto teso e triste: avevano seguito con Albert la ragazza amica di James, Pamela, fino a un hotel di lusso e la situazione in cui era finita non differiva troppo da quella che aveva coinvolto il ragazzo dall’altra parte della città…
Era Albert a raccontare tutto, perché gli altri due non avevano alcuna voglia di aprir bocca.
- …L’uomo che si è incontrato con lei è un generale, un tizio molto potente…la stanza era stata prenotata da un prestanome e una mancia cospicua ha messo a tacere il portiere di notte, che non ha neppure chiesto loro i documenti. –
- Allora penso che anche il tizio che ho visto io debba essere un pezzo grosso: il volto era noto…- intervenne Bretagna.
- Ma si può sapere che diavolo hai visto?! – sbottò Jet, che non sopportava più quella riservatezza. Anche Bretagna raccontò finalmente tutta la scena alla quale aveva assistito e la sua descrizione fece esplodere Jet.
- Ma come?!? Tu eri presente a una simile violenza e non sei intervenuto?!! – esclamò indignato. Prima che l’amico potesse giustificarsi, Punma prese la parola al suo posto.
- Ha fatto bene: non poteva fare diversamente…-
- Che stai dicendo??? –
- Si, perché, se fosse intervenuto…-
- …mi sarei tolto una soddisfazione ma avrei completamente mandato a monte le indagini!- completò Seven, mentre continuava a girare distrattamente il the che Geronimo aveva preparato per gli amici – Ancora mi domando come ho fatto a rimanere al mio posto…in quel momento mi sono detto che, in fondo, non era la prima volta per lui…che Punma diceva di quel maledetto borsone pieno di…assurdi costumi di scena che portava continuamente con sé! Che non agire in quel momento era l’unico modo per salvare davvero lui e i suoi amici…Credimi, volevo saltare fuori e, come minimo, spaccare un candelabro sulla testa di quell’essere bavoso e del suo amico ruffiano! Invece non l’ho fatto e ci sto ancora male!!-
- E’ la stessa cosa che è successa a me. – intervenne Joe – Se non mi avesse fermato 004 avrei commesso un grosso errore! Per capire ciò che sta accadendo non dobbiamo insospettire nessuno, specialmente adesso che abbiamo elementi in più…-
- Bè, direi che è il caso di cominciare subito ad analizzarli, questi elementi – osservò Albert – così  avrete modo entrambi di rifarvi quanto prima! 003, mettiamoci subito al computer e vediamo di trovare informazioni sul locale delle “feste a tema”! Cerchiamo di capire chi lo gestisce e vediamo il curriculum suo e quello del gestore dell’hotel…007, piantala di trapanare quella tazza con il cucchiaino e vieni qua a cercare notizie sull’”essere bavoso”! 008, tu cerca di riposare, dal momento che domani devi essere in classe. 009, sei in grado di far funzionare i neuroni e di fare un punto generale della situazione?- Quella sequenza di comandi servì a scuotere tutti dal torpore.
Joe ricostruì mentalmente tutti gli eventi e si accorse che, per le poche risposte che avevano avuto, si erano create mille domande in più…Ormai era evidente che i ragazzi coinvolti si offrivano carnalmente a personaggi potenti con vizi “particolari” (l’uomo che era stato con James si era rivelato essere un sottosegretario alla difesa) e che esisteva una sorta di “rete” per favorire questi incontri, ma: chi gestiva questa rete? Quale scopo aveva? Che vantaggi ricavava? In che modo i ragazzi erano costretti a sottostare a tutto questo? Erano ricattati o pagati? Come erano stati contattati? Esisteva una droga che, in qualche modo, condizionava le loro azioni? Adesso bisognava sciogliere quelle domande.
Punma, in cuor suo, cercava di riuscire a conquistare quanto più possibile la fiducia della classe, sperando che qualcuno desse una picconata al muro di omertà che si intuiva intorno ad alcuni elementi.

 

Cap.2

 

L’indomani le immagini della notte precedente sembravano essere state solo un incubo portato dalle tenebre: i ragazzi occupavano tutti il loro posto nei banchi e Punma aveva tenuto la sua lezione facendo la massima attenzione a ogni loro frase o atteggiamento; Geronimo era andato a raccogliere informazioni sul locale, incurante del fatto che avrebbe potuto benissimo essere scambiato per un “cliente”; gli altri, in modo vario, avevano tenuto d’occhio i “ruffiani” o sistemato cimici negli appartamenti dei ragazzi pedinati, alternandosi nel noiosissimo lavoro di monitoraggio.
Si incontrarono tutti a pranzo, come al solito, per scambiarsi le novità e, puntualissimo con l’arrivo dei piatti in tavola, giunse Max.
- Grazie per l’invito! – disse appoggiando una cassa a terra – Ho portato le birre!-
- Non le hai fatte tu, vero? – domandò Bretagna sospettoso.
- Amico, il luppolo non so neppure com’è fatto! L’ho sempre immaginato come una specie di folletto ubriaco! –
- Si? Anch’io! –
- Cominciamo bene! – disse Albert sottovoce.
Iniziarono a pranzare e, sebbene non avessero gran voglia di parlarne, resero note a Max le imprese del giorno prima. Il ragazzo ascoltava meravigliato e vagamente incuriosito.
- Ma, a parte la brutta faccenda del minorenne, quel posto era davvero così inquietante? -
- Bè, non è stato piacevole imbucarsi in un covo di pervertiti! – puntualizzò 007.
- Non essere così severo – disse Max – tutti hanno le loro perversioni; e poi ricorda che potresti anche offendere inavvertitamente qualcuno! –
- Già – disse Punma per sdrammatizzare - tra quelli che amano queste cose ci sono le persone più insospettabili! –
Bretagna visualizzò istintivamente Chang e Geronimo vestiti come i soggetti del locale. – Ecco, adesso ci mancava solo che mi facessi pensare a questo! –
- E io che cavolo ne so di quello che immagini tu?! –
- Comunque è vero che tutti hanno delle perversioni – sospirò Seven - Chang, ad esempio, cucina! –
Il cinese, come al solito, gli diede una cucchiaiata sulla testa!
Joe sedeva a tavola con gli altri, ma era completamente assente.
- Bretagna, mi passi il pepe? – disse meccanicamente. Il sapore del boccone che ingoiò subito dopo lo riportò immediatamente alla realtà – Chang, ma quanto sale c’è qui dentro?! –
- Esattamente tutto quello che ci hai infilato tu  adesso! – 007 rispose al posto dell’amico.
- Ma…non era il pepe?! –
- Evidentemente no. Ho solo fatto un piccolo esperimento per verificare se eri qui con noi e adesso che possiamo affermare con certezza che ci sei e che il tuo piatto è immangiabile, vuoi farci la cortesia di spigarci cosa altro è successo? -
- Ripensavo a una frase che quella ragazza ha detto al terzo soggetto della comitiva…-
- Chi, quello che ho seguito io, fortunatamente senza scoprire nulla? – chiese Chang.
- Si…prima di salutare l’amica hanno detto qualcosa circa un posto dove sarebbero stati convocati…non l’hanno nominato, ma si capiva che attendevano con ansia questa chiamata e che James era quello che non ci andava da più tempo degli altri…E ricordavo anche quello che ci disse Jeremy all’inizio…-
- A che ti riferisci, in particolare? – domandò Punma.
- Al  ragazzo che è stato trovato morto: era inquieto, “come se aspettasse qualcosa”…Ma che cosa aspettava con tanta ansia? Qualcosa di bello, una ricompensa, un dono o una punizione? –
- Qualunque cosa fosse, qualcosa mi dice che dobbiamo stare dietro a James. – concluse Punma. - Ho come un brutto presentimento…-
- Pure i brutti presentimenti, ora? Ci mancano solo quelli! – commentò Jet.
- Nel pomeriggio portatemi con voi dove lavora James – disse Ivan – voglio vedere se io riesco a capirci qualcosa di più. –

Qualche ora dopo Francoise era seduta con Ivan in braccio nel bar, in compagnia di Jet e Bretagna; Max si era unito a loro e, nel complesso, non si poteva certo dire che non dessero nell’occhio! Per Ivan, con i rumori del locale, non era semplice concentrarsi; gli altri, intanto, mentre si guardavano attorno, parlavano del più e del meno…
- Non mi ero accorto che avevi questi tatuaggi! – disse Jet che, per la prima volta, osservava da vicino le braccia di Max.
- Si – rispose mentre sorseggiava un caffè - Il serpente sul braccio l’ho fatto per farmi coraggio quando ho iniziato a lavorare per mr. Harley: dovevo avere un’aria da duro, così ho pensato a un animale letale. Tu pensa che a me i serpenti non so se fanno più schifo o paura! All’inizio non riuscivo nemmeno a guardarmi il tatuaggio! So che però degli indigeni si scelgono l’animale per prenderne i poteri, giusto? Io ho fatto lo stesso! –
- E li hai presi, questi poteri? –
- Si, il potere dell’ anilius scytale: finge di essere velenoso senza esserlo, così nessuno lo tocca!-
- Conosci pure i nomi scientifici degli animali? Sei una vera sorpresa!-
- Mi informo su quello che mi interessa! -
- Questo qui, invece, è stato amore, vero? – chiese Bretagna indicandone un altro.
- Lo hai capito per la finezza del tratto o perché è all’altezza del cuore? –
- No. Perché è una foglia! –
- E questo? – chiese guardando un disegno non ben definito sull’altro braccio.
- Non lo so: me lo ha fatto una ragazza mentre ero completamente fatto! –
- Non dovresti abusare di quella roba! – lo rimproverò 007 – Certi vizi non ti aiutano a vivere a lungo!-
- Amico, non drammatizziamo! Dopotutto è peggio l’alcool, ma quello è legale! -
- Figurati, con l’alcool non ti si spappola subito il cervello: devi proprio volerlo! –
- Ma nemmeno con gli spinelli, se non lo vuoi! – 
-  …e comunque fanno venire il cancro ai polmoni! –
- Si, ma l’alcool lo fa venire al fegato! –
- Che razza di discorsi fate?! – intervenne Francoise - Se è meglio ubriacarsi o sballarsi! Dico, vi siete bevuti il cervello tutti e due?!? –
- Io si. Lui se l’è fumato! – rispose 007.
-  Date qua: poi vi faccio sapere cosa è peggio! – disse Jet sfilando lo spinello dalla tasca di Max e il bicchiere di scotch da sotto al naso di Bretagna.
- JEEET!!! – gridarono tutti in coro.
- E dai, non fate i puritani! Approfitto per un minuto del lavoro che i Black Ghost hanno effettuato su di me! –
- Ah, già – ricordò Max – a te non fa male un bel niente, tanto sei un cyborg! – stranamente, ogni volta che usava la parola “cyborg”, Max alzava il tono della voce!
- Zitto!!! –
- Ma perché?- chiese il ragazzo perplesso - E’ una cosa proibita essere un cyborg? –
- No – rispose Jet – Ma, a parte il fatto che dobbiamo guardarci dai nostri nemici, ammetterai che fa un certo effetto sapere che la persona che ti sta di fronte ha un corpo robotico e dei poteri che non hanno niente di umano! –
La faccia di Max era perplessa.
- Per farti capire meglio – intervenne Bretagna – è qualcosa che ti colloca a metà strada tra il mostro e il fenomeno da baraccone! –
Quel discorso stava dando fastidio a Francoise e il suo sguardo si era leggermente velato di malinconia; per fortuna la battuta successiva di Max la tirò un po’ su.
- Mha, sarà…a me non impressiona un granché…-
- E’ certamente un effetto collaterale della marijuana! – commentò 007.
- …Erano molto più impressionanti gli uomini di mr. Harley…brrr! –
- Su questo ti do ragione: li ho studiati da vicino! –
- E poi quando stavo con loro non potevo mai rilassarmi, fare una battuta…-
- Facevi loro le battute che fai con noi?! – disse Jet.
- Noo, mi controllavo! –
- Ah. Doveva essere faticoso…-
- Puoi dirlo! Comunque…che male c’è a essere cyborg? Voglio dire, a mio nonno mancavano 3 dita e un rene, ma non per questo doveva nasconderlo! –
- E cosa c’entra questo? – fece Jet.
- Aveva un corpo diverso dagli altri! Per non parlare di mio zio con la protesi di legno…-
- Noi non abbiamo protesi di legno! – puntualizzò Bretagna, sconfortato.
- Peccato, il legno è un bel materiale! -
Ivan aveva cercato, senza alcun riscontro, di zittirli per riuscire a concentrarsi. Finalmente i suoi sforzi ottennero qualche risultato..
- E’ strano…leggo in quel ragazzo un grande dolore, ma anche l’attesa e il desiderio di qualcosa…di qualcosa di bellissimo che ha visto, ma che teme di non rivedere…Sento paura, desiderio, dolore…ma anche un vuoto…come se ci fossero azioni o pensieri mancanti…-
- Non sei molto chiaro…- gli fece notare Bretagna – Mi ricordi i bigliettini degli oracoli che si trovano al luna park! –
- A parte che tu non mi aiuti a fare chiarezza…mi è impossibile leggere oltre! Sembra come se qualcosa oscurasse un lato della sua mente! -
- Questo sì che è strano! – disse Jet, voltandosi poi verso Max - Max? ma dove sei finito?-
Il ragazzo era sprofondato sotto il tavolino del bar, con la testa ben nascosta sotto un giornale.
– Accidenti a me, me lo aveva detto l’oroscopo che oggi dovevo chiudermi in casa! –
- Perché, che hai visto? –
Max indicò un tizio dall’aspetto stravagante con la corporatura lievemente arrotondata e molliccia, che indossava abiti eleganti e coloratissimi, di sapore decisamente circense - Quel tipo: l’ho incontrato qualche volta in passato: veniva a consegnare delle cose al capo. Lavorava per il “Grande Illusionista”. E’ uno che mette i brividi! –
- Spiegaci meglio questa cosa! – disse Jet aggrottando le sopracciglia.
- Non so dirvi molto: so solo che chi veniva chiamato da lui per incontrare “il Grande Illusionista” tornava con la testa stravolta! –
- Ma chi sarebbe questo “Grande Illusionista”? –
- Non so chi sia. So che lavorava per i Black Ghost! –
- Diavolo, ci risiamo! – esclamò Jet pieno di rabbia – Ti pareva che non spuntavano da qualche parte? -
Il tizio si accomodò al tavolo e chiamò James, come per fare l’ordinazione, ma l’espressione del ragazzo diceva palesemente che il contenuto delle parole fosse di altra natura…Fortunatamente 003 si era messa attentamente in ascolto.
- Gli ha detto: “Ancora un piccolo lavoro e potrai incontrare il mio padrone”; lui ha chiesto “quando?”… “Quando sarà disponibile il nostro cliente a incontrarti lo incontrerai e l’indomani avrai ciò che desideri. Passeranno ancora un po’ di giorni, ma tieniti pronto!”.- ripeté Francoise. Il viso di James impallidì e 003 riportò le sue parole: “ma è trascorso troppo tempo…avrei dovuto vederlo già dopo l’ultimo lavoro… io… non ce la faccio più!” “se non ce la fai più non è affar mio: il paradiso ha un prezzo molto alto!”. Detto questo, il tizio mandò giù rapidamente un bicchierino contenete non si sa cosa e si alzò per pagare di persona.
- Adesso lo seguo! – disse Jet.
- Aspetta! – lo fermò Francose – Vengo con te: potrei esserti utile! –
- No: interverrai in un secondo tempo. Da solo do meno nell’occhio! –
- E poi non puoi lasciarmi con 007 – intervenne Ivan – lui deve seguire il ragazzo! –
- E’ una scusa carina per supplicare Francoise di non abbandonarti alle mie cure? – insinuò Bretagna.
- Alle volte sei molto perspicace! – rispose il bambino.
- Ti direi che vengo io ad aiutarti – disse Max – se non fosse che sono inutile, indifeso e ho troppa paura! –
002 non ebbe grossi problemi a seguire quel tizio: era talmente eccentrico che per perderlo di vista bisognava essere ciechi o daltonici! Non si meravigliò troppo quando vide che la tappa finale di quel pedinamento era una roulotte parcheggiata ai margini di un luna park, accanto a un piccolo “castello delle meraviglie”! Tutto era avvolto dal silenzio; pensò di dare un’occhiata in giro, ma il ringhiare di un grosso mastino lo fece voltare. Il cane era al guinzaglio di un guardino notturno con tanto di divisa.
-  Chi sei tu? Cerchi di rubare, per caso? –
- Certo, pensavo giusto di fregare un po’ di soldi da quella roulotte! – rispose ironicamente, chiedendosi come facessero certe persone a fare domande così idiote e ricordandosi subito dopo che chi è capace di fare domande così idiote non capisce l’ironia! Il tizio stava per aizzare il cane, e Jet alzò le mani, mostrando lo spinello sottratto a Max.
- Scherzavo, amico! Cercavo solo un posto tranquillo per farmi una canna! Se do fastidio me ne vado subito! –
- Ecco, bravo, fila via! –
- Quand’è che aprono le giostre? –
- Tra un paio di giorni: stanno sistemando un palo della luce qua dietro! Sempre che i lavori non vadano per le lunghe e non decidano di sloggiare in anticipo! –
- Grazie per l’informazione! – disse avviandosi verso l’uscita del luna park sotto lo sguardo carico di biasimo del sorvegliante, proponendosi di sistemare quanto prima delle cimici sulla roulotte.

Punma dové fare un giorno di assenza dalla scuola per aiutare i suoi amici nella gestione della strumentazione tecnologica impiegata per tenere sotto controllo più luoghi contemporaneamente; ebbe la poco felice idea di farsi sostituire da Bretagna, che avrebbe preso le sue sembianze.
“Per qualche ora dovrebbe riuscirci!” si disse. Quando si ritrovarono a casa, tuttavia, il ragazzo era lievemente in ansia. 007 ostentava una certa tranquillità, ma 008 se lo sentiva che le cose non dovevano essere andate in modo esattamente “lineare”…
-Ho fatto del mio meglio per fare quello che fai tu, anzi oserei dire che hai avuto anche una migliore padronanza del linguaggio! – esordì l’amico con una certa soddisfazione, che Punma non seppe dire se fosse autentica o una simulazione per tranquillizzarlo!
- Io non mi esprimo come ti esprimi tu! – sottolineò, cominciando a intuire come fossero andate le cose…
- Sono d’accordo, ma ho dovuto improvvisare: ci avevo già messo del tempo, all’ultimo minuto, per studiare la lezione, così ho trascurato il “personaggio”: ho pensato che, in tre ore, fosse meglio offrire a quei ragazzi dei contenuti piuttosto che una imitazione valida del loro professore! –
- A parte che mi conosci da una vita, quindi non mi sembrava un’impresa così ardua “intrepretarmi” in modo convincente (e, comunque, era sufficiente parlare di meno!), ma, almeno, glieli hai offerti, questi “contenuti”? –
- Si, penso…almeno fino a quando non hanno fatto scoppiare una rissa! -
L’indomani, quando i suoi allievi gli posero una serie di domande, Punma venne anche a conoscenza dei “contenuti”.
- Professore, oggi niente più Shakespeare? – fece Robbie.
- Non è il caso…-
- Ma ieri sembravi così gasato! E poi sembrava divertente! – disse Ray.
- “Divertente”? –
- Si! Dovevamo continuare la storia del folletto che fa scopare la regina delle fate con un somaro! – disse Thomas, dimostrando che, evidentemente, Bretagna non era stato chiarissimo nel raccontare la trama di “sogno di una notte di mezza estate”!
- No! E comunque…quello di ieri non ero io! – dichiarò Punma per cercare di salvare la sua immagine al cospetto degli allievi!
- Come sarebbe? Ci prendi in giro? –
-….Avete conosciuto mio fratello gemello!- dichiarò, seguendo un’intuizione dell’ultimo secondo - Doveva solo comunicare al preside che non potevo venire, invece ha preso il mio posto! E’ un tipo un po’ strano…-
Dopo questa confessione, oltre che a essere subissato di domande sul suo rapporto col “fratello gemello” (domande che cercò puntualmente di evadere), si rese conto che la maggior parte della classe era davvero interessata al discorso del teatro e che, paradossalmente, metterli all’opera in quel campo poteva essere un ottimo sistema per ottenere informazioni in più. Decise di far lavorare 007 al suo posto dopo aver sottoposto l’idea a Jeremy e al preside, mentre lui si sarebbe occupato per qualche giorno del lavoro di spionaggio.
- Dirò loro che sei l’insegnante del mio “gemello”!- disse a Bretagna, che lo guardava incredulo – Però ti avverto: se ieri hai avuto subito il controllo della situazione è semplicemente perché i ragazzi hanno visto me; temo che, se ti mostrerai per quello che sei, ti toccherà faticare un poco! -
La previsione era corretta e la prima voce che si sentì uscire dai banchi all’ingresso di Bretagna fu quella di Thomas, il “capo” della “fazione nera”:
- E’ venuto l’amichetto bianco! –
Ormai Punma sapeva che quella era più che altro scena, motivata certamente da altre forme di risentimento, dato che, all’atto pratico, non è che Thomas snobbasse del tutto i bianchi.
- Rispetto! – lo ammonì, zittendolo e rivolgendosi poi a Bretagna - Non badarci, sono terribili! –
- Simpatici! – fece 007.
- Il professore ha fraternizzato con i bianchi! – bisbigliò deluso il ragazzo.
- E allora? Non per fare della ritrita retorica, ma non lo sai che siamo tutti fratelli? – disse Bretagna con calma - Nonostante con quelli come te, pieni di pregiudizi, vorrei essere più che altro un cugino di terzo grado! –
- I bianchi non sono fratelli! –
- Thomas!- si spazientì Punma - E basta con la fratellanza! I miei amici hanno tutti i colori del pianeta e trovo che siano la cosa migliore della mia vita! –
Lexy iniziò ad applaudire, seguita prima dalle ragazze e poi da tutti gli altri.
Punma si congedò e Bretagna non ci mise molto a catturare l’attenzione: quello era il suo mestiere e la cosa che gli riusciva meglio in assoluto.
I ragazzi erano completamente rapiti dalla spiegazione e dalla lettura, finchè questa non fu interrotta da un mormorio che si trasformò ben presto in caos fatto da risate e gridolini schifati e di stupore; quando Seven si voltò a guardare cosa stesse accadendo, vide Jake impegnato in una spettacolare opera di auto masturbazione!
Seguendo il primo istinto, avrebbe dovuto prima scotennarlo, poi estirpargli quegli inutili e dannosi attributi, ma ricordò che, in un certo senso, era “sul palco”, impegnato in una di quelle ardue prove d’attore basate esclusivamente sull’improvvisazione, quindi fece mente locale sui consigli di Jet e guardò lo sfrontato bullo con l’aria più indifferente di questo mondo.
- Vedo che non hai saputo contenere l’eccitazione che ti ha provocato la lettura di Shakespeare! – la classe rise su quella battuta, ma il bulletto, non soddisfatto della reazione del professore, rispose con aria di sfida:
- No, professore: è che mi sto rompendo tanto che preferisco farmi una sega! – tutti tacevano per vedere come andava a finire, ma già presagivano la sospensione di Jake, che sarebbe venuto fuori da quella storia come una specie di martire anarchico!
Bretagna continuò a non fare una piega, fissandolo con le braccia incrociate.
– Mmm… bene. Allora facciamo così: dal momento che un’azione può essere interpretata in più modi, fingerò che la tua sia da interpretare come un complimento all’autore, così mi risparmierò  la strada verso l’ufficio del preside. Comunque, mio caro, mi spiace darti questa notizia: a farsi le seghe son bravi tutti, specialmente quando non si è bravi amanti!... – Jake scattò in piedi con i pugni chiusi, mentre i compagni si sbellicavano - …Certo, tu hai manifestato una certa audacia nel proporla davanti a tutti, forse con il nobile intento di educare qualche giovane più sprovveduto e inesperto, ma, aimè, un segaiolo resta pur sempre tale, mentre invece le persone come Robbie e gli altri, che sanno mettersi in gioco recitando, dimostrano senz’altro di essere molto più coraggiose di te! –
- Professore, me la paghi!! – urlò il ragazzo lanciandosi contro di lui, mentre un paio di compagni lo trattenevano con fatica.
- Dovrei anche pagartela?! Guarda che io non ti ho chiesto niente, sei tu ad averci fatto spontaneamente questo gentile omaggio che non renderà felici quelli della ditta delle pulizie! Comunque, se vuoi andare vai! –
Jake raccolse la sua roba continuando a urlare e a minacciare finchè non fu fuori dall’aula – Me la paghi! Me la paghi! Sei morto, professore! Sei morto! – In classe c’era chi rideva, chi era basito e qualcuno era anche un poco spaventato.
- Professore – disse Eddie – stai attento: Jake conosce brutta gente, può anche farti del male! –
- Si? Grazie per l’informazione. Spero che non si facciano male loro! – davanti a quella frase buona parte dei ragazzi si fecero una risata, canzonando quello che sembrava un chiaro atto di sbruffonaggine.
- E che gli fai? Gli lanci contro il libro? –
- Non ve lo dico: sappiate che non bisogna fidarsi delle apparenze! –
- Invece ci dici quando si è bravi amanti? – fece Jenny, provocando scherzosamente.
Bretagna, seppur stanco, continuò a reggere il gioco.
– Ci vorrebbe troppo tempo! Faccio prima a dirvi quando non lo si è: sicuramente non lo si è quando si salta addosso a qualcuno che da noi non vorrebbe neppure una stretta di mano, costringendolo a fare qualcosa che non vuole! – a quel punto la classe stette buona e la lezione potè finire tranquillamente. 007 tornò a casa con la stessa espressione stravolta che aveva Punma i primi giorni e il suo racconto dell’accaduto suscitò in Jet delle matte risate!
- La sega in classe!!Un autentico classico!!! –
- Si? – fece Bretagna – Non mi dire che lo hai fatto anche tu!? –
- Ma no: io ero considerato un vero “lord”, nel mio ambiente! Però erano in parecchi a proporla, nella mia classe! –
“Un vero “lord”? Figuriamoci gli altri!” pensò 007, tenendosi saggiamente il pensiero per se.
- Si si, anche nella mia classe andava di moda! – intervenne Max – e, guarda caso, quelli che la facevano, erano entrambi del segno…-
- Zitto! Non dirlo! – disse Bretagna - Che se nomini il segno di uno di noi non mi toglierò più dalla mente quell’immagine a vita!! –
- Cretino! – sbuffò Albert.

I due giorni che seguirono furono all’insegna della calma piatta. Il tizio della roulotte non dava segno di sé: sembrava che facesse una vita piuttosto appartata; non conversava con nessuno e non riceveva visite…dava la sensazione di essere in attesa di qualcosa, forse della riapertura ufficiale del luna park, che era stata nuovamente rinviata per ritardi nei lavori…Solo i ragazzi interessati da vicino alla vicenda davano segni di insofferenza: alle volte apparivano tesi, altre erano malinconici o completamente assenti; nessuno li aveva ancora convocati, né per incontrare “il Grande Illusionista”, né per un nuovo “lavoro”.
Punma continuava a ricevere ogni tanto dei messaggi dalla sua misteriosa corteggiatrice “avvolta nell’ombra”: la cosa che lo faceva impazzire era come facesse quella persona a fargli scivolare i biglietti nella tasca della giacca, nel registro o nei libri senza che lui riuscisse a identificarla!
Il lavoro di Bretagna, intanto,  proseguiva: era stata la maggioranza dei ragazzi a proporre di mettere in scena “Sogno di una notte di mezza estate”, prendendolo completamente contropiede! Quella cosa diventava un lavoro nel lavoro: si trattava di prepararli, di riadattare a loro il testo e dare un ruolo a tutti; non servivano solo gli attori e non tutti erano in grado di recitare: occorrevano anche scenografi, costumisti, tecnici del suono e ballerini (far danzare le fate e gli elfi era il modo migliore per collocare coloro che non avrebbero avuto una parte recitata). L’aspetto positivo era che molti di loro stavano prendendo parecchia confidenza con il nuovo professore e perfino Thomas ed Eric, il “capo” della fazione bianca, si erano ammorbiditi! Solo Jake dava segni di ostruzionismo non mancando, appena se ne presentava l’occasione, di creare problemi; a parte questo, le cose procedevano bene.
- Professore, ma Oberon  non dovrebbe essere bianco? –  chiesero alcuni ragazzi dopo che il ruolo fu assegnato, con grande stupore del diretto interessato, proprio a Thomas.
- Veramente dovrebbe essere anche molto più vecchio di voi! Ascoltate: nel teatro non conta tanto la somiglianza fisica con il personaggio che interpretate, ma quanto riuscite a essere convincenti in un ruolo. Il teatro è una finzione, anche se finisce per essere più vero della realtà. Ad esempio, anche la donna più brutta, se riesce a rivestire in modo convincente il ruolo della bella, apparirà attraente agli occhi del pubblico! Non è un caso che per beccare con una ragazza, dovessi prima portarla a vedermi recitare! –
Dopo la lezione, quando furono usciti tutti, si avvicinò Thomas.
- Professore, pensavo di starti sui coglioni, invece mi hai dato lo stesso la parte! –
- No, Thomas, non mi stai sui…tulipani! E la parte te l’ho data perché sei bravo. L’unica cosa che non mi piace di te è il tuo modo di ragionare per categorie: bianchi, neri, maschi, femmine, gay, etero…soprattutto bianchi e neri! –
- Ma…-
- Aspetta: mi hanno raccontato del datore di lavoro di tuo padre, ma non è che se un bastardo è bianco, tutti i bianchi sono bastardi! Accidenti, qualche anno fa ho fatto lo stesso discorso a un mio conoscente bianco sui neri…non pensavo di riproporre il testo a tinte invertite! Vabbè, è come dire che se io ti faccio qualcosa allora te la prenderai con tutti i calvi del mondo! Ho una bella responsabilità, verso gli altri calvi! –
- Si, è vero…anche il professor Allister dice qualcosa di simile…cioè…non sui calvi! –
- Già! E poi ricordati questo: purtroppo l’idiozia umana è una delle poche cose al mondo che non conosce davvero limiti di sesso, età, razza e religione! –
Thomas si fece una mezza risata.
- Allora, sono un fratello bianco? –
- Ok, fratello! -
Il dialogo con Thomas lo aveva messo di buon umore, anche se non vedeva l’ora di riprendersi da quella giornata di fatica prima di ricominciare col lavoro di spionaggio, ma non era ancora finita: aveva appena riordinato i libri sulla cattedra e stava per alzarsi, quando in aula rientrò Lexy.
– Professore…è vero quello che diceva oggi? –
- A che ti riferisci, in particolare? –
- Quella storia che anche…una donna brutta…può diventare bella…-
- Si che è vero! Ma tutto dipende da come riveste il ruolo! –
- Io…mi piacerebbe provare! –
- Ma certo! Se vuoi ti aiuterò: impegnati e vedremo i risultati! –
- Grazie, professore!! –
- Ah, Lexy…-
- Si? –
- Se vuoi farlo solo perché pensi di non essere abbastanza bella…-
- Io sono brutta, lo so. Sono brutta e grassa.-
- Veramente volevo dirti che, si, hai qualche chiletto più delle tue amiche, ma sei già bella! –
- Grazie, professore, anche se non è vero! –
Lexy, in effetti, era una bella ragazza: alta, occhi neri, capelli scuri intrecciati in mille treccioline, carnagione chiara e labbra carnose, un bel portamento e sembrava anche sicura di se; semplicemente era sovrappeso, e questo bastava per attirare prese i giro e insulti da parte dei coetanei; si fingeva superiore, ma dentro covava una gran tristezza e odiava quel corpo che, nonostante le diete e gli sforzi, non si lasciava modellare a suo piacimento! Non era debole né timida e si era messa in testa di avere il ruolo di Titania, conteso da altre due ragazze molto più graziose di lei. Lavorò per questo nei quattro giorni seguenti, impegnandosi incessantemente tutto il giorno e, quando venne il momento di scegliere a chi sarebbe andata la parte, riuscì a convincere persino i suoi compagni, che dovettero riconoscere la sua bravura nonostante ritenessero fisicamente più adatte le rivali!    
Bretagna fu contentissimo di vedere lei nei panni di Titania e anche gli altri ruoli erano stati finalmente assegnati. Quel giorno, tornando al residence, iniziò a valutare l’ipotesi che gli sarebbe servito un aiuto valido su più di un fronte, ma soprattutto su quello di Lexy…
Francoise era in casa con Chang e Joe, che si era appena dato il cambio con Albert in uno dei pedinamenti. I tre erano intenti a chiacchierare tra loro e 007 interruppe la conversazione rivolgendosi esclusivamente alla ragazza.
– Cara, volevo chiederti un grande favore: ti prego, dimmi di si, altrimenti non saprei proprio come fare! –
- E’ inutile che mi fai gli occhi da cucciolo, tanto già lo sai che se ti dico di si è si, altrimenti non mi convinci di certo! Hai qualcosa di nuovo da farti perdonare dall’umanità?-
- Solo da mezza umanità: quella femminile! -
- Interessante! E di che si tratta? –
- Bè, tu mi conosci e sai bene che generalmente ehm…non sono molto “delicato” nell’esprimere giudizi sulle persone…-
- Si, è così. Quindi? –
- Quindi…oggi ripensavo a quante volte sono stato insensibile nel fare battute su alcune conoscenze femminili, specialmente in passato, senza curarmi minimamente del fatto che…insomma, chi non si sente a proprio agio con se stesso per un difetto fisico ne soffre realmente ed essere criticato, anche solo per scherzo, bè, non migliora la situazione…-
- Che intendi con “difetto fisico”? – chiese la ragazza aggrottando la fronte. Joe aveva già capito e mentalmente si rivolse preoccupato all’ amico.
“Ti prego, no, non dirglielo!”
- I soliti: troppa ciccia, troppe ossa, poche tette, gambe storte, naso lungo, sedere piatto, sedere basso, sedere grasso…-
- Si, si, ho capito!! Piantala, che mi viene il nervoso solo a pensare queste cose!! –
- Insomma, mi sono spiegato! Cioè, vorrei riscattarmi dai danni del passato…-
- Vuoi che ti aiuti a imbucare un miliardo di cartoline di scuse? –
- No, molto meno: vorrei che mi aiutassi a far sentire “speciale” una ragazza che non si sente a suo agio con qualche chilo di troppo…in pratica, mi occorrerebbe una persona dotata di grande sensibilità, buon gusto e talento che dia una mano allo spettacolo come supervisore, truccatrice e aiuto costumista!-
- Niente altro? – fece Joe.
- E quella persona sarei io? – lo guardò scettica.
- Naturalmente!! Sai, non posso far vedere a Lexy che ci si concentra solo su di lei, quindi bisogna lavorare su tutti, però vorrei tanto che tu la aiutassi in modo particolare! –
- Non stai usando questa cosa solo come scusa per convincermi a lavorare con te? Per di più adulandomi sfacciatamente? –
- Primo: non ti si può non adulare sfacciatamente! Secondo: non sto usando scuse; le sue compagne di classe potrebbero benissimo assolvere l’incarico da sole, anzi c’è già una nutrita equipe di truccatori…solo che io vorrei qualcosa di speciale per lei…vorrei che… capisse quanto è bella! –
Francoise comprese che le intenzioni dell’amico erano sincere e non poté fare a meno di intenerirsi.
- Va bene, hai vinto! Ti aiuterò in questa cosa quando non mi sto dedicando alla missione. – si allontanò facendogli un gran sorriso, sotto lo sguardo severo di Chang. Bretagna non fece in tempo a riprendersi dalla contentezza del risultato raggiunto, che fu fulminato dalle considerazioni dell’amico.
- Tu sei stato capace di dire cose così cattive a delle donne?! Sei proprio un mostro!! -

Finalmente si allargò uno spiraglio nelle indagini: quel pomeriggio il Luna Park riapriva in grande. Era l’occasione tanto attesa per capire cosa nascondeva realmente quell’attrazione gestita dai Black Ghost che, a detta della super vista di 003, era semplicemente un insieme di stanze vuote…Neppure il cosiddetto “Grande illusionista” di cui parlava Max si era mai visto: quel posto pareva essere abitato unicamente dal suo assistente dalla foggia eccentrica. A Jet iniziò a venire il dubbio che fosse proprio quella la persona che cercavano, ma Max insisteva che non era possibile…Ad ogni modo a breve sarebbero arrivate delle risposte.
Punma era totalmente immerso in questi pensieri mentre spiegava la lezione, chiedendosi chi di loro si sarebbe avventurato per primo in quella diabolica giostra. Bretagna aveva finito la sua lezione un quarto d’ora prima, ma era rimasto fuori dalla classe appoggiato a un tavolino a riordinare una valanga di appunti. James gli era passato davanti, dirigendosi verso il bagno.
Mentre parlava, Punma rivolse lo sguardo in un angolo in fondo all’aula.
- Amy, per piacere, vieni più avanti: là dietro è troppo buio, non riesci neppure a vedere il foglio! – La graziosa ragazzina di colore con i capelli legati morbidamente sulla testa e il maglione largo che nascondeva volutamente tutte le sue forme, uscì dall’angolo dietro l’armadio portandosi dietro i suoi libri: fece un sorriso al professore, arrossendo impercettibilmente; in quel momento a Punma venne un flash. “Se tu lo vorrai, se ti accorgerai di me, uscirò dall’ombra”….
Intanto Bretagna era andato a controllare perché James ci mettesse tanto. Entrò nel bagno dei ragazzi e si guardò attorno: non c’era nessuno. Stava per uscire, quando, con la coda dell’occhio, vide qualcosa: da sotto una delle porte chiuse usciva lento e inquietante un rigagnolo di denso liquido scarlatto…Senza pensarci un istante spalancò la porta del gabinetto dove, rannicchiato sulla tavola del wc stava seduto James, con i polsi tagliati che grondavano sangue. Bretagna tentò istintivamente di bloccargli i polsi, ma lui reagì con violenza, puntandosi un pugnale al collo.
-  Lasciami stare, professore! Voglio morire!! -
007 gli fece saltare l’arma dalle mani senza alcuna fatica, lo trascinò fuori dal bagno e poi chiamò Punma con quanto fiato aveva in gola; 008 si precipitò fuori dall’aula e, vista la scena, non esitò un istante a soccorrere il ragazzo, che respirava a stento in mezzo alla stanza piena di sangue.
- Bretagna, dammi la cravatta, svelto! – ordinò all’amico, improvvisando un laccio emostatico con la striscia di stoffa – Chiama immediatamente un’ambulanza! E voi non state lì impalati! – gridò al bidello e al gruppo di ragazzi che erano accorsi a guardare – Andate a prendere delle bende in infermeria! Di corsa! - intanto, per tamponare i tagli, stappò una manica alla sua camicia e ne ricavò una specie di fasciatura. L’ambulanza non tardò ad arrivare, mentre il caos si era impadronito della scuola e più di qualcuno si era sentito male alla vista di quel macabro spettacolo.
- Vado con lui! – disse Bretagna, salendo sull’ambulanza insieme a James. Da quando lo aveva seguito nel night club aveva preso a cuore quel ragazzo e avrebbe fatto qualunque cosa pur di aiutarlo: doveva ancora perdonare a se stesso di non essere intervenuto a sottrarlo alla violenza cui era stato sottoposto.
Punma rimase un istante a fissare la sirena che si allontanava, con la camicia a brandelli macchiata di sangue; dopo quello che aveva appena fatto, i ragazzi vedevano in lui una sorta di guerriero di certi film d’avventura e capirono che, effettivamente, il loro “supplente” non era decisamente una persona comune: 008 aveva l’aspetto di un ragazzo, ma lo sguardo e la sicurezza di un uomo che aveva visto mille cose; era quel tipo di persona che, pur non dandolo subito a vedere, poteva collocarsi bene in qualunque ambiente semplicemente cambiandosi l’abito e nascondere tranquillamente mille segreti. 
Punma distolse lo sguardo dalla strada e si voltò verso gli alunni, che lo fissavano sconcertati e ammirati, cercando di usare un tono innaturalmente tranquillo.
- Coraggio, rientriamo in classe! –
Quello poteva essere il momento per costringere chi sapeva a parlare. Pensava a questo, quando la voce di Amy, alle sue spalle, lo colse di sorpresa.
- Professore, anche lui è entrato nel “Carrozzone delle meraviglie”… -

Joe e Francoise arrivarono di corsa all’ospedale; James era ancora chiuso nella stanza con i medici e Bretagna stava seduto fuori con la fronte appoggiata sulle mani e l’impermeabile che copriva a stento la camicia insanguinata. Joe gli appoggiò la mano sulla spalla.
- Dovresti tornare a casa a cambiarti: così sembri uscito da un film horror!-
- No, Joe, preferisco stare qui…-
Dall’altra parte del corridoio c’era il preside della scuola in compagnia di una donna dai capelli ingrigiti, con lo stesso sguardo malinconico di James e il suo stesso fisico sottile.
- …è sua madre. Mi hanno detto che è rimasta vedova da poco e quel ragazzo è il suo unico figlio…-
A Joe faceva sempre un certo effetto vedere una donna in apprensione per il figlio…certe volte si chiedeva se, con una madre accanto, il suo destino sarebbe stato lo stesso, oppure se anche sua madre avrebbe avuto la stessa espressione tesa e addolorata di quella persona che adesso si era avvicinata a loro e che si stava rivolgendo a Bretagna.
- Lei è…? –
- Il professore di recitazione. – intervenne il preside - È’ stato lui a soccorrere suo figlio. –
- Veramente è stato Punma a salvarlo…io non sapevo davvero cosa fare…-
- Oh, si – disse la donna, con voce assente – il supplente del professor Allister... Ne ho sentito parlare molto bene. Lo ringrazi lei…da parte mia…- parlando, si congedò, andandosi a sedere sulla panca dell’ospedale e, rannicchiandosi su se stessa, si  lasciò andare a un pianto disperato.

Passarono almeno altre due ore prima che i medici si decidessero a dichiarare ufficialmente il ragazzo fuori pericolo. Joe era riuscito già da prima a convincere 007 a tornarsene a casa, dicendogli che non era il caso di terrorizzare ulteriormente le persone che, per svariati motivi, erano lì in sala d’attesa; sarebbe rimasto lui vicino a James e avrebbe comunicato immediatamente ogni novità. Appena arrivò la buona notizia, telefonò a Bretagna per tranquillizzarlo.
– Sono contento che la situazione vada meglio. Dì ai medici di controllarlo: non siamo sicuri che non ci riproverà. –
- Già fatto: è la prima che cosa che ho pensato anch’io. Ti sei cambiato i vestiti? –
- Si, si. Non sembro più Jack lo squartatore! –
- Bene. Non sei a casa? – domandò ascoltando dei rumori in sottofondo.
– No, sono andato a fare un giro. Ci vediamo più tardi. –
Joe riattaccò dopo l’amico con una strana sensazione addosso: Seven non era mai così asciutto quando parlava al telefono; si chiese se non ne stesse combinando una delle sue, ma attribuì la cosa al fatto che quell’episodio doveva davvero averlo scosso. Purtroppo difficilmente il sesto senso di 009 sbagliava: mentre 007 chiudeva la telefonata era esattamente di fronte al così detto “Carrozzone delle meraviglie”.
Si avvicinò al botteghino e fece tranquillamente il biglietto. Mentre pagava sentì la voce di un Jet arrabbiatissimo provenire dalla sua trasmittente interna: l’amico stava presidiando l’ingresso della giostra e si era accorto di lui una frazione dopo che si accingesse a entrare.
– CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!?-
- Entro a dare un’occhiata: mi sono stufato di aspettare per avere delle risposte! –
- Guarda, razza di idiota, che anch’io ero capace di fare quello che stai facendo tu!!! –
- Quindi perché non l’hai fatto? –
- Perché eravamo d’accordo con gli altri che saremmo stati insieme mentre qualcuno di noi sarebbe entrato! Ecco perché!! Ci vuole un’intelligenza superiore per capirlo?!? Dovresti saperlo meglio di me che è pericoloso!! –
- Ma dai! Entro ed esco. –
- TU…TU…SEI DAVVERO UN PERFETTO IMBECILLE!!!! Ti spaventi di un cucciolo di gatto e poi basta che sei appena appena alterato mentalmente e ti metti a fare delle cose che non hanno alcun senso logico!!! TORNA SUBITO INDIETRO!!! –
- Non posso: ho già fatto il biglietto e la porta sta per aprirsi. –
- Inventati una scusa, fingi di svenire, dì che hai lasciato la pentola sul fuoco, MA VIENI VIA DI LI’! –
- Troppo tardi! E poi non sono così incosciente: sapevo che c’eri tu! A dopo, Jet! –
La comunicazione si interruppe. 002 guardava il carrozzone imprecando ferocemente mentre l’apertura si richiuse alle spalle di 007.
All’ingresso, c’era uno spazio buio tinteggiato di nero, una specie di breve corridoio o disimpegno, illuminato a malapena da una striscia fosforescente sul pavimento. Aperte le pesanti tende in velluto che segnavano la fine del corridoio, si palesava una semplice stanza spoglia con una scala, come se fosse un piccolo appartamento.
Bretagna iniziò ad avvertire una sensazione di straniamento: un odore dolciastro e una luce rossa iniziarono piano a permeare tutta la camera. Allo straniamento subentrò un senso di malessere: avrebbe voluto uscire, ma qualcosa più forte di lui lo spinse a salire la scala. Sopra c’era un corridoio e altre stanze. Tutto l’ambiente divenne sempre più rosso, come se l’aria fosse fatta di sangue, come se il sangue gli entrasse nella testa e nei polmoni. Bretagna ne fu sopraffatto: sentì di soffocare e si accasciò a terra  incapace di muoversi…La sagoma di uomo alto, del quale non riusciva a discernere i lineamenti, apparve lì, vicino a lui.
– La posso aiutare, se vuole…-
- L..la prego…m…mi aiuti! –
La figura gli porse una mano, stendendo un braccio che sembrava innaturalmente lungo…In quell’istante 007 sentì che quella forma non era concreta ma, al tempo stesso, conteneva qualcosa di inquietante e pericoloso. Facendo appello alle poche energie che gli restavano, trovò la forza di sollevarsi e di scendere in fuga le scale.
Al piano di sotto sembrava che le cose andassero meglio. Desiderò ardentemente di raggiungere l’uscita e questa apparve quasi per magia sulla parete dalla quale gli sembrava di essere arrivato. Spalancò le pesanti tende e la porta, respirando a pieni polmoni come se fosse stato fino a quel momento con un cappio al collo. All’esterno, l’uomo del botteghino lo guardò con l’aria tranquilla. – Tutto bene? – chiese come se niente fosse – Non soffrirà di claustrofobia, spero? –
- No, tutto…bene…- fece 007, guardandolo di sbieco e allontanandosi veloce. Jet lo raggiunse immediatamente.
– Se tardavi solo altri cinque minuti mi costringevi a entrare! Sei un idiota!! –
- Si, hai proprio ragione! –
- Diavolo, se mi dai ragione dev’essere successo qualcosa di terribile! –
- Abbastanza! Se non ti spiace, vorrei raccontarlo una sola volta. Raggiungiamo gli altri! -
Nel giro di un’ora tutti erano al residence, incluso Max che, ormai, si considerava un membro ad onorem del gruppo! Il racconto di 007 lasciò gli amici molto perplessi.
– Che diamine poteva esserci là dentro per avere un effetto simile? – si chiese Jet – La droga di cui si ipotizzava con Allister all’inizio? –
- Non può essere droga – disse Joe - non avrebbe avuto alcun effetto su di noi, a meno che non sia davvero molto potente, ma una cosa di tale portata ucciderebbe sicuramente una persona normale. –
- Allora?-
- Potrebbe essere una forma di ipnosi… - ipotizzò.
- Deve esserci qualcosa di più – disse Francoise – l’altro giorno sono passata da lì con Ivan e lui sembrava molto spaventato…-
Tutti fissarono il bambino che era sveglio, ma non si decideva a parlare, quasi si vergognasse di quella sua debolezza. Poi, ruppe il silenzio.
– Non so chi occupi quel posto, ma percepisco pienamente il potere dell’essere che vi abita.  Sento un’energia mentale molto simile alla mia, anche se diversa…-
- Spiegati meglio. - incalzò Jet.
– Non riesco a spiegarmi meglio…posso dirti, però, che sentivo che quella persona avrebbe potuto vedere i miei punti deboli e metterli allo scoperto…-
- I tuoi punti deboli? – chiese Chang perplesso, che vedeva nei poteri di Ivan qualcosa di invincibile. Il piccolo non rispose, ma fu Francoise a farlo. 
- Chang, dopotutto lui è solo un bambino…anche se ha enormi facoltà, il suo subconscio e le sue paure sono quelle di un bambino! –
- E’ chiaro che dobbiamo affrontare una persona capace di creare dei condizionamenti mentali in quelli che entrano là dentro…- disse Joe - …ma deve esserci qualcosa su cui fa leva in particolare, altrimenti perché avrebbe “selezionato” alcuni ragazzi al posto di altri?-
- Me lo chiedevo anch’io – intervenne Punma – anche perché, secondo quello che mi raccontava Amy, le esperienze di chi è entrato nel “carrozzone delle meraviglie” sono tutte positive, mentre quella che ha avuto Bretagna è stata decisamente negativa! –
- Amy? Finalmente qualcuno si è deciso a parlare? - domandò Albert.
– Si…credo sia la ragazzina che mi lasciava i messaggi. Tutti i ragazzi coinvolti sono entrati più volte là dentro. Si passavano la voce tra loro, all’inizio, ma, a un certo punto, il racconto dell’esperienza nel Carrozzone era diventato una sorta di tabù…-
- Pensavo che, secondo quanto diceva Max, anche alcuni individui che lavoravano per Harley, dunque per i Black Ghost, erano stati convocati nel “carrozzone delle meraviglie”…- ricordò 009.
- Veramente io dicevo che li aveva convocati “il Grande Illusionista”, non che andavano in un carrozzone! – lo corresse Max.
- A questo punto mi sembra evidente che si parla della stessa cosa. – disse 004 – E’ il cosiddetto “Grande Illusionista” a far funzionare il Carrozzone. -
- Già…- riprese Joe – e, comunque, pare gli anche le persone conosciute da Max non avessero avuto un’esperienza positiva. Che cosa può creare queste differenze? La volontà di quell’essere o il tipo di soggetto che entra là dentro? –
- Io, invece, mi domando che interesse avessero i Black Ghost a stravolgere la testa a della gente che lavorava spontaneamente per loro! – disse Jet.
- I motivi possono essere tanti. – rispose Geronimo – Magari non erano efficienti, oppure potevano aver disobbedito o aver commesso degli errori…magari volevano usarli come cavie per qualcuno dei loro scopi. –
- In ogni caso non ci interessa sapere di loro – troncò Albert – Sarebbe molto più utile conoscere in maniera più precisa le esperienze dei ragazzini che stiamo seguendo.-
- Figurati! – esclamò Chang – E’ già tanto che qualcuno abbia rotto il silenzio! Meno male che questa Amy si è decisa a raccontare qualcosa. -
- Amy è molto amica di James e di Pamela, l’altra ragazza che stiamo pedinando. Quello che è accaduto a scuola deve averla impressionata davvero…- spiegò 008.
- Ti assicuro che non è stata l’unica! – confermò Bretagna.
– Ecco perché!! – esclamò Joe – La tua esperienza è stata negativa proprio perché in quel momento la tua mente era troppo coinvolta dal tentativo di suicidio di quel ragazzo! –
- Può darsi…è da stamattina che non penso ad altro…-
– E’ mai possibile che questa cosa ti abbia spaventato a tal punto? Non è mica la prima volta che vediamo spargimenti di sangue, ferite e altre cose poco simpatiche! – osservò Chang.
– Me lo sono detto anch’io, ma poi ho capito che non è stato il sangue in quanto tale, ma tutto l’insieme: il fatto che un ragazzino rifiutasse così violentemente di vivere…forse è stato semplicemente questo a impressionarmi…-
- Comunque, paradossalmente, potrebbe essere stato proprio questo stato d’animo a proteggerti là dentro e a farti ritrovare la via d’uscita… Se “il Grande Illusionista” avesse avuto accesso ad altre aree del tuo subconscio, probabilmente saresti caduto in suo potere…- notò Joe.
– Sei convinto che quell’individuo sfrutti i pensieri e gli stati d’animo di chi entra nel “carrozzone”? – disse Albert.
– Si, qualcosa del genere…deve per forza interagire con le caratteristiche delle sue vittime per riuscire a soggiogarle, individuarne i pensieri e le paure….-
- …e i desideri. – aggiunse 008.
– Esatto!- esclamò 009 - Le sue vittime desideravano ardentemente entrare di nuovo nel “carrozzone” per godere delle visioni che venivano loro offerte; non semplici visioni, bensì illusioni che davano loro la sensazione di avere tra le mani ciò che desideravano…Illusioni che venivano pagate a caro prezzo. –
- Quali desideri del cuore umano possono essere così forti? – si chiese Geronimo – Io so che alcuni desideri possono rendere schiavi gli uomini, ma cosa possono desiderare tanto ardentemente dei ragazzi che a quell’età hanno già il mondo nelle loro mani? –
Albert sorrise per l’ingenuità dell’amico.
– Forse, dove sei vissuto tu, ci si accontentava di ciò che si aveva, almeno a quell’età…ma ti assicuro che non è vero che a quindici anni hai il mondo tra le mani! Spesso è proprio allora che vorresti solo scomparire o nasconderti! –
- Quali desideri? – disse Joe, perdendosi dentro quelli che erano i suoi sogni di quindicenne – Una famiglia felice? Amici che ti stimano? …L’amore…?-
- Già. – confermò 004 – ed evidentemente quei ragazzi erano i più vulnerabili sotto questo aspetto…Magari si rendevano inconsciamente disponibili a essere “sfruttati” in un certo modo perché al “Grande Illusionista” apparivano anche i loro sogni più intimi…-
- Amy parlava anche di luoghi fantastici, di mondi non reali…-
- Vuoi dire che è qualcosa simile a “Parnassus”? – chiese Bretagna.
– Non so di che parli! –
- E’ un film e quello che ho vissuto me lo ricordava vagamente, anche se con meno effetti speciali e infinitamente più angosciante!-
- Wow, “Parnassus”! – esclamò Max - Amici, stare con voi rende superfluo l’uso dei funghi allucinogeni!! –
- Pure quelli?!? – fece 007.
- Sto provando a coltivarli, ma è difficile: forse la marijuana è gelosa! –
- Si, ma a che serve ai Black Ghost far fare certe cose a quei ragazzi? – si chiese Francoise – Loro non hanno mai sfruttato la prostituzione! –
- No, non la prostituzione – puntualizzò 004 – Bensì, in questo caso, pagare favori a politici e militari assecondando altri desideri, desideri perversi e difficilmente realizzabili. Desideri molto più concreti di quelli del carrozzone delle meraviglie! –
- Quasi un paradosso – disse Joe – usare desideri per realizzare altri desideri! -
- Ad ogni modo – concluse Jet - è evidente che i Black Ghost hanno trovato modo di concludere i loro affari usando perfino il sesso e l’amore!-
- Io non riesco proprio a capire come una cosa positiva possa essere usata in questo modo! –
- Chang, non è strano: Eros e Thanathos sono sempre andati a braccetto! – sospirò 007.
- E chi sarebbero questi due? Un’altra coppia gay? –
- No! Sono Amore e Distruzione! Vanno insieme, è fisiologico! –
- Non mi convinci: per me l’amore è solo una cosa positiva e mai andrebbe a braccetto con quel tipo lì, come si chiama, Tantalos! –
- Santo cielo! – esclamò Bretagna portandosi la mano alla fronte.
- Lascia perdere – sorrise Albert - per fortuna Chang non ha l’animo contorto come la maggior parte di noi: è ovvio che gli sia estraneo questo concetto! –
- Insomma, che facciamo? – chiese 002, impaziente.
- Aspettiamo solo un altro giorno – disse Joe – Ho saputo che le altre giostre stanno partendo, ma la nostra rimarrà al suo posto ancora una settimana…sarà più facile progettare un modo per attaccarlo. - Ancora un giorno?! Non sarebbe meglio battere il tempo? – protestò Jet.
- “Il tempo non vuol esser battuto”. – principiò come suo solito Bretagna –“Se tu fossi in buone relazioni con lui, farebbe dell’orologio ciò che tu vuoi. Per esempio, supponi che siano le nove, l’ora delle lezioni, basterebbe che gli dicessi una parolina all orecchio, e in un lampo la lancetta andrebbe innanzi! Mezzogiorno, l’ora del desinare! Potresti fermarlo su le dodici fin quando ti parrebbe e piacerebbe. Purtroppo nel marzo scorso abbiamo litigato...”—
- Questa la conosco! – disse 003 – E non è Shakespeare, ma “Alice in Wonderland”! -
- Saresti una splendida Alice. E Joe farebbe il Bianconiglio: corre sempre! –

La mattina trascorse come al solito, tra prove, lezioni e appostamenti. Nel pomeriggio Bretagna andò all’ospedale a far visita a James. Sua madre era accanto a lui, in silenzio, con il viso stanco.
- Signora, se vuole posso rimanere io qui al suo posto qualche ora…Ha bisogno di riposare e io… ho molto tempo a disposizione!- propose 007.
- La ringrazio, professore. So che, da quando ha soccorso mio figlio, lo ha preso davvero a cuore…-
- Bè, si…è così. Magari sono anche un poco responsabile: potrebbe essere stata una reazione alla mia lezione! –
La donna lo guardò basita e lui si morse le labbra. “Che idiota che sono! Mi metto a fare le battute alla madre dell’aspirante suicida! Opportuno come un temporale a un barbecue!” Per fortuna James abbozzò una piccola risata e sua madre si sentì risollevata: non gli vedeva quell’espressione sul viso da molto tempo.
- Vai pure, mamma; ha ragione il professore! –
Rimasti soli, Bretagna sentì la necessità di giustificarsi.
- Ehm…scusa, la battuta era infelice, ma sai, dopo la sega di Jake mi aspetto qualunque reazione alle mie tiritere! –
- Non si preoccupi, non è stata colpa sua! Mi dispiace, devo averla impressionata molto! –
- Diciamo che io sono un po’ più “delicato” di Punma quando vedo scorrere il sangue; sarà che lui, purtroppo, ne ha visto anche troppo fin da quando era solo un bambino…Però, a pensarci bene, non è tanto la vista del sangue a impressionare, quanto piuttosto da chi esce!-
- E da me, secondo lei, non doveva uscirne! –
Bretagna sospirò, rigirando nervosamente le mani. – Sai, ci sono categorie di persone che non dovrebbero morire mai, come i giovani amanti, i giovani genitori e…i figli. –
- Mio padre era troppo giovane per morire. –
- E anche tu. Ci hai pensato per un istante a tua madre? –
- Si. Mi dispiaceva, ma…io non ce la facevo…per lei sono più una preoccupazione e, dopo la mia morte, sarebbe stata abbastanza forte da risollevarsi…-
- E’ spietato ciò che dici, lo sai, vero? Ci sono “preoccupazioni” che danno un senso alla nostra vita e tu ne dai alla sua! –
- La prego, non mi faccia la predica! E’ la mia vita, allora, a non avere senso! –
- Tutte le vite hanno un senso, pure quella di un’ameba! Comunque…niente prediche, non le ho mai sopportate! Sai, in parte ti capisco: anch’io sono rimasto solo quando ero molto piccolo e…in ciò che restava della mia famiglia non è che l’affetto fosse una merce diffusa. Però, nonostante tutto, se ho raggiunto questa età significa che non mi sono suicidato a diciassette anni!-
- Sa una cosa? Se accetto la predica da lei non è perché l’ho messa in pericolo quando avevo il pugnale in mano, ma solo perché almeno lei non mi fissa con lo sguardo patetico evitando la parola “suicidio” o chiedendomi perché l’ho fatto! –
- Grazie! –
- E poi… ci sono cose che non potete sapere…- 007 purtroppo, le sapeva almeno parzialmente. Continuò a non chiedere nulla, anche se una parte di lui avrebbe voluto utilizzare quel frangente per portare avanti le indagini…sapeva che avrebbe dovuto farlo, ma gli sembrava di diventare terribilmente inopportuno e, almeno per una volta, decise di non esserlo. Ci furono alcuni istanti di silenzio. James guardava il soffitto pensieroso, stringendo debolmente la mandibola, come se avesse voglia di parlare. Fu lui, infine, a rompere il silenzio con una domanda:
- Professore, Shakespeare era gay? –
- Uh…sulla faccenda c’è una certa ambiguità; alcuni sostengono che lo sia stato, considerando il contenuto omosessuale di alcune poesie, mentre per altri era solo un esercizio di stile, visto che aveva anche moglie e figli...in realtà né la prima né  la seconda considerazione valgono a dimostrare la sua omosessualità o la sua eterosessualità…sulla cosa vige il mistero. Ad ogni modo, ritengo che sia molto più importante ciò che si fa fuori dalla camera da letto, visto che è lì che si trascorre la maggior parte del tempo! –
- Già. –
- Però…non c’è niente di male se ti piacciono gli uomini! –
- Anche a lei…piacciono? –
- Ho sempre pensato che avessero troppa roba in basso e troppa poca in alto! Però ho avuto molti amici con questi…gusti! Spesso erano le persone più sensibili, anche se alcuni possedevano una bastardaggine decisamente femminile! –
James abbozzò un sorriso che rincuorò l’inglese, poi parlò di nuovo.
– Il fatto è che molti pensano che se sei così sei una specie di pervertito, uno che potrebbe fare ogni porcheria per piacere e non per amore…-
- Non so che tipo di persone conosci, ma non è così…Però, dovessimo farci un’idea di qualcuno in base ai suoi gusti a letto, bisognerebbe levare il saluto a parecchie coppie etero! Tu te lo immagini: “ a tua moglie piace farti vestire da Minnie e frustarti legato alla lavatrice? Ti tolgo il saluto!”-
Il ragazzo fece una risata.
- Come diavolo fanno a venirle in mente cose simili? –
- Così…altra deformazione professionale: per un periodo ho fatto cabaret. Giuro che io non ho queste tendenze!! –
James sorrise di nuovo, poi il suo sorriso divenne amaro.
- Però agli etero nessuno chiede niente…se invece non lo sei…-
- Andiamo, vivi in un’epoca in cui non dovrebbe essere un problema dichiararsi gay! Dovevi vedere cos’era la Londra dell’ottocento! –
- Lei l’ha vista? –
- Ah – ah. Spiritoso! –
- …Per mia madre sarebbe un problema. – fece una pausa, poi riprese a parlare prima che Bretagna potesse obiettare alla sua ultima affermazione – In un mondo ideale chi ami non muore mai e chiunque può amarsi liberamente…-
Ora il suo sguardo era lontano, perso alla ricerca di qualcosa che non riusciva più a trovare…come quello di pochi giorni prima.
- E’ tanto appagante il carrozzone delle meraviglie?- domandò bruscamente 007.
- Come fa a saperlo? –
- Non ha importanza. Comunque sappi che ci sono entrato anch’io…Non fissarmi così: non è stata un’esperienza piacevole, ne sono uscito per miracolo: è evidente che non fa a tutti lo stesso effetto…ragazzo mio, comprendo ciò che è stato…intendo…di tuo padre. Ma non puoi avere a diciassette anni le malinconie e i rimpianti di un cinquantenne! –
- Io…lì, nel carrozzone, ho ritrovato la felicità perduta e quella che non potrò mai avere…- gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime…
- Come fai a dirlo? E poi non bisogna mai cercare la felicità perduta, ma solo la felicità nuova, quella che nessuno ti regala ma che conquisti da solo! –
Quelle parole ebbero come l’effetto di calmare l’animo di James, che asciugò gli occhi e cercò di sorridere.
– Lo pensa davvero?-
- Certamente! Il resto è da meno: troverai anche un ragazzo che ti ama davvero e, in un modo o nell’altro, vedrai che tua madre accetterà la cosa! –
L’arrivo delle voci di alcuni ragazzi nel corridoio lo fece subito tacere. Nella stanza entrarono Robbie, Thomas e Sara, una ragazzina dai capelli biondi. All’inizio erano un po’ imbarazzati, soprattutto quando alla domanda “come stai?” James rispose cinicamente: “come uno che ha provato a togliersi la vita e non c’è riuscito!”. Poi, per fortuna, Bretagna li sbloccò, parlando di quello che facevano a scuola e costringendo Thomas e Robbie a recitare uno dei dialoghi tra Puck e Oberon, che andò a finire in un mare di risate.
– Professore, che vuole? Ancora non ho studiato bene la parte! – protestò Thomas.
-  Me ne sono accorto, se quando parli di Titania dici “quella zoccoletta di mia moglie”! - disse 007 suonandogli il copione sulla testa!
Dopo che i ragazzi andarono via, anche Bretagna fece per congedarsi. James era molto più sereno e, in parte, meravigliato dell’atteggiamento dei suoi amici:
- Professore, non mi hanno chiesto niente! –
- Bè, viva la discrezione! –
- E’ stato lei a parlargli? –
- Nooo, che ti viene in mente? E’ stato Punma!-
Dopo l’incidente Punma aveva fatto tutta una serie di raccomandazioni alla classe, dicendo loro:
- Mi raccomando, fategli sentire il vostro affetto: è molto importante, in questo momento. Ed evitate, se potete, di fargli domande: quando vorrà, sarà lui a parlare! -

Come previsto da Joe, il giorno seguente vi fu la partenza delle altre giostre; solo “il carrozzone delle meraviglie” rimase al suo posto, ad attendere non si sa cosa. Non c’era più niente che impedisse di sferrare un attacco al loro nemico. Decisero che quella sera sarebbero entrati in azione.
La mattina Max scortò Punma a scuola: non aveva un granché da fare e gli stava piacendo un po’ di compagnia. 008 entrò in classe ansioso di vedere Amy: era stata l’unica a rompere il muro di omertà; il giorno prima gli era sembrata molto tesa e, in qualche modo, strana…Forse fu per questi pensieri che notò immediatamente la sua assenza. Preoccupato, domandò ai ragazzi come mai non ci fosse; loro si stupirono del fatto che notasse l’assenza di una persona della quale non si notava neppure la presenza!
- Dovevo interrogarla insieme ad un paio di altri fortunati! – rispose, mascherando il suo interesse. Dal banco vicino a quello della ragazza un paio di persone stavano ridacchiando tra loro.
– Ha riaperto il luna park! –
Quella frase, colta casualmente, scosse Punma, che ebbe immediatamente un brutto presentimento. Si scusò un istante con i ragazzi e corse fuori a controllare se Max fosse già andato via; per fortuna era rimasto nel corridoio della scuola  a contemplare con interesse il murales sulla parete dello sgangherato campo di basket; lo prese e lo trascinò in classe, sussurrandogli solo un paio di parole:
- Max, resta tu a controllare la classe: parla di qualunque cosa, ma non di droga!! – poi aggiunse agli alunni – Devo assentarmi urgentemente…un…problema di famiglia! – detto questo si dileguò come uno spettro, lasciando il povero Max interdetto davanti a trenta paia di occhi che lo guardavano basiti.
- Ehm, buongiorno…vi parlo di astrologia o di giardinaggio? –
- Astroche?-
- Vi faccio l’oroscopo?-

Punma sapeva che quanto stava per fare era folle e sconsigliabile; non aveva certezze ma, se davvero, come immaginava, Amy era andata al carrozzone delle meraviglie, c’erano tutte le condizioni per renderla schiava dei Black Ghost. Quando arrivò nel luogo che prima ospitava il luna park, raggiunse inizialmente quella che sapeva essere la postazione dalla quale i suoi amici controllavano l’area. Là c’era nuovamente Jet, che aveva  appena dato il cambio a Chang.
- Hai notato se è entrata una ragazzina di colore con un maglione ampio dalle tinte neutre? – chiese.
- Tinte neutre? Parli come uno stilista! Comunque si, appena pochi minuti fa. – rispose l’amico, guardandolo un poco diffidente: sapeva che 008 non avrebbe dovuto esser lì a quell’ora.
- Maledizione! Ne ero certo! 002, devo entrare e tirarla fuori! –
- Che dici?!? Ti sei rincitrullito anche tu??? Sai benissimo che non dobbiamo entrare in azione prima di stasera!! –
- Lo so, ma credimi, è un’emergenza!-
- Ma che cavolo vi prende a tutti?! Vorrei ricordare che qui sono io quello impulsivo, mentre 007 è il pazzo sconclusionato e tu sei quello logico e ponderato!! –
- 002, non sto facendo un gesto impulsivo: Amy è in pericolo e io devo assolutamente salvarla! -
- Tu sei matto!! Non sappiamo che succede se c’è qualcun’altro dentro: potresti anche metterla in pericolo!-
- So solo che quella ragazza non deve essere lì. Lasciami fare e stà pronto se dovessi tardare a uscire! – detto questo, si precipitò verso la giostra, lasciando Jet completamente interdetto.
– Dannazione!!! – sbottò seguendo il suo compagno con lo sguardo –E meno male che sono io quello irrazionale!! Mi sa che da questo momento ci mando solo gli altri a sorvegliare ‘sto dannatissimo posto, così almeno non assisto a tutte le idiozie che fanno!!! Odio i miei compagni di squadra!! –
Punma passò con decisione e indifferenza davanti al tizio del botteghino, che cercò di opporsi invano: il ragazzo aveva già sfondato l’ingresso con un calcio ed era entrato.
Superò le tende nere del disimpegno e fu investito da un profumo di incensi che riempiva una camera piena di cuscini e divani di varie forme; l’atmosfera era soffusa, ma non rilassante…c’era una luce calda e qualcosa di morboso nell’aria, come se quel luogo fosse un’alcova pensata per il sesso; difatti i sospiri che udì poco lontano da lui non lasciavano alcuno spazio ai dubbi. 008 si mosse piano nella direzione dei suoni, scostando con cautela la trama di veli che scendevano come tende dal soffitto. Vide Amy sdraiata in un grande letto circolare coperto da lenzuola di raso, nuda, che sospirava di piacere sotto il corpo di un uomo di colore che l’amava passionalmente.
– Amy! – la chiamò, interrompendo quello che non sapeva se essere solo una visione o la realtà. La ragazza scattò a sedere, con il viso pieno di paura e vergogna, sottraendosi all’uomo che era con lei e fuggendo via verso una piccola porta nera. Punma le scattò dietro, ma fu trattenuto un istante dall’orrore che lo pervase quando, guardando in faccia l’uomo che era con lei, vide che era una copia esatta di se stesso, che lo fissava con un sorriso malvagio e compiaciuto! Scosse il capo, ricordando che era tutta un’illusione voluta dal signore di quel luogo e si lanciò letteralmente dentro l’apertura nera, che stava deformandosi e rimpicciolendo. Appena l’attraversò si vide in una specie di enorme vallata, finta come la scenografia di un luna park e mobile come se fosse fatta di mercurio. La porta alle sue spalle scomparve, mentre vedeva Amy coperta solo da un drappo rosso correre lungo un sentiero a forma di serpente. Tutto intorno a loro aveva le tinte di un film in tecnicolor, ma il luogo verso il quale si dirigeva la ragazzina era una collina grigia dentro la quale si apriva la bocca di una galleria.
– Amy, fermati, ti prego! – le gridò. Lei si voltò per un istante, con le lacrime agli occhi, incerta se ascoltarlo, ma poi varcò veloce l’ingresso della galleria. Teoricamente Punma l’avrebbe raggiunta immediatamente, ma quel mondo non era reale e la sensazione sgradevole che aveva era di non riuscire a percepire bene gli spazi e le distanze; in più era come se i suoi poteri di cyborg lì dentro non esistessero! Tuttavia, con fatica, riuscì quasi a raggiungerla. Dentro era buio e non era una galleria, ma l’antro di una grotta. Vide la ragazza correre verso delle grandi dita che sembravano fatte di stoffa nera.
– Nascondetemi, vi prego! – disse loro, che si allargarono permettendole di infilarcisi in mezzo.
- Amy, ascoltami! Devi venire con me!! – Mentre parlava, altre dita si allungarono verso di lui avvolgendolo come tentacoli. 008 reagì usando tutta la forza di cui era capace, facendoli a brandelli. La ragazza ebbe paura: non pensava che gli oggetti del suo rifugio avrebbero tentato di fargli del male. Il suo professore era ansimante, ma stava bene e ora tendeva la mano verso di lei.
– Coraggio – le disse, cercando di tranquillizzarla – andrà tutto bene. Vieni con me, forza! –
Amy stava uscendo dal suo nascondiglio, che si sbriciolò come cenere, ma mentre stava per porgere la mano a Punma, l’immagine con cui stava facendo l’amore prima dell’arrivo di 008 si materializzò dietro di lei, a torso nudo, trattenendola per le spalle.
– Non andare! Lui non ti ama e non ti amerà mai, lo sai bene. Rimani qui, insieme a me! –
La ricomparsa dell’altro ”se stesso” fu un colpo basso per Punma. Cercò di riaversi immediatamente dalla sorpresa e pensare in fretta. Gli tornarono alla mente le ipotesi fatte da Joe: il “Grande illusionista” sfruttava le emozioni di chi entra nel “carrozzone” e interagiva con esse pilotandole a suo favore…era quindi fuori discussione ingaggiare una lotta con l’amante virtuale di Amy: sarebbe servito solo a spaventarla. Si domandò se quell’apparizione fosse frutto dell’inconscio di Amy o se fosse una creazione del “carrozzone” e si rispose che probabilmente era originata dal primo e pilotata dal secondo; quindi, prima che la stessa apparizione potesse armarsi contro di lui, 008 provò ad agire direttamente su Amy.
- Amy, non ascoltarlo: io sono reale, mentre ciò che c’è qui dentro non lo è! –
Dopo che ebbe pronunciato quella frase, avvertì come la sensazione che qualcosa in quel mondo si stesse animando, pronta a scattargli contro. L’altro se stesso strinse la ragazzina, carezzandole il viso.
- No, non ascoltare lui. Io posso esaudire tutti i tuoi sogni, posso comprendere ogni tuo sentimento; per lui, invece, sei soltanto un banco occupato dentro una classe affollata. Per lui sei completamente invisibile! –
La ragazza era confusa, e la vicinanza così intima dell’uomo che amava la stava quasi catturando, se non fosse stato che avvertiva in modo realmente concreto solamente la presenza di 008; le ultime parole pronunciate da lui la scossero definitivamente.
- Non sei invisibile. La prova è che sono qui per te! –
Amy tese inconsciamente la mano in direzione di Punma, il quale l’afferrò forte mentre tutto quello che li circondava sembrava ripiegarsi su di loro per ingoiarli.
– Che succede? Che facciamo? – domandò preoccupata.
Punma la fissò negli occhi, cercando di infonderle tutta la forza di cui era capace.
- Tu sai dov’è l’uscita! Aprila!  –
La ragazza tentennò, ma poi indicò una porta tagliata nella parete della grotta. Corsero in quella direzione, mentre una voce profonda e inquietante si levò nell’aria, rivolgendosi ad Amy.
“ Non illuderti: nessuno che conosca questo luogo e lo rivela, spezzando l’illusione, può restare vivo. Ricordatelo!”
Fuori c’era il mondo reale e Jet, in compagnia di Joe. Tirarono un respiro di sollievo nel vederli entrambi salvi, anche se Punma aveva l’aria stravolta.
- Abbiamo provato a contattarti con la trasmittente – disse Joe – ma il segnale era completamente assente! –
- Si, presumo che i poteri di quel tale creino uno schermo intorno al carrozzone…-
- Come state? –
- Tutto bene…aveva ragione Bretagna sugli effetti di quel posto, tranne che in una cosa: non è “Parnassus”, quanto piuttosto “Matrix”! - 
Punma accompagnò la ragazza fino a casa: era estremamente spaventata e la minaccia che aveva ascoltato non gli piacque affatto. Chiese a Joe di sorvegliarla e si avviò verso il residence, con un’enorme voglia di infilarsi sotto la doccia e non pensare a niente; purtroppo per lui, appena arrivato, si accorse subito che “qualcosa” non andava: varcata la soglia, sembrava di entrare in una zona di guerra! In mezzo alle macerie stavano Chang, Albert e Geronimo insieme ai resti fumanti di sei o sette androidi! Era più che evidente che erano stati scoperti e adesso il gioco si faceva duro. Gli altri arrivarono più tardi, quando 004 e 005 si erano allontanati con i compromettenti resti dei “sicari tecnologici” che certamente non era il caso di lasciare lì. 006 cercava pazientemente di riassettare l’appartamento, senza rendersi conto che occorreva una vera e propria ristrutturazione! La situazione si complicò quando, verso sera, si presentò anche Joe in compagnia di Amy!
- Cosa ci fai qui con lei?! – esclamò Punma.
- Pare che il Grande Illusionista abbia cercato di concretizzare la minaccia inviando un sicario per ucciderla! –
- E ha bisogno di sicari? – chiese 007, ricordando quello che faceva fare ai ragazzi. Fu Ivan a rispondere alla domanda.
- Non ne avrebbe bisogno, se la ragazza fosse stata soggiogata mentalmente da lui…per fortuna quella era solo la prima volta che andava al “carrozzone delle meraviglie” e  008 l’ha portata via prima che cadesse in suo potere! –
- Ho pensato che sarebbe stato meglio ospitarla qui da noi finché la situazione non si fosse risolta. – spiegò 009.
- E…tipo avvisarci prima? – protestò Jet.
- Io direi con una certa approssimazione che questo posto non è più sicuro! – commentò Bretagna osservando le macerie e l’anta della credenza che precipitava sulla testa di Chang!
Jet sbuffò. – Piuttosto che cercarmene un altro, preferisco tornarmene al “Dolphin”! –
- Tanto nessun posto è sicuro! – disse Albert affacciandosi sulla porta – Ormai siamo agli sgoccioli, dobbiamo chiudere la faccenda quanto prima. Stare qui o altrove non cambia nulla! –
- Si, ma…- intervenne Francoise perplessa – che si fa con Amy? –
In tutto quel tempo la ragazza era rimasta ammutolita e stordita dagli eventi: prima quella passione improvvisa per il nuovo professore, poi le illusioni del “carrozzone delle meraviglie”, alle quali era stata sottratta dallo stesso oggetto dei suoi desideri; avevano attentato alla sua vita ed era stata salvata da un principe azzurro biondo e, infine, si ritrovava in un appartamento con il principe azzurro e con due dei suoi docenti insieme a un gruppo di sconosciuti dall’aspetto quanto meno pittoresco!
- Ma…ma voi…chi siete realmente? – domandò con un filo di voce. Quella domanda era sempre imbarazzante!
Punma prese la parola e le appoggiò le mani sulle spalle, cercando di tranquillizzarla, del tutto inconsapevole della tachicardia che il suo tocco apparentemente innocuo stava provocando in quel momento alla fanciulla!
- Prometto che ti dirò tutto alla fine di questa storia, abbi pazienza. Ti chiedo solo di non parlare con nessuno di tutto ciò che hai visto e di noi! –
- …naturalmente, sia chiaro, che se dovessi parlare non ti ammazziamo! – pensò di specificare Bretagna, considerando la piega che avevano preso gli eventi quel giorno! – La conseguenza seria è che ci impediresti di aiutare te e i tuoi amici! –
Amy comprese e annuì, senza chiedere nulla.
- Si, si – tagliò corto Jet – però 003 ha ragione: che facciamo con lei? –
Cinque minuti dopo la ragazza, scortata da 007 e 008, era in casa di Max, che, inizialmente, fu un po’ imbarazzato nel farsi “beccare” da una sconosciuta mentre stava per immergere una manciata delle sue “foglie verdi” dentro una tazza d’acqua bollente!
- Stavo…stavo preparando…ehm…-
- …un’acqua bollita! – continuò Bretagna al suo posto, tirandolo in disparte – Metti via quel “the giamaicano” e vieni qui che dobbiamo parlarti! -
Come al solito, superata la sorpresa iniziale, Max si adeguava alla situazione come l’acqua a un contenitore! Capì subito il rischio che correva Amy e accettò di ospitarla senza fare problemi.
- Qui dovresti essere al sicuro: Max è un poliziotto sotto copertura! – mentì Punma per tranquillizzare la ragazza, mentre il loro ospite stava per obiettare qualcosa prima di venir trattenuto da una discreta quanto dolorosa pedata di 007. 
- Mi raccomando, non uscire da qui e non aprire a nessuno! – si raccomandò ancora 008.
- E non fumare niente, che queste piante servono da copertura per “l’agente Max” e sono tutte registrate dalla polizia! – aggiunse Bretagna. Il ragazzo lo chiamò in disparte.
- Amico, a parte che senza darle neanche una foglia sembro un taccagno, ma dico: mi avete fatto passare per uno sbirro! –
- Dopo che ti sei fatto passare per Black Ghost puoi sopportare questo ed altro!-

 

Cap.3

 

Il “carrozzone delle meraviglie” appariva totalmente isolato in mezzo alla radura erbosa sotto la collina; a vederlo in quel modo, faceva un effetto straniante…
L’idea era quella di entrare subito in azione sferrando un attacco frontale e diretto, ma Ivan rivelò loro che questo non sarebbe stato possibile:
- C’è una barriera intorno a quest’area, di intensità pari a quelle che riesco a materializzare io stesso; anche volendo, non riuscireste a farlo saltare in aria neppure con mille bombe! -
Ormai l’unica cosa da fare era restare a sorvegliarlo, aspettando che, prima o poi, “il Grande Illusionista” abbassasse la guardia. 001 era convinto che un simile artificio non poteva essere mantenuto per troppo tempo. Si divisero in gruppi, circondando l’area come un esercito che assediava una roccaforte: Joe e Francoise, insieme a Ivan, erano sul fianco della collina a ovest; Jet e Albert si erano sistemati alle spalle della costruzione a nord, mentre Geronimo e Chang occupavano la pianura a est e Punma e Bretagna stavano sulla collina, armati di binocolo, in direzione sud.
Punma era completamente assorto nell’osservazione di tutti gli ingressi, mentre Bretagna stava leggermente abbassando la guardia, cosa che gli capitava abbastanza spesso quando il lavoro di sorveglianza si protraeva troppo a lungo e quando poteva contare sull’attenzione di qualcun altro! Un ramo spezzato alle loro spalle li fece sobbalzare e Punma fu velocissimo a puntare la pistola contro il malcapitato.
- N…non ho fatto niente! Ho solo portato un thermos di caffè! –
Non c’era bisogno di avere la vista di un gatto per identificare subito l’inconfondibile sagoma di Max! Quasi automaticamente, ogni sua apparizione era accompagnata, nella testa di 007, da un motivetto di Bob Marley!
- Non è possibile! – esclamò Punma – Che ci fai qui?! –
- Amico, non ci senti? Vi ho portato il caffè! – 007 e 008 si passarono esasperati la mano sul viso praticamente in contemporanea!
- Sei molto gentile, Max – disse Punma, parlando al posto dell’amico che guardava ancora Max con l’espressione incredula – però non siamo a una gita o a una conferenza e stare qui è pericoloso! –
- Il caffè si beve solo alle gite e alle conferenze quando non sono pericolose? – fece il ragazzo meravigliato.
- Ti rendi conto che potresti trovarti da un momento all’altro in mezzo a una battaglia?! – incalzò 008 ignorando la sua surreale domanda.
- Non c’è problema: in quel caso prendo il motorino e scappo via! –
- Quell’affare scassato non ti metterebbe in salvo nemmeno se  i proiettili volassero al rallentatore! – gli fece notare 007.
- Non dire scemenze, amico: è velocissimo! Quando porto le pizze arrivano sempre calde come appena sfornate!-
- Ah, se le pizze arrivano calde, allora! – disse Bretagna sconsolato.  
- Ci rinuncio! – disse 008 ripuntando il binocolo.
- Senti, ma…Amy? – domandò Bretagna, facendo voltare Punma di scatto: aveva quasi dimenticato che la ragazza alloggiava da Max.
- Dorme come un ghiro e ho preferito uscire…le ragazze mi fanno sentire sempre un po’ a disagio!-
- Ma come? – obiettò 007 – Se eserciti perfino la prostituzione con una notevole disinvoltura? –
- Si, ma quelle sono donne! Le donne sono tranquille, materne, rassicuranti; le ragazze, invece, sono imprevedibili, inquietanti e misteriose! -
- Complimenti: sei ufficialmente iscritto anche tu alla gara “chi ha il problema più grosso”! Bè, visto che ti sei disturbato, io ne approfitto! – concluse Bretagna versandosi un caffè.
- Ne ero certo! – bofonchiò Punma.
Max sembrava soddisfatto di aver dato un senso a quell’uscita notturna.
- Lo porto anche a Francoise e a Jet! – disse.
- Te lo sconsiglio – rispose 007 – Francoise è romanticamente impegnata con Joe e con Jet c’è Albert che potrebbe spararti senza riflettere se non ti identifichi subito! Poi glielo porto io! -
- Ah…ok. Allora resto un po’ qui con voi: è una bella serata! –
Punma sospirò innervosito, rivolgendosi a Bretagna – Per piacere, spiegaglielo tu che non può stare qui! –
- Va bene, penso che abbia capito…-
- A me pare il contrario! – ribatté guardando Max accomodarsi sul prato sorseggiando il caffè.
- Amico, grazie che ti preoccupi per me, ma io sono avvezzo al pericolo: lavoravo per i Black Ghost, ricordi? –
- Intanto tu non lavoravi per i Black Ghost, ma per uno sfigato che eseguiva per loro piccoli lavori di bassa manovalanza! – gli ricordò Bretagna.
- Si, è vero, ma anche chi lava i pavimenti occupa il suo posto nell’azienda! –
- Che vuoi dire? –
- Che pure se facevamo piccoli lavori, l’azienda era quella! –
- Fossi in te, cercherei di depennare questa cosa dal curriculum! –
Restarono in silenzio per un po’. Non succedeva praticamente nulla e tutto dava l’impressione di essere avvolto nel sonno.
- A quest’ora staranno sognando nei loro letti! – osservò Max.
- Può essere…se continua questa calma proveremo ad attaccarli lo stesso! E comunque non possono restare barricati per sempre! – rifletté Punma, anche lui stanco di quella situazione, mentre Bretagna stava totalmente perso nei suoi pensieri e si era praticamente sdraiato sul fianco della collina fissando il cielo.
- Punma, non ti sembra che stasera quelle due stelle lì siano più vicine?-
- Mha, non saprei….la volta celeste si sposta, ma la posizione delle stelle l’una rispetto all’altra, non risulta da nessuna parte! -
-…Sembra quasi che la piccola stia facendo la corte a quella grande…- a Pumna scappò un sorriso guardando l’amico: lui era da sempre abituato a vivere sospeso su una corda, nella condizione di doversi difendere o di difendere qualcuno, mentre questo non faceva proprio parte della forma mentis di 007.
- …che poi è così strano: alle volte si sta così vicini a qualcuno e invece si è distanti anni luce!-
- Stasera sei un po’ troppo nostalgico: finirà che me lo attaccherai! – disse 008, versandosi anche lui un caffè, senza mai perdere di vista il carrozzone.
- Amico, come sei romantico! Non ti ci facevo! – disse Max, che si era steso anche lui sorseggiando caffè.
- Perché, gli arieti non lo sono?- fece 007 sorridendo, risvegliandosi dalle sue personali considerazioni.
- No, non è questo…e poi dipende dall’ascendente. Ti ho calcolato l’ascendente? –
- No, ma va bene così, grazie lo stesso! –
- Prima…ti riferivi a qualcuno in particolare? A una persona che conoscevi? –
- No…si…voglio dire…Alle volte la mia testa è come una radio fuori sincrono che va da un canale all’altro, non farci caso...-
- Aspettate! – esclamò di colpo 008, aguzzando la vista – E’ uscito il tirapiedi dell’illusionista! Si sta dirigendo verso 009 e 003! -
Joe gli puntò contro l’arma, ma il tizio non aveva intenzioni bellicose: era lì solo per portare un messaggio del suo capo.
- Stai calmo ragazzo! – esordì restando con le mani in alto – dovreste esservi resi conto da un pezzo di essere in una situazione di stallo! Non riuscirete mai a infrangere la barriera intorno a noi e noi, d’altra parte, potremmo facilmente rompere il vostro accerchiamento chiamando rinforzi! –
- Quindi tu sei qua per aiutarci? – chiese 009, ironico.
- Io sono qua perché voi e il mio padrone avete le stesse intenzioni: distruggervi a vicenda! – rispose con un sorriso beffardo – dunque perché non abbreviare i tempi e accettare un onesto duello con lui? –
- Perchè è un inutile rischio da correre – rispose la voce di Ivan – So benissimo che la barriera del tuo padrone non può restare in piedi per sempre! Al momento opportuno lo attaccheremo e vedremo chi ne uscirà vivo! –
- Perspicace, il moccioso! Ma non ha calcolato che sarete costretti ad accettare la proposta! -
In quel momento, dietro di loro, apparve Pamela, la ragazza che Joe aveva pedinato all’inizio; aveva lo sguardo vuoto e si puntava al collo un coltello. Parlò con un’intonazione della voce che sicuramente non era la sua: stava “prestando” il suo corpo al Grande Illusionista.
- Affrontatemi, se ne avete il coraggio! Se non entrate a farlo, ucciderò tutti quelli che sono sotto il mio potere!-
– Sei stato tua a spingere James al suicidio! – ringhiò 009, mentre il resto della squadra lo raggiungeva, capacitandosi di ciò che accadeva.
- No, quello è stato un atto di ribellione: lui mi serviva ancora!- rispose il Grande Illusionista attraverso la ragazza.
- Dimmi dove sei: vango a prenderti di persona! – continuò Joe.
- E’ proprio ciò che spero: uno scontro leale! Vieni pure, tu e i tuoi amici! La giostra è aperta, i visitatori possono entrare due alla volta; gli altri dovranno attendere che chi è dentro finisca il giro: basta aver pazienza, tutti, prima o poi, escono. Vivi o morti! –
- Noi non ci muoviamo senza riflettere! - intervenne 004 - Ti daremo una risposta dopo averne parlato insieme. –
- E sia. Ma non più di cinque minuti, altrimenti la lama del pugnale si tingerà di rosso!-
Si riunirono in cerchio, mentre, a pochi metri di distanza, stavano la ragazza soggiogata e il pittoresco collaboratore dell’ Illusionista.
- Bisogna essere concreti, logici, distaccati e non lasciarsi andare…- disse Ivan – Potrei affrontarlo io stesso, se non avessi troppi angoli oscuri dentro di me. – ammise a malincuore.
Istintivamente tutti si voltarono verso Albert, prima che Max attirasse la loro attenzione:
- Vi consiglierei di mandarci un capricorno o una vergine.-
- Si. Non c’era bisogno di consultare gli astri per sapere che le persone più indicate sono 004 e 005! – disse Jet.
- No, Jet! – intervenne Joe – Questa volta andrò io! Sono stufo di assistere a tutto quello che succede senza poter intervenire una volta per tutte!! –
- Guarda che la penso come te, ma hai sentito 001? –
- No, amico, tu non puoi assolutamente andare!! – disse Max – Sei un toro!! Sei troppo sensibile e sentimentale e se la tua infanzia non è stata più che serena, ti porti appresso quelle lacune a vita!! –
Joe lo guardò di sbieco.
- Non è mia abitudine affidarmi all’oroscopo prima di affrontare una missione! –
- Oroscopo a parte, quello che ha detto su di te è vero. E adesso non possiamo concederci di sbagliare, visto che “qualcuno” ha già agito troppo d’istinto mettendoci allo scoperto! – sentenziò Albert, rivolgendo uno sguardo verso Punma, che si sentiva con la coscienza a posto, e Bretagna, che istintivamente finse di guardare da un’altra parte.
- Albert, tu sei proprio certo che non riesca a condizionarti?- chiese 009, consapevole delle affermazioni dell’amico ma altrettanto consapevole di non voler mollare.
- So già come potrebbe “illudermi”: è prevedibile. Ma non sa che per me Hilda è un punto di forza, non una debolezza! – rispose 004, capendo a cosa si riferiva l’amico.
- Lascia perdere! – insistette Max con Joe – Fai andare la vergine col capricorno! –
- Vuoi smetterla di chiamarmi “la vergine”, che non suona neanche troppo bene?!-
- Servirà qualcuno che intervenga, se le cose andassero storte – parlò nuovamente 001 – quindi noi resteremo qui mentre 004 e 005 andranno dentro. –
- Fate molta attenzione – disse 008 – quando sono entrato io, mi sono ritrovato in un mondo labirintico; non so se esiste un vero metodo per orientarsi, ma sono certo che costruire certe visioni è il modo che ha il nostro nemico per nascondersi. –
- Quindi bisognerebbe pilotare le stesse visioni per obbligarlo a uscire allo scoperto…- disse 009.
- Non penso sia una cosa semplice…- continuò 008 – anche perché è difficile distinguere le sue “creazioni” dalle proprie. Però ho avuto la sensazione che si possano, in qualche modo, materializzare oggetti e situazioni: io ed Amy siamo fuggiti perché lei ha desiderato trovare la via d’uscita. E’ davvero  un po’ come “Matrix”. –
- Quel film non l’ho visto. – disse 004 – Da quando sono costretto a vivere dentro una storia di fantascienza, non ho nessuna voglia di vederne altre. Io sono pronto. Andiamo?-
Geronimo annuì e i due si incamminarono verso il carrozzone preceduti dal “bigliettaio” sotto lo sguardo teso dei loro amici. Quando furono dinanzi la porta metallica, il loro accompagnatore gli fece galantemente il gesto di accomodarsi, sibilando con un sorriso: “Buon divertimento!”.
Come i loro amici in precedenza, 004 e 005 attraversarono il piccolo corridoio nero e sollevarono la pesante tenda che ne chiudeva la fine; nel farlo, trasalirono: voltandosi per guardarsi l’un l’altro, si resero conto di essere stati separati.

Il paesaggio che si aprì dinanzi a 004 era surreale: fiori enormi, alti più di una persona, e animali antropomorfi che chiacchieravano tra loro abbigliati come antichi cortigiani popolavano quel posto. Tutto aveva un’aria straniante, ma anche vagamente familiare.
“E’ da escludere che io sia stato qui in precedenza…Si, ma…allora? – mentre si interrogava, avanzando con circospezione, gli si palesò davanti una lunga tavola apparecchiata per il the e fu allora che gli vennero in mente due cose: le illustrazioni di un libro di “Alice in Wonderland” che aveva da bambino e la citazione fatta in precedenza da Bretagna, che si ritrovò improvvisamente dinanzi nelle vesti del cappellaio matto!
“Maledizione!” imprecò mentalmente “Sono io che sto condizionando il luogo: 007 mi aveva parlato di “Alice in Wonderland” ed ecco qui che il bastardo che governa questo posto utilizza il mio ricordo! Cerca di confondermi, ma devo riuscire a stanarlo!”
- Perché un corvo somiglia a uno scrittoio? – domandò quella figura uguale al suo amico.
- Credo potresti fare qualche cosa di meglio che perdere il tempo, proponendo indovinelli senza senso. – rispose Albert, attenendosi al copione ma rivolgendosi, piuttosto che al personaggio che aveva dinanzi, al suo inquietante ospite.
- Se tu conoscessi il tempo come lo conosco io, — rispose il Cappellaio — non diresti che lo perdiamo. Domandaglielo. –
- Non comprendo che vuoi dire — osservò.
- Certo che non lo comprendi! Scommetto che tu non hai mai parlato col tempo. -
- No, ma  la cosa non mi riguarda! –
- Allora ti interesserà sapere che Alice è passata prima e adesso starà per essere giustiziata dalla regina! –
- Chi è Alice? –
- Il numero tre di questo the dove il due neppure c’è! -
Detto questo, Albert si allontanò perplesso, domandandosi il perché di quella sceneggiata e se vi fosse un senso in quelle parole.
“Se tenta di distrarmi, dovrebbe già sapere che è tutto inutile! A meno che…”
Un pensiero gli attraversò la mente: che il “Grande illusionista” non si celasse proprio dietro i panni di uno dei suoi amici! In tal caso sarebbe stato rischioso eliminarlo: 004 era chiuso in quel luogo, ma se fuori fosse accaduto qualcosa agli altri? Se fossero stati, in qualche modo, trascinati dentro?
Mentre rifletteva su questo, accanto a lui si materializzò Joe, abbigliato come un uomo dell’ottocento e con un vistoso orologio da panciotto.
“Accidenti, non mi dire che…è il Bianconiglio! Per fortuna non ne ha le orecchie: anche il mio subconscio è poco fantasioso!”
- Sbrigati! – gli disse – Se non arriviamo in tempo, Alice sarà uccisa!! –
Pronunciate queste parole, gli fece strada oltre una porta che si apriva nel tronco di un albero, attraverso la quale ebbero accesso a una vasta aula di tribunale.
- TAGLIATELE LA TESTA!! – urlò la regina verso la figuretta incatenata in un angolo.
Era come Albert aveva immaginato: Alice era Francoise, e delle carte gigantesche armate di mannaia stavano per avventarsi su di lei! In realtà, reputava superfluo intervenire, ma il dubbio di poc’anzi, unito a una sorta di riflesso condizionato, gli imposero di fare fuoco per bloccare gli aggressori.
Le carte si voltarono verso di lui, assumendo un aspetto ancor più grande e minaccioso; erano state forate, ma non erano cadute! Una seconda scarica di mitra sortì lo stesso effetto, facendole ingrandire ulteriormente. Forse qualcun altro si sarebbe fatto prendere dal panico, ma non 004, che mentre agiva non cessava mai di ragionare. Ebbe un’intuizione e il solito sorriso gli balenò sul volto mentre recitava la sua battuta:
- In fondo, siete solo delle carte! –
Appena ebbe pronunciato questa frase, le carte si rimpicciolirono e, volteggiandogli attorno, andarono a comporsi in un normalissimo mazzo da poker nelle sue mani, svanendo un istante dopo, mentre l’ambiente esterno parve essere risucchiato da un vortice invisibile, venendosi a comprimere su se stesso fino a trasformarsi nelle pareti di una piccola e spoglia stanza grigia. Fu come aver fatto pulizia nella sua mente.
– Bene, adesso vorrei che ti lasciassi guardare in faccia! – disse 004, sfidando apertamente l’Illusionista.
- Ti credi furbo? – La voce del nemico riempì la stanza, senza far comprendere la direzione dalla quale veniva.
- No, non penso di essere furbo – rispose 004 – ma penso che tu sia un vigliacco! –
- Dici? Invece sto ancora combattendo. Sei tu a non essere abbastanza abile da uccidermi! –
- Vediamo! Vieni avanti! –
Per tutta risposta si udì una risatina sorda e beffarda, seguita da poche parole:
- Non avevo ancora usato le mie armi migliori: i tuoi desideri! –
- Io non ho desideri. - 
- Non è vero che non hai desideri: posso leggerli chiaramente in fondo alla tua anima. Sei trasparente come un cristallo! –
- E’ vero. – ammise Albert, rendendosi conto che era meglio giocare allo scoperto - Ho desideri. Semplicemente so che non sono realizzabili e le illusioni non fanno per me! –
- Ne sei certo? Proviamo! -
Albert avvertì un brivido nell’udire quelle parole. Si voltò di scatto, perché aveva sentito una presenza materializzarsi dietro di lui. Ciò che vide era esattamente quello che si aspettava di trovare.
“Bastardo!” mormorò appena tra i denti.
Hilda era in piedi al centro della stanza e gli sorrideva dolce e allegra come nei suoi ricordi più belli.
- Albert! Finalmente siamo di nuovo insieme! – disse, tendendo le braccia verso di lui.
- Non sei reale. – rispose duro, senza scomporsi.
- Può darsi, ma puoi stringermi. Non ti capiterà mai più di poterlo fare! –
Quella consapevolezza gli fece sentire una specie di fitta al petto, eppure…
004 sparò.
La ragazza si accasciò al suolo in una pozza di sangue.
– Se pensi di essere crudele, sappi che posso esserlo più di te. Soprattutto con me stesso! –
Ci fu un lungo silenzio, durante il quale l’immagine macabra del corpo disteso a terra non riusciva a smaterializzarsi, come a volerlo torturare. Se esisteva un inferno, doveva essere esattamente come quella stanza vuota.
Albert fece appello a tutte le sue forze e chiuse gli occhi, cercando di focalizzare la sua mente su qualunque altra cosa. La stanza si mutò per un attimo nel soggiorno della villa sul mare, ma, intuendo quanto potesse essere insidiosa quella location, tentò di “smantellare” la costruzione mentale appena realizzata. Era il suo avversario, adesso, a impedirgli di farlo. L’effetto fu quello di “svuotare” l’immagine familiare, riducendo anche quell’ambiente a un luogo privo di mobilia e altri oggetti.
- 004, sono venuto ad aiutarti! – la voce di Joe, accanto a lui, lo riscosse dalla fatica dei suoi sforzi.
- 009! Non dovresti essere qui! –
- Lo so, ma la barriera intorno al carrozzone era svanita e voi eravate dentro da troppo tempo! –
- No. Tu non saresti mai entrato, se avevamo un piano preciso e senza segni di vero pericolo! – disse guardandolo con sospetto armando la sua mano.
- V…va bene! Va bene! Non sono Joe, sono io! – Joe si ritrasformò in Bretagna a velocità supersonica. Tuttavia 004 non abbassò la guardia.
– Convincente! Ma sicuramente non sai che neppure 007 sarebbe mai venuto meno ai nostri accordi iniziali e, se pure avesse voluto farlo, gli altri lo avrebbero impedito! –
Ci fu come un’impalpabile vibrazione dell’aria. Per un attimo la vista di Albert si fece lievemente sfocata; lui sapeva che l’unica cosa che poteva fare era esser pronto a fare fuoco. Sentì la voce di Geronimo chiamare il suo code – number.
- Ti ho cercato dappertutto!  - disse l’indiano, scuotendolo leggermente – Mi hai scambiato per 009…o per 007? –
- 005? – sussurrò appena, sentendosi sollevato dal fatto che l’amico lo avesse rintracciato.
- Si, sono io. E adesso cerchiamo un modo per risolvere questa faccenda! –
Albert fu scosso dal nuovo, brusco, cambiamento che seguì: da una delle pareti si allargò una crepa che pareva più disegnata che reale; il segno si estese, diventando una vera apertura, come se l’illusione del muro svelasse il colore di un’altra illusione e, solo quando da lì vide uscire Geronimo, mise a fuoco quell’impercettibile sensazione di disagio che aveva avvertito solo una frazione di secondo mentre l’immagine di 007 lasciava il posto a quella di 005.
La figura che aveva scambiato per l’amico gli fu addosso e, certamente, ne sarebbe stato sopraffatto se il vero Geronimo non avesse, con un solo gesto della mano, fatto smaterializzare l’inquietante immagine di se stesso. L’episodio avrebbe dovuto realmente tranquillizzarlo, ma, dopo essersi rimproverato di aver abbassato la guardia, decise di non ricadere nello stesso errore, tenendo quel “nuovo”005 sotto tiro. Geronimo non disse nulla, ma, dopo avergli detto con un cenno “aspetta”, rimase a pochi metri da lui, chiudendo gli occhi e parlando come se lo stesse facendo con se stesso.
- L’ho ritrovato, hai visto? –
- Come fai a esser certo che sia il tuo amico? – la voce dell’Illusionista aveva un lievissimo tono alterato mentre si rivolgeva a Geronimo.
- Lo so e basta. Lo sento. –
- Invece potrebbe essere un’illusione. E ora ti colpirà. –
- Non lo farà, perché è il mio amico. Hai perso. –
- Presuntuoso! Non puoi sconfiggermi! Io sono ovunque, fuori di te e dentro di te! –
- No. Non sei dentro di me. Conosco gli spiriti e so che tu non puoi avere la mia mente. E se sei fuori di me, devi avere per forza un corpo. –
Geronimo parlava continuando a tenere gli occhi chiusi; non poteva vedere che tutto, intorno a loro, aveva preso a vorticare, tramutandosi in una specie di buco nero. La situazione iniziò ad allarmare non poco Albert.
- 005!! Ti pare il momento di meditare?! Staniamo quel bastardo e veniamo in fretta fuori da qui!! –
L’indiano continuava a restare immobile come una statua. L’apocalisse intorno a lui non lo turbava minimamente.
- 005!!! Sembra che questo posto stia per esplodere!! Mi senti?!! – Albert era davvero agitato e non sapeva come spostare da lì l’amico per metterlo in salvo.
D’un tratto, Geronimo sorrise e il suo sguardo aveva un’espressione vittoriosa.
- Ti ho visto! – esclamò sferrando un potente pugno nel pavimento, proprio sotto di lui.
Si udì un urlo lancinante e inumano e l’immagine del vortice si sgretolò come polvere, rivelando le pareti metalliche di una stanza molto più piccola, attraversata di circuiti simili a un sistema venoso. L’intero ambiente aveva acquistato una consistenza reale e adesso lampi e scariche elettriche si portavano da un capo all’altro di quelle pareti.
Dall’alto della collina i cyborg videro il Carrozzone delle meraviglie tremare e riempirsi di bagliori. – Cazzo!! – esclamò Max facendosi cadere lo spinello dalla bocca.
Anche il pugnale che Pamela teneva puntato contro se stessa cadde a terra e la ragazza perse i sensi.
- La barriera si è infranta – disse Ivan - ma potrebbe saltare tutto da un momento all’altro! –
-  Lo so! – gli fece eco 003 – Adesso li vedo! Sembrano intrappolati! -
In quel preciso istante il loro gruppo fu raggiunto da alcune camionette con a bordo un classico commando dei Black Ghost.
- Questi qui non li aspettavamo proprio! – ringhiò 002.
- Già! Se devi arrivare in ritardo, fai meglio a non spostarti affatto! – commentò 007.
L’inconveniente era fastidioso, ma la preoccupazione principale erano i due amici, apparentemente bloccati dentro il carrozzone.
- Mi occupo di 004 e 005 e torno! – disse Joe, sparendo.
009 attraversò con il suo corpo le pareti di quella misteriosa struttura, avvertendo appena le leggere ferite inferte dalle lamiere e dai cavi rotti; afferrò 004 di peso e lo trascinò via, gridando a Geronimo di seguirli nel corridoio che aveva creato con il suo passaggio; appena si furono allontanati, una vampata si levò verso il cielo e “il Carrozzone delle meraviglie” divenne solo cenere e metallo fuso.
– Torniamo dagli altri! – disse Joe senza dar loro il tempo di riprendersi – I Black Ghost ci stanno attaccando! –
In meno di un secondo 009 aveva risalito la collina e raggiunto il resto del gruppo. Si paralizzò guardandosi attorno.
– Ci dispiace – disse Jet, ridacchiando – li abbiamo finiti tutti noi! –
- Non si fa così! – rispose Joe, assecondando l’amico – La prossima volta lasciatemene almeno uno! –
Anche Albert e Geronimo li raggiunsero.
- State bene? – domandò loro 003.
- “Bene” è una parola grossa, dopo aver fatto un giro là dentro! – rispose 004, ancora un poco scosso – E ci sono delle cose che ancora non mi sono chiare: come hai fatto a sconfiggerlo? – chiese a Geronimo.
- Sono abituato a fare il vuoto dentro me stesso per allontanare le mie paure e i miei desideri; “lui” ha subito capito che avrebbe avuto problemi con me, quindi ha tentato di prenderci separatamente e di “distrarci” per colpire appena ci fossimo persi …-
- Ma alla fine, almeno, lo avete visto in faccia? – domandò 007.
Rispose nuovamente Geronimo: 
- Non era possibile vederlo in faccia: il Grande Illusionista e il Carrozzone erano la stessa cosa: bisognava solo trovarne il cuore e colpirlo. –
- Diamine! – esclamò Max – Io non ci sarei mai arrivato! -
- Abbiamo già incontrato in passato un modello simile di cyborg…- ricordò Joe – …anche se la cosa insolita, stavolta, è che il nostro nemico agiva solo su un piano mentale…-
- Si, ma vi assicuro che era davvero molto potente, anche se parecchio dipendeva dalla sua interazione con la vittima che si sceglieva…- ribadì 001 – non riuscivo neppure a liberare dalla sua sfera d’azione le persone da lui soggiogate! –
Mentre parlavano, Punma era un po’ preoccupato per Amy: non era stata soggiogata, ma aveva comunque subito una grossa minaccia e, nonostante ritenesse che a casa di Max non corresse grossi rischi, non si sentiva del tutto tranquillo.
– 007, accompagna Max, così controlli se da Amy è tutto a posto. –
- Veramente la fanciulla sarebbe più felice di vedere te! –
- E’ proprio per questa ragione che devi andarci tu!! E poi io e Joe dobbiamo riportare a casa Pamela! –
- E io che speravo di infilarmi nel letto! – si lamentò Bretagna.
- Rimanderai il tuo incontro col letto di appena un’oretta! – rispose l’amico con un sorriso.
- Mi hai preso per un bradipo? Volando ci metto molto meno! –
- Fammi la cortesia di non usare i tuoi soliti trucchetti davanti alla ragazza, che è già troppo scossa! Vai con Max da “persona normale”!-
- Le persone “normali” non userebbero un ammasso di rottami del ’15 /’18 come mezzo di trasporto! –
- Amico, guarda che questo è un usato-quasi- nuovo di sette anni fa! – sottolineò Max.
- Oh, quand’è così, ritiro quello che ho detto! -
Max non colse l’ironia e fece accomodare Bretagna sulla sua moto, dietro di lui.
– Però mettiti il casco – aggiunse - sennò ci fanno la multa e se cadi ti spacchi la testa! –
Ora che era accaduto che un ex scagnozzo, marginalmente al servizio dei Black Ghost, lo invitasse a indossare il casco in moto, 007 pensò che le aveva viste proprio tutte! Anche se, effettivamente, Max non era mai stato davvero uno scagnozzo; era esattamente come diceva lui: aveva millantato di essere ciò che non era per necessità; sicuramente non sapeva nemmeno usare un’arma; insomma, era né più né meno una specie di attore!
L’ “ usato-quasi-nuovo” sfrecciava per le strade semi deserte della città che ancora non si era ridestata con una rapidità assolutamente non prevedibile, considerando il suo apparente stato di rottame; 007 capì per quale ragione le pizze arrivavano calde e, da persona decisamente non amante della velocità, avrebbe voluto stappare una bottiglia di spumante appena poté mettere di nuovo i piedi per terra! Max si sfilò il casco sbadigliando e salì lentamente le scale mentre con la mano frugava le tasche alla ricerca delle chiavi. Appena aprì la porta, un festante gatto rosso gli venne incontro facendo le fusa.
– Poverino, non hai ancora fatto colazione! Ti servo subito! –
Amy si affacciò sulla porta della stanza, stropicciandosi gli occhi.
- Dormito bene? – chiese Bretagna.
- Professore…cosa succede?-
- Niente, rientriamo da una notte un po’ “movimentata” e volevo solo controllare che stessi bene! –
- Si, tutto a posto…-
Mentre Max appoggiava giacca e casco, il gatto si infilò celere in cucina, pregustando il cibo che avrebbe riempito a breve la sua ciotola, ma qualcosa lo fece fuggire terrorizzato dalla stanza e nascondere sotto la poltrona, soffiando come un pazzo. Bretagna lo guardò, intuendo subito che qualcosa non andava. Sfilò la pistola e la puntò dentro la cucina, dove uno degli ormai noti sicari dei Black Ghost era penetrato attraverso la finestra. Spararono contemporaneamente.
L’intruso cadde a terra, e lo stesso fece Max. 007 si voltò di scatto e vide il ragazzo accasciato sul pavimento ed Amy che lo guardava terrorizzata; corse subito ad aiutarlo, constatando che era ancora cosciente.
– Ok, è tutto sotto controllo! Non abbiate paura! – disse tentando di tranquillizzare i due ragazzi, mentre in realtà pensava “Ci penso io ad averne abbastanza per tutti e tre!” - Max! Su, bello, apri gli occhi! Coraggio!! Dove ti hanno colpito?? –
- A…amico, ma sei cieco? S…si vede subito dove mi hanno colpito! –
007 guardò la parte esterna della gamba che perdeva sangue, ma  trasse un respiro di sollievo vedendo che Max era abbastanza lucido.
- Ehm…scusa. Ti porto immediatamente al Dolphin! –
- Guarda che io non ho parti meccaniche! Puoi pure portarmi all’ospedale, che sta qui a due passi! –
- Hai ragione. Resisti! – Bretagna era completamente nel pallone: quell’incidente non era affatto preventivato e non sapeva se sentirsi più preoccupato per il ragazzo, per Francoise che si sarebbe addolorata per lui o per se stesso, che sarebbe stato ucciso da Francoise non essendo riuscito a impedire quanto accaduto!
Chiamò immediatamente l’ambulanza, che arrivò subito, e avvisò gli altri.
Dopo un po’ erano tutti con lui all’ospedale.
– Ma che diamine è successo?!?- chiese Jet.
- Evidentemente il sicario che è entrato in casa aveva ricevuto l’ordine di dar seguito alla minaccia del Grande Illusionista e di uccidere Amy, che era sfuggita e aveva collaborato con noi…- provò a spiegare 007.
- Un sicario? E come l’ha trovata? – si chiese Jet.
- Forse – disse Joe – anche se non era caduta sotto il potere mentale di quel cyborg, era comunque “rintracciabile” da lui…e magari l’Illusionista aveva fornito la sua ubicazione allo stesso commando che è venuto a darci il “benvenuto” mentre Albert e Geronimo erano dentro…-
- Può essere…- aggiunse Punma, gettando un’occhiata mesta a Francoise che tentava di rincuorare Amy.
- Che hanno detto di Max? – chiese Joe, preoccupato.
- Il proiettile lo ha colpito alla gamba, ma la ferita non dovrebbe essere grave. – spiegò 007.
- Meno male! –
- Poteva andar peggio – aggiunse Bretagna - siamo salvi per merito del gatto! –
- Il gatto?! – fece Jet, senza sapere se stupirsi di più del fatto che un gatto li avesse salvati o del fatto che 007 riconoscesse un qualche merito a un gatto!
- Si, poi ti spiego. –
- E che avete raccontato ai medici? – chiese Jet, con un’espressione molto tesa - Qua verrà coinvolta la polizia e sai che succede se vanno a fare un sopralluogo a casa di Max? –
- Lo so, non temere. - rispose Bretagna – Abbiamo detto che eravamo in strada e siamo rimasti coinvolti nelle “faccende” di due tizi che si inseguivano in moto. Nel quartiere dove abita Max queste cose sono abbastanza comuni…-
- E che rapporto c’è tra voi? – incalzò di nuovo 002. Questa volta la faccia di 007 gli fece capire di non aver compreso assolutamente quella domanda! – Voglio dire…non è che uno come te se la intende con uno come lui, se tu non sei un parente, un assistente sociale o …il suo amante!-
- Ah, ho capito! Facciamo entrambi parte di una compagnia di recitazione! –
A Joe sfuggì una piccola risata.
– In questo modo riesci sempre a mettere a posto tutte le cose…e a giustificare pure la nostra presenza qui! –
- Già! – disse Albert – Francamente, se fossi un poliziotto e vedessi un gruppo così male assortito al capezzale di un tizio al quale hanno sparato, qualche domanda la farei volentieri! –
Intanto Geronimo si avvicinò con 001 ad Amy.
– Ivan vorrebbe essere preso un po’ in braccio da te! – le disse gentilmente, porgendole il bambino.
- Io…si, è così carino, ma, in questo momento, ho paura di farlo cadere…- rispose la ragazza, con gli occhi ancora bagnati dal pianto.
– Non succederà! – disse Francoise, sorridendo al suo amico e al piccolo – Su, coraggio, tienilo un poco vicino a te! - 
Amy si convinse e prese Ivan tra le braccia; improvvisamente, al solo contatto con il bambino, si sentì pervadere da una sensazione di calma e leggerezza, come non le accadeva da tanto; fu come se i ricordi del “Carrozzone delle Meraviglie” e delle minacce subite si fossero sbiaditi, svuotati d’importanza; fu quasi come se…avesse sognato.
Finalmente il medico uscì dalla stanza; non si dilungò nelle informazioni, ma confermò che la ferita non era grave, anche se il ragazzo avrebbe avuto la gamba fuori uso per almeno un paio di settimane e sarebbe dovuto stare a riposo. Considerando l’ora e la situazione, i suoi amici avrebbero fatto meglio a fagli visita l’indomani. Quella lunga, lunghissima notte si era finalmente conclusa.

Il giorno dopo il gruppo si recò quasi al completo all’ospedale; “quasi al completo” perché Chang era rimasto a casa con Geronimo e Ivan, che, a quanto pare, avevano consumato un bel po’ di energie in quella storia e avevano molto più bisogno di riposare.  Quando entrarono nella stanza di Max lo trovarono abbastanza su di morale; la prima cosa che fece il ragazzo fu gettare le braccia intorno al collo di Bretagna, che si sentì completamente travolto da quell’eccessiva manifestazione d’affetto!
- Amico, mi hai salvato! –
- Figurati! Tu sei per me quel figlio che non ho mai avuto e che, fortunatamente, non avrò mai!-
- Grazie! Nessuno mi aveva mai detto cose così belle! –
- Ci avrei scommesso, che non capiva la battuta! – farfugliò tra sé e sé.
- Sei stato fortunato! – disse Joe.
- Si, molto, anche se così non potrò lavorare per un bel po’….Che guaio! Me lo aveva detto, l’oroscopo: salute sotto terra!! –
- Non prendertela, per fortuna eri assicurato! – disse Albert.
- Non mi riferisco alla pizzeria: in queste condizioni non potrò scopare la signora Barry! Avevo appuntamento domani sera! –
Pumna si coprì gli occhi con la mano, esasperato.
– Ehm – fece Francoise imbarazzata, ma intenzionata a tutti i costi a consolare l’amico – se gli stai a cuore ti aspetterà! –
- Non gli stava a cuore, gli stava a un'altra parte del corpo! – disse Bretagna, ricevendo uno schiaffo dietro la pelata da Albert, che non ebbe l’effetto di farlo tacere – Vabbè, dico, l’appuntamento si può rimandare, se la signora non è troppo anziana! Quanti anni ha? –
- Sarà più o meno una tua coetanea…una sessantina, credo! –
- Ehi!!! Come ti permetti?!? Io non ho sessant’anni, sono molto più giovane!!! –
- Nooo, non ci credo!! Amico, non è che ti andrebbe di sostituirmi? –
- Tu sei…sei…completamente andato!!! Come ti viene in mente di trovare un supplente per fare una marchetta???? E di chiederlo a me, poi???-
- Ma come – rise Jet – non ti va di “portare la gioia nella terza età”?-
- Mi ispiravi fiducia – rispose Max candidamente - anche se alla signora Barry piacciono giovani! - - Ancora?!?? Questo qui lo ammazzo! – esclamò Bretagna, di nuovo punto sul vivo!
- Bè, se cerchi un “supplente” – fece Jet tra le risate, indicando Pumna – qui ce n’è uno che lo sa fare seriamente! –
- Ora ti ci metti pure tu? – rispose Punma -Va bene tutto il caos che gli abbiamo portato, ma non dobbiamo mica risolvergli i “problemi lavorativi”!! –
In quel momento la porta fu varcata da una figura statuaria e gigantesca…vestita da suora!
– Devo chiedervi cortesemente di andarvene: state turbando la tranquillità di questo luogo e non permetto a nessuno di farlo! –
Tutto il gruppetto si fece piccolo piccolo e, raccolte le giacche, si allontanarono verso l’uscita, salutando Max.
– Ma è Geronimo travestito? – disse G.B. attirandosi un’occhiataccia della suora e beccandosi l’ennesimo colpo in testa da Albert!
Max non poteva essere autonomo per un po’ e il minimo che potessero fare per lui una volta dimesso era ospitarlo presso il loro appartamento per assisterlo in quella breve convalescenza. Contrariamente a quanto poteva succedere ad altre persone, Max non era per niente turbato dall’idea di rimanere fermo per un po’: aveva preso la cosa come una specie di vacanza in compagnia di amici e aveva già posizionato in un angolo una pila di libri che intendeva leggere. C’erano, tuttavia, alcune “preoccupazioni” che affliggevano il ragazzo:  
- Non so come fare con le piante e il gatto: bisognerà dargli da mangiare e annaffiare…voglio dire, annaffiare le piante, non il gatto!-
- Si, c’eravamo arrivati! – rispose Bretagna.
- Il gatto si chiama Juan e le piante Maria, Giovanna, Mary, Ana, Marisa e Mariella! –
- Bisogna pure chiamarle per nome? –
- Bè, trattandole con amore e familiarità crescono più belle! -
- Non preoccuparti, ci penseranno Joe e Albert! – disse Punma.
- EH?! – fecero in coro i due interessati.
- Si, siete gli unici che non hanno niente da fare! –
- Anche Geronimo e Jet, se è per questo! – rispose Albert, per niente entusiasmato dall’idea di dover annaffiare una coltivazione di marijuana!
- Geronimo dà troppo nell’occhio e Jet…bè, credo che Max voglia trovare le sue piante intatte e che noi non vogliamo un amico più sballato di ciò che è al naturale! –
- Grazie per la fiducia, eh! – rispose Jet, leggermente piccato.
– E va bene – sospirò Joe – ce ne occuperemo noi! Ma sappi che non chiacchieriamo molto, quindi non aspettarti che facciamo conversazione con “Maria” e le sue amiche!–
- Al gatto ci penso io! – puntualizzò Albert, mentre Joe, con un’espressione triste e incredula dipinta sul volto,  pensava:
“Neppure quand’ero un teppista avrei mai immaginato di contribuire a coltivare una piantagione di marijuana!!”.
Assistere Max non era l’unica cosa che restava da fare: c’era anche “Sogno di una notte di mezza estate” da portare a termine e Punma avrebbe dovuto “congedarsi” dal suo ruolo di professore. Se da una parte Punma non vedesse l’ora di riprendere le sue solite attività, dall’altro sentiva che quel posto e quei ragazzi gli sarebbero mancati non poco, adesso che aveva ottenuto ciò che voleva fin dall’inizio: il loro rispetto e la loro fiducia.
Le prove dello spettacolo andavano avanti a pieno regime e anche Francoise si era ritrovata catapultata nella frenesia generale, passando da supervisore al trucco e ai costumi a “integratrice” delle coreografie, delle quali si stavano occupando una coppia di ragazzi che studiavano danza moderna; all’inizio l’avevano snobbata, immaginando le sue “competenze” nel ballo relegate esclusivamente al mondo della danza classica, ma presto si erano dovuti avvedere del contrario e avevano iniziato a farsi addirittura suggerire dei passi. Joe non l’aveva ancora vista alle prese con quella nuova attività fino al penultimo giorno prima dello spettacolo, quando era andato a prenderla a scuola convinto che avesse terminato il lavoro e il bidello gli aveva detto che stava ancora in palestra; entrò dall’ingresso che dava sopra il piccolo anfiteatro che girava intorno al campo di basket e vide Punma e Bretagna che osservavano dall’alto qualcosa standosene appoggiati alle transenne con l’espressione palesemente divertita; quando si accorsero di lui, 007 gli appoggiò ridendo un libro davanti alla faccia.
– Forse è meglio che tu non guardi! –
- Hey! Perché?? – protestò.
- Vuoi scoprire un nuovo lato della tua metà? –
Joe spostò il libro e vide una Francoise scatenatissima che ballava davanti al gruppo che ne seguiva i movimenti, indossando un paio di larghissimi pantaloni a vita bassa color verde militare e un’attillata canotta color sabbia.
– Ma…credevo facesse qualcosa di…classico! –
- Infatti! – rispose Bretagna – Classico hip hop! –
- Se non la vedessi non ci crederei! – esclamò stupito.
- Nemmeno noi! – disse Punma, con il sorriso stampato in faccia!
- Pensa che pur di guardarla ascolterei questa musica per ore! – aggiunse 007, guadagnandosi un’occhiataccia da Joe.
La musica terminò e Francoise salutò i ragazzi; prese le sue cose e raggiunse gli amici su per scale.
- Joe, sei già qui? – disse con il suo solito sorriso radioso.
- Si…non volevo disturbarti o metterti fretta…- rispose lui, ancora un poco meravigliato. Joe aveva l’aria vagamente spaesata e imbarazzata di un bambino che aveva sbagliato aula a scuola! Francoise adorava quell’espressione sul suo viso: le faceva una tenerezza incredibile il fatto che una persona così forte e attraente potesse sentirsi a disagio quando entrava in un ambiente diverso dal suo; l’esatto opposto di Jet e Bretagna, che nelle situazioni di imbarazzo ci sguazzavano come anatre nello stagno! Il ragazzo non poté fare a meno di guardarla dalla testa ai piedi: non era decisamente abituato a vederla così!
- Cosa c’è? – chiese lei.
- Nulla. Sono solo sorpreso…piacevolmente sorpreso! – disse Joe, sorridendole.
- Meno male! – sorrise Francoise, mentre copriva le spalle con una felpa.
- …Solo che così manderai in tilt quei poveri ragazzini! – aggiunse Joe.
- Per loro sono troppo vecchia! E poi non mi pare che siano andati così fuori di testa come dici tu! –
- Cherì – aggiunse Bretagna – non è la loro testa che devi guardare! –
- A che alludi? – disse Joe vagamente cupo, dimostrando di aver capito la battutaccia.
- …anche se – continuò l’amico, imperterrito – effettivamente, guardarli “altrove” sarebbe come guardarli in testa, dal momento che, nei maschietti, è lì che risiede il cervello! –
- La battuta era già pessima prima che tu la peggiorassi! – disse Francoise, facendo ridere Punma. Poi si rivolse di nuovo a Joe.
- Dal momento che sei qui vengo via direttamente senza cambiarmi!-
- Ma no, fai pure con calma…-
- Stà tranquillo! Visto che sei venuto a prendermi, non voglio farti aspettare! –
- E a noi non ci prendi? – fece Bretagna.
- Già! – gli resse il gioco Punma – Anche noi avremmo finito, per oggi! –
- Potete benissimo prendervi a vicenda e portarvi a casa da soli! – rispose Francoise facendo loro una linguaccia e trascinando via Joe.

Quella stessa mattina Punma aveva annunciato alla classe che dopo lo spettacolo sarebbe finito il suo periodo di supplenza e sarebbe tornato il professor Allister. La notizia non fu accolta troppo bene dai più, ma, dopotutto, tutti erano coscienti che lui non sarebbe rimasto lì per sempre. Nel pomeriggio qualcuno bussò alla porta.
Amy si era fatta coraggio e si era presentata al residence; in verità voleva farlo da parecchio tempo, ma non riusciva a vincere l’imbarazzo; la notizia appresa quella mattina era servita a darle la spinta che le occorreva, anche se non sapeva bene come si sarebbe dovuta comportare…non sapeva neppure come avrebbe dovuto impostare il discorso…sapeva solo che doveva parlargli. Intanto, aveva modificato il suo abbigliamento e i larghi maglioni erano stati sostituiti da jeans e magliette attillate, che conferivano slancio ed eleganza al suo fisico minuto ma tonico.
- Stai bene, vestita così.- le sorrise Punma dopo averle aperto. – Come mai sei qui? –
- Professore, vorrei parlarle…possiamo scendere in strada, per favore? – arrossì nel fare quella richiesta. Il ragazzo annuì e la seguì.
- Ecco…io…- esordì timidamente la ragazza – in realtà non so come cominciare…Volevo ringraziarla per avermi impedito di restare in quel posto…nel “Carrozzone”, e poi…ecco, lei ha visto quello che accadeva lì dentro ed io…mi vergogno tanto, però…- in realtà il discorso non era per niente chiaro ed Amy non riusciva ad arrivare al vero motivo per cui era lì.
– Non devi vergognarti – la interruppe Punma - quel posto esercitava davvero un potere enorme sulle persone che vi entravano; quello che hai fatto non dipendeva da te. – disse quest’ultima frase sapendo parzialmente di mentire e, infatti, la ragazzina glielo fece notare.
– A essere sincera…io desideravo davvero che ciò che lei ha visto…avvenisse…- chinò il volto, arrossendo completamente, incredula di ciò che aveva appena confessato. Punma non fu troppo stupito da quella confessione, se non dall’audacia dimostrata nel farla; lui, nonostante l’età, era un uomo e, nel risponderle, fu fermo e comprensivo al tempo stesso.
– Amy…fare queste cose non è strano o complicato…anch’io potrei desiderarti, ma credo che questo non sarebbe leale. –
- Che significa? –domandò lei, senza capire se quella frase fosse un bene o un male.
– Significa che non è giusto appagare un desiderio fisico con una persona che in realtà desidera molto più di questo…Voglio dire: so che tu provi qualcosa di sincero nei miei riguardi, ma io non posso ricambiare i tuoi sentimenti…- sapeva di essere quasi spietato, ma gli parve più importante non mentire.
- Perché non può farlo? – domandò con la voce lievemente rotta dal pianto.
- Perché l’amore non funziona come un interruttore che si accende e si spegne a proprio piacimento… e, se io venissi a letto con te, dopo mi odieresti…-
- E’ perché non sono abbastanza bella, vero? -
- Sei bella, lo sei davvero, e tanto anche. E dovresti aspirare a farti amare da qualcuno che ti ama allo stesso modo. –
La ragazza scosse la testa: le sembrava di ascoltare delle scuse.
– Perché non mi dice che non le piaccio? Non sono mai piaciuta a nessuno, è come se non esistessi…-
Questa volta Punma dovette essere davvero convincente e le pose le mani sulle spalle, sollevandole con delicatezza il viso per costringerla a guardarlo negli occhi. – Amy, tu mi piaci veramente. Quando ti ho vista dentro il Carrozzone mi sono sentito attratto da te come non mi accadeva da tempo con una donna… Ma l’amore è più complicato della semplice attrazione. L’amore è un’altra cosa…-

- Si capiva proprio che quella ragazzina era cotta persa per il vostro amico! - commentò Max, guardando attraverso i vetri della finestra Amy che si allontanava con un’espressione triste sul viso - Era carina, poteva farci un pensiero! –.
- Ma che dici? – lo rimproverò Chang – E’ il suo professore, si sarebbe solo cacciato nei guai! –
- Ma tra qualche giorno non sarà più il suo professore! –
- Si, ma tra qualche giorno lei sarà ancora minorenne! –
- Oh, già…dimenticavo…il solito inconveniente! – sospirò Max – Per questo le preferisco maggiorenni! –
- Max, le tue sono più che maggiorenni! – gli fece notare 007.
- Sarà un caso, ma ogni volta che ti incontriamo abbiamo a che fare con delle minorenni con problemi! – osservò Chang in maniera inaspettata prima di scomparire nella cucina, indaffarato come sempre.  Bretagna sobbalzò, colto sul vivo; a lui non sarebbe mai venuto in mente un parallelismo tra la situazione attuale e l’esperienza che aveva vissuto quando incontrarono Max la prima volta e il riferimento di Chang era più che palese. In modo altrettanto inaspettato, Max colse il nesso e capì subito a chi si riferiva 006.
- Tu Evelyn l’hai più sentita? – domandò a Bretagna, andando a toccare proprio l’argomento che lui non avrebbe voluto.
– No. E tu? –
- A dire il vero…ci siamo visti una volta. –
007 non riuscì a nascondere la sorpresa e la curiosità.
- E…come sta? –
- Bene! Si è fatta ancora più bella. Si vede che ora è tranquilla…-
- Sono contento. – disse con un sorriso malinconico - Cosa fa adesso? –
- Studia e sta con un tale che studia biologia…o era chimica? Comunque un tipo in gamba...-
- Da cosa l’hai capito? –
- Bè, lei mi ha detto che gli ha raccontato tutto del suo passato e che lui l’ama lo stesso, quindi deve essere in gamba, anche se è un po’ magrolino e nasone. Mi sa che le piacciono i brutti!-
A 007 sfuggì una risatina. Max continuò imperterrito.
- …sarà che è pure un ariete! Ti dispiace? –
- Che sia un ariete? –
- No, che lei sta con un altro. Si vedeva, sai, che stavi per rimanerci sotto…- Bretagna spalancò gli occhi.
“Se n’era accorto, non ci posso credere! Comincio a pensare che sono io quello che sottovaluta gli altri!”
- Figurati! E’ così che doveva andare…è giusto così. Tra me e lei non poteva esserci storia…-
- Se ti piaceva non preoccuparti di ammetterlo! Non c’è niente di male!-
- Va bene, non ti nascondo che ci ho pensato, alle volte…forse…avrei anche potuto innamorarmene…ma questo sarebbe stato un bene per nessuno e, comunque, non cambia le cose. - Non pensava che avrebbe potuto confessare certe cose proprio a Max: non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno dei suoi amici, in tutto quel tempo, neanche con Francoise che sapeva ciò che era accaduto.
- Capisco…anche a me piaceva un bel po’! -
- Ma tu non dicevi che le ragazze sono…com’era? Si, “ imprevedibili e misteriose” e che ti mettevano a disagio? –
- Si, ma con lei mi sono sempre trovato bene. In realtà aveva il cervello di una donna! -
- E’ vero…ma tra noi non sarebbe andata bene lo stesso: insieme avremmo fatto un effetto grottesco! –
- Ma no, eravate così carini insieme! – 007 trovava assurdo che Max pensasse per davvero quello che stava asserendo, ma da lui c’era da aspettarsi questo e altro!
- Si, carini se ci scambiavano per padre e figlia, meno carini se ci pensavano come fidanzati! Senti, nonostante io sia immaturo e impulsivo, non lo sono al punto tale da pensare che le mie azioni siano prive di conseguenze! –
- No, no amico! Assolutamente no! Non bisogna mai e poi mai pensare alle conseguenze!! Pensa che se io mi preoccupassi delle conseguenze, non potrei più coltivare marijuana! –
- Ecco, questa non sarebbe del tutto una cattiva idea! –
Ora era ben chiaro il fulcro della filosofia di vita di Max: mai preoccuparsi delle conseguenze! Bretagna sospirò.
- Max, tu fai sempre tutto facile! Mi sa che un poco ti invidio! –
- Allora fai anche tu come me! –
- No, grazie: combino già abbastanza guai rimanendo così come sono! –
- Però…è un peccato che tu abbia rinunciato a Evelyn…-
- Ammesso che avessi fatto la follia sconsiderata di stare con lei, dimentichi che certamente ci saremmo in ogni caso separati: a diciassette anni si cambia in fretta, cambiano i gusti, i desideri, le aspettative…-
- Ma no! Io non sono per niente cambiato! E a diciassette anni desideravo esattamente tutto quello che ho adesso! –
- Ah! – esclamò semplicemente, mentre pensava: “Caspita! Già a diciassette anni sognava un appartamento dove coltivare droga! Incredibile! Questa si chiama immaturità o coerenza?”
- …In ogni caso, l’importante è che lei sia felice… – concluse 007, tradendo nuovamente un filo di malinconia; si riebbe subito e riprese la sua solita aria, cercando di cambiare discorso – Bevi qualcosa? So che non ami gli alcolici, così ti ho preparato uno scotch senza scotch! –
- Cos’è? –
- Succo di arancia! –
- Ma grazie! Tu pensa che anche io ti avevo preparato uno spinello senza marijuana!-
- E che ci hai messo? –
- Thè! Ti piace tanto! -

L’ultimo giorno di convalescenza Max se ne stava con una t-scrith bianca addosso a preparare del colore dentro piccoli piatti di plastica.
– Che fai? Dipingi? – gli domandò Francoise.
- No, volevo un ricordo di questa avventura: non è che immergereste le mani nella pittura e mi timbrereste la maglietta? –
Lo guardarono basiti; Francoise rise e anche Joe, mentre Albert bofonchiava: “che razza di idea!”. Francoise fu la prima a immergere la mano nel colore azzurro e a stampargliela proprio al centro del petto; fu seguita a razzo da Bretagna, che, dopo aver immerso entrambe le mani nell’arancione, rideva tra sé e sé.
– Ho sempre desiderato fare questa cosa, ma visto che non troverò mai una donna disponibile, lo faccio su di te per consolazione! – detto questo gli palpò entrambe i pettorali da dietro con la tinta!
Max rise, mentre Chang scosse il capo.
– Sei proprio imbarazzante, lo sai? -
Punma intinse una mano nel nero.
– Così ti ricordi che è la mia! –
Chang passò anche lui all’azione.
– Te le faccio rosse, così distingui anche le mie! –
- Rosse? Perché rosse? Non dovrebbero essere gialle? –
- Perché il rosso è la bandiera della Cina! –
- La bandiera della Cina! Allora a Joe gli facciamo usare il bianco con una palla rossa al centro! –obiettò 007 - Vabbè, tanto le tue mani si distinguono per la forma tozza! –
- Tozza a chi??- protestò l’amico, accompagnando le parole con una potente manata di colore sulla testa del provocatore.
Tutti procedettero  all’operazione e la maglietta era diventata davvero bella a vedersi.
– Manca Albert! – notò Joe.
- Si, dai! Quella meccanica!!- esclamò Max.
- Non dite idiozie!! – protestò 004, ma non poté opporsi, perché Jet e Bretagna lo bloccarono con la forza, aiutati da Geronimo, e gli immersero la mano artificiale nel blu scuro, stampandola sulla spalla di Max!
– Meravigliosa!! Grazie, amici!! – disse Max contemplando l’opera commosso.
- Grazie un corno!! – protestò 004 mentre rimuoveva la tinta - Voi due…siete proprio dei bambini!! Però, anche tu, Geronimo!!Spero che questa robaccia non mi danneggi le armi!! –
Le rimostranze di Albert, anziché turbare il clima, avevano scatenato ancora di più le risate generali, al che perfino lui, alla fine, si rassegnò e si fece sfuggire un sorriso, continuando a scuotere il capo in segno di biasimo!

E venne finalmente il momento del debutto. Nonostante non fosse la prima di una grossa compagnia nel più importante dei teatri, per tutti era un po’ come se fosse stata tale.
C’era stata un’inaspettata mobilitazione generale: tra chi aveva progettato e chi aveva dipinto la scenografia, chi si sarebbe occupato della musica e chi dei costumi, ognuno, oltre agli attori, aveva avuto un ruolo. E, nonostante tutto fosse stato realizzato all’insegna del risparmio e del recupero di vecchi materiali, l’effetto finale era piuttosto interessante. Era anche stato fatto un faticoso riadattamento del testo agli attori e le fate ballavano l’hip hop, ma, ad Albert che prendeva in giro Bretagna dicendogli che aveva osato toccare l’opera di Shakespeare in quel modo, l’amico rispondeva che uno spirito “alternativo” come il bardo avrebbe certamente gradito! Gli abiti erano stati suggeriti da Francoise e utilizzavano dei rettangoli di tessuto, che, drappeggiati sulla figura e sostenuti con cinture e spille davano un effetto simile a quello di veri abiti da sera! La ragazza era riuscita anche ad accontentare Bretagna: Lexy nei panni di Titania era davvero molto bella; il suo costume era blu notte, stretto da una sottile cintura argentata legata appena sotto il seno prosperoso; il petto e una spalla restavano scoperti, ma non in maniera eccessiva o volgare e tra i lunghi capelli scuri brillavano piccoli punti luminosi, mentre il trucco le conferiva un aspetto altero e misterioso. Nessuno l’aveva mai vista in quel modo e perfino i suoi compagni ne rimasero colpiti; il povero Thomas/Oberon comprese subito fin da dietro le quinte che sarebbe stata un’impresa non guardarle le forme mentre recitava!
In mezzo al pubblico c’era anche James, che, nonostante fosse uscito da diversi giorni dall’ospedale, non aveva ancora trovato il coraggio di farsi rivedere a scuola. Dopo la distruzione del Carrozzone delle Meraviglie era crollata anche la dipendenza da quell’essere inquietante e 001 si era subito dato da fare per introdursi nelle menti dei ragazzi che erano stati soggiogati e riportare in esse un minimo di serenità, anche se ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per ripristinare un autentico equilibrio.
La presenza di James fu subito notata dai suoi amici, che iniziarono a vociare tra loro e la riferirono a Bretagna, impegnatissimo dietro alle quinte; saputo che il ragazzo era lì, interruppe un attimo il lavoro e scese in platea, dove la gente stava ancora chiacchierando e prendendo posto.
- Sono contento di vederti qui stasera! – gli disse dandogli una piccola pacca sulla spalla.
- Si, non me la sentivo di perdermi lo spettacolo…-
- A dire il vero speravamo di vederti anche prima. Come va? –
- Molto meglio. Mi serviva del tempo per… riordinare le idee e affrontare le persone che ho traumatizzato col mio gesto estremo! - rispose con un sorriso vagamente ironico.
- Oh, sono certo che non sarà un problema. Mi sa che l’unico a essersi traumatizzato sono stato io! –
- Allora, professore, ha superato il trauma? – disse ridendo.
- Uhm…penso di si! Comunque sono venuto a salutarti adesso perché dopo mi sa che ci sarà un bel po’ di caos e domani parto. Volevo darti questo…- disse Bretagna allungandogli un piccolo biglietto piegato in due.
- Cos’è? – domandò il ragazzo aprendolo e vedendo che v’erano giusto quattro righi di scrittura.
- E’ una citazione abbastanza nota di un regista italiano, Pier Paolo Pasolini…a dire il vero il contesto dal quale è estrapolata è un po’ più ampio e complesso della frase in quanto tale, ma penso che si possa leggere anche solo così com’è…- 
James lesse in silenzio.
"Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro. […] I «destinati a essere morti» non hanno certo gioventù splendenti: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece."
- Grazie, professore! – disse alzando gli occhi. Era quasi commosso, ma non voleva darlo a vedere.
- Prego! La letteratura serve a farci star meglio, no? – disse salutandolo con un sorriso mentre si riavviava verso le quinte.
Dopo qualche minuto si spensero le luci in sala e Bretagna salì sul palco per fare una breve introduzione. Solo dopo si rese conto di quanto questa calzasse alla perfezione a tutto quello che avevano vissuto nella loro ultima avventura.
- In questa commedia ci sono i desideri, le passioni mal orientate, la ricerca di una scorciatoia per realizzare i sogni…e anche le fate si renderanno conto di quanto le scorciatoie possano essere deleterie quando in ballo c’è l’animo umano! Benvenuti a “sogno di una notte di mezza estate”! -

Andò tutto molto bene: nessuno si aspettava realmente una tale pioggia di applausi!
Dopo lo spettacolo i ragazzi erano euforici a tal punto da aver quasi scordato la delusione provata nel sapere che i loro nuovi insegnanti li avrebbero lasciati. Quando Bretagna raggiunse gli amici, Punma fu il primo a fargli i complimenti.
- Non riesco quasi a crederci: hai fatto un lavoro pazzesco! –
- Grazie. Continuo a non capire per quale ragione non vi ispiro la minima fiducia!-
- Vuoi che ti faccia l’elenco completo di tutte le ragioni? – sorrise ironico l’amico.
- No, grazie, preferisco evitarlo! -
Jet lo guardava con l’aria divertita.
– Però! Non l’avrei mai detto: credevo che ti avrebbero mangiato a colazione, invece ti adorano! –
- Ho fatto pratica con te: anche tu mi adori! – rispose Seven strizzandogli l’occhio.
– A dirla tutta, certe volte ti detesto!! –
- E’ solo l’altra faccia dell’amore!! – fece l’amico, appoggiandosi con la testa sul suo petto.
– AAARGH!!! PIANTALA!! Lo sai benissimo che mi fai impressione quando fai così!!! – strillò il ragazzo tra le risate generali.
La serata si era conclusa nel migliore dei modi e tutti si trattennero un altro po’ nel giardino della scuola a chiacchierare e assistere ai festeggiamenti improvvisati a base di musica e birra.
Sul tardi, quando sapeva che anche Punma era rientrato, Jeremy si presentò al residence per salutare come si deve il suo amico e ringraziarlo di tutto.
- Si trattiene con noi? – domandò Chang – Abbiamo già cenato, ma non ci metto niente a grigliare una bistecca! –
- Grazie mille, sono vegano. E poi ho già cenato anch’io.  -
- Oh. ..vegano…Mi dispiace! –
Jeremy guardò il cinese con la faccia di quello che non sa se l’interlocutore stia parlando seriamente o si stia divertendo a prenderlo in giro!
- Non ci faccia caso – disse Bretagna – per Chang ogni persona che abbia dei limiti personali che gli impediscano di cibarsi di qualunque cosa esista sul pianeta, inclusi i trucioli e la cacca di pecora, deve avere per forza una malattia! -
Il professore si trattenne circa una mezz'’ora e poi se ne andò salutando Punma con un calore che non gli si sarebbe mai attribuito, osservando i suoi modi di fare generalmente sobri e distaccati.
- Non è affatto una persona fredda, dovreste averlo capito fin da subito! – fece notare 008 a Jet che aveva commentato la cosa con gli amici.
- Infatti ha molta empatia con le persone quando ci si relaziona direttamente – notò Francoise – e aveva subito capito che te la saresti cavata bene! –
- Diciamo che non ho fatto del tutto pena! – rise 008.
- Davvero, Punma…sei davvero bravo come insegnante.- disse Joe - Forse, se a suo tempo avessi incontrato uno come te, avrei avuto un percorso di vita diverso! –
- Che dici, Joe! Comunque ti ringrazio, anche se preferisco imparare anziché insegnare! –

La mattina seguente arrivarono anche gli addii con Max. Francoise lo abbracciò con un affetto che quasi lo commosse.
- Poi vi vengo a trovare! – disse il ragazzo con convinzione.
- Basta che quando sei in viaggio non racconti a tutti che stai facendo visita ai tuoi amici cyborg nella loro base segreta! – disse Joe.
- No? Che male c’è? –
- Max…E’ segreta! –
- E’ facile – disse Jet guardandolo in faccia -Tu basta che non pronunci mai queste tre parole e i loro sinonimi: “base”, “segreta” e “cyborg”! –
- Ok, come giocare a tabù! –
- Si, bravo! –
Max si mise concentrato a fare dei calcoli.
– Che fai? – domandò Bretagna.
- Sto calcolando in costo del biglietto aereo in mesi di lavoro in pizzeria…- rispose continuando a fissare la sua immaginaria lavagna con i numeri e a riportare cifre sul mento con le dita - …oppure in scopate con la signora Andrew! Con quelle faccio prima! -
- Senza speranza! – sospirò Albert.
- Mi mancherà, Max. – disse Francoise quando furono sul Dolphin.
- A me quello che non mancherà sicuramente sono i discorsi deliranti che faceva con Bretagna! – disse Punma.
-Che dite!- si intromise 007 -  Ammettetelo, vi divertivate un mondo! Con quel ragazzo eravamo un duo comico perfetto!! –
- Si, lo ammettiamo: con la tua zucca pelata e il rasta nei paraggi è stato un vero spasso!-
- Chang: l’unica persona che fa sembrare gli insulti complimenti!
-E’ perché Chang è gentile di natura! – rise Francoise.
- Chang: l’unica persona che si prende i complimenti quando insulta qualcuno! – osservò G.B.
- Più che altro abbiamo capito che esiste qualcuno peggiore di te!- puntualizzò Jet.
- Però vi dirò che tutte le sue conoscenze  sull’oroscopo erano interessanti!- rifletté Chang.
- Non ti metterai anche tu a farcelo, spero! – fece Jet.
- No. Ma se volete vi faccio quello cinese! -
La risposta fu un unico coro: - NOOOO!!! -

- Non ti sei ancora seccato di restartene spaparanzato a far nulla? –
Bretagna se ne stava sdraiato sul divano a fissare il soffitto dopo essersi bevuto una deliziosa tazza di the, indeciso se leggere o dormicchiare; viste le premesse dell’ultima missione, Jet non poteva soffrire l’amico così rilassato, tanto più che voleva il divano per sè!
- Ricordati che l’ozio è il padre dei vizi! – sentenziò Chang mentre riassettava dei libri sparsi sul tavolo.
- E lo zio il padre dei cugini! Tu, invece, ricordati che l’accidia è sempre il mio peccato preferito! – rispose Bretagna senza scomporsi di un millimetro.
- Nooo, sono meglio gli altri vizi, tranne l’avarizia! – rise Jet
- Perché, essere superbi è una cosa bella? – intervenne Chang
- Ad ogni modo l’accidia è incompatibile con l’ira e la lussuria, quindi preferisco prenderne le distanze! – disse Jet divertito.
– Dipende – riprese Bretagna – potresti anche alternarla ad altri vizi! –
- Che razza di discorsi fate?! Sembrano quelli che facevate con Max! – esclamò Chang indignato – un uomo dovrebbe cercare di essere virtuoso! – i due amici sbuffarono all’unisono. Albert alzò seccato gli occhi dal giornale.
- Se intendete trasformare questa stanza nella scuola di Atene, vi informo che tra un paio di minuti vi caccio tutti a pedate, visto che non intendo cercare un altro posto per leggere! –
- Giusto! – rispose 007 sprofondando ancora di più nel divano che riteneva la sua conquista del giorno – Jet, mi lasceresti peccare in pace? –
- Io si, ma forse qualcun altro no! – sghignazzò guardando il gatto saltare sul tavolino e scavalcare timidamente il vuoto che lo separava dal bracciolo del divano, vicino ai piedi di Bretagna.
Il micio si fece avanti languido, strusciandosi contro di lui e miagolando suadente. Bretagna lo guardò interdetto. Jet sperava che il tenero felino riuscisse a rimuovere l’amico dal divano ma, quando Bretagna iniziò a parlare col gatto, si rese conto di aver sbagliato i suoi calcoli.
– Bè, o hai migliorato la tecnica attoriale, oppure sei sincero!- disse 007, ritenendo di dover sotterrare l’ascia di guerra -  Com’è che volevi le carezze? Ah, si, ti piace se seguo la direzione del pelo! -

 

© 19/06/ 2016

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